Tutti ci chiediamo quale sarà il futuro del fundraising.
Come tutti, siamo ossessionati dal rimanere indietro.
La domanda fatidica è: come cambierà la raccolta fondi nei prossimi dieci anni? E giù di supposizioni: sui millenials, sui social, sulla tecnologia mobile…
È vero: essere un passo avanti agli altri, conoscere le cose prima che avvengano, ci dà un bel vantaggio. Anzi: ci DAREBBE un bel vantaggio! Se potessimo farlo!
E mentre cerchiamo ossessivamente di star dietro a tutte le novità, a tutti i cambiamenti, e cerchiamo di immaginare quale sarà il next big thing, perdiamo di vista una cosa molto importante. Probabilmente la più importante.
Che è cosa NON cambierà nei prossimi dieci anni.
Perché è su quello che possiamo costruire le nostre strategie. Predire il futuro è divertente: ma si tratta di opinioni. Speculazioni. SCOMMESSE. Niente di solido. Basereste mai le vostre strategie su una scommessa?
Tomasi di Lampedusa, nel Gattopardo, scriveva: «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».
Adattandolo al fundraising: «più le cose cambiano, più rimangono le stesse».
Sì, perché a volte ci concentriamo così tanto sull’ultimo strumento, sull’ultima strategia, sull’ultima «cosa» che perdiamo di vista due certezze fondamentali per fare raccolta fondi. Che non cambieranno MAI. E sono:
1. Bisogna conoscere i propri DONATORI. Cosa li spinge a donare? Cosa li blocca? Quali sono i loro interessi? Cosa possono vedere in noi che meriti il loro tempo e i loro sforzi? Perché è la nostra volontà e abilità di conoscere le risposte a queste domande che farà ancora la differenza tra dieci anni.
2. Bisogna dimostrare ai nostri donatori che a loro CI TENIAMO. Una cosa che costa pochissimo sia in termini di spese che di tempo: un caffè, una lettera di ringraziamento, un’email. I donatori vorranno SEMPRE vedere riconosciuta la loro importanza, e vorranno SEMPRE conoscere la differenza che i loro sforzi producono. Come investiamo la loro donazione, e quale impatto sociale essa ha. Questo non cambia. E per questo non serve conoscere le novità sull’algoritmo di Facebook.
Non possiamo sapere se tra dieci anni Facebook sarà ancora di moda, quale altra diavoleria si inventerà la Apple o se il crowdfunding sarà ancora valido. Possiamo tirare a indovinare: magari ci prendiamo. Magari no. Ma quello che possiamo sapere è che ci saranno ancora persone che doneranno anche solo 5 euro per una causa a cui tengono.
La domanda è: sapremo chi sono? E sapremo dimostrargli che ci teniamo a loro?
Se vogliamo che la nostra organizzazione abbia successo, abbia programmi sostenibili, sia economicamente solida e raggiunga i suoi obiettivi, smettiamola di ossessionarci su cosa cambierà. Concentriamoci su cosa NON cambierà. E investiamo il nostro tempo e le nostre energie su questo.
Sì, perchè il sistema infallibile per fare fundraising è FAR FELICE IL DONATORE