Tecniche di Fundraising

Il Mailing nel fundraising in Italia: alcune riflessioni e criticità

Il mailing nel fundraising è uno strumento usatissimo, anche in Italia. Ma ne stiamo facendo l’uso corretto?

 

Qualcuno di voi ha dato una occhiata alle lettere di raccolta fondi presenti sul sito Mailing.fundraising.it?
Due esperti del settore ci hanno guardato. Ecco le loro reazioni.

Paolo Ferrara:

L’impressione generale è che i mailing nel fundraising italiano finiscano troppo spesso per assomigliarsi: quanti mailing pieni di bigliettini stereotipati? Quante buste una simile all’altra, con appelli quasi identici a quelli di altre associazioni? Quanti brand sepolti dal conformismo? Quante promesse eccessive rispetto alla causa e ai progetti rappresentati?

Fabio Latino:

Passando in rassegna buste, lettere, coupon non ho potuto fare a meno di pensare che nel nostro modo di comunicare con i nostri interlocutori abbiamo ancora molto da scoprire, da sperimentare… Come non vedere infatti come tanti, troppi messaggi ripetano gli stessi stereotipi? Come non notare che alla fine nella gran parte dei casi ci si rifugia nella solita foto con il solito appello ad una facile emozione? Cosa fare di fronte ad headlines che troppe volte sacrificano alla ricerca dell’effetto – come ha giustamente scritto Jeff Brooks – la ricchezza di storie e di esperienze che potremmo condividere, donare, rendere incontrabili?

Alcune domande vengono anche a me:

  1. Perché alcuni mailing mi paiono solo una richiesta di denaro e altri invece li sento che mi raccontano un progetto vero, una storia reale?
  2. Perché alcuni mailing mi sembrano un po’ troppo drammatici nei toni? La “solita” foto del bambino affamato o ammalato è sempre utile da inserire? Racconta qualcosa sempre? Questo “dramma” aiuta le donazioni o invece impoverisce ulteriormente lo strumento del mailing?
  3. Perchè non pensare “in grande”? Smetterla di fare dei mailing con toni disperati, ma invece di fare mailing ricchi di speranza? Martin Luther King Jr., Obama non hanno vinto le loro battaglie inserendo toni di disperazione nei loro discorsi, no?

Facciamo due esempi che lascio valutare a voi.

[Foto di Lessio sotto licenza Creative Commons]