Professione Fundraiser

Chi sono e cosa sognano i fundraiser del futuro

Cosa sognano i fundraiser del domani e cosa li ha spinti a scegliere questa professione?
Lo abbiamo chiesto ad una di loro.

Si tratta di Ludovica Cerritelli, studentessa del Master in Fundraising dell’Università di Bologna.

Qual è il percorso formativo e lavorativo che hai alle spalle?

Sono laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Forlì.
Ho frequentato poi una scuola di specializzazione in Politica Internazionale Cooperazione e Sviluppo e ho conseguito il titolo di master in Europrogettazione.

Ho cominciato la mia carriera professionale con un’esperienza di un anno con il Servizio Civile Internazionale in Benin, Africa occidentale, e, rientrata in Italia, ho lavorato per circa 18 mesi come operatrice interculturale con una ONG marchigiana dove ho iniziato ad avere i primi contatti con la professione fundraiser: mi sono occupata, tra le altre cose, anche del coordinamento dei team territoriali per gli eventi di raccolta fondi.

La mia prima esperienza vera e propria come fundraiser però l’ho avuta nel settembre 2014 quando ho cominciato a lavorare nel team di raccolta fondi Face to Face di Milano per l’UNHCR. Esperienza che si è conclusa pochi mesi fa.

 

Cosa ti piace del mondo del Fundraising?

Lavorando in Africa ho capito quanto sia fondamentale la professione del fundraiser e quanto sia vitale la possibilità di avere fondi da investire per migliorare le condizioni di vita di chi non ha avuto le nostre stesse opportunità.

Tante volte ho provato la frustrazione, lo sconforto e la rabbia per non poter fare di più per quei bambini che mi chiedevano solo di poter andare a scuola, per quelle madri che avevano diritto ad accedere a cure mediche di qualità, proprio perché mancavano i soldi.

Ció che mi piace di questa professione è proprio il fatto che da fundraiser puoi rendere possibile ciò che fino a poco prima sembrava impossibile.

Un ufficio Fundraising è davvero la “sala macchine del cambiamento che il nonprofit porta nel mondo, capace di collegare le persone che vogliono cambiare il mondo (fundraiser) con le persone che possono cambiarlo (i donatori) [cit. Festival del Fundraising]

 

Perchè hai scelto il Master in Fundraising dell’Università di Bologna?

Dopo la laurea magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche e numerose esperienze internazionali nel settore della tutela dell’infanzia e dell’adolescenza in Africa, mi sono iscritta al Master in Fundraisng con l’obiettivo di acquisire nuove competenze da mettere a servizio della “nobile arte di insegnare alle persone la gioia di donare”, per la quale ho scoperto di provare una forte passione e un grande entusiasmo.

Ho scelto il Master in Fundraising a Forlì per la qualità del percorso formativo che oltre ad una parte teorica di notevole spessore prevede anche la possibilità di sperimentarsi con esperienze concrete e dirette sia durante le lezioni che con l’opportunità di svolgere uno stage in uno degli uffici Fundraising di una delle ONP presenti in Italia.

Inoltre le lezioni sono tenute dai massimi esperenti nel settore che scelgono di condividere con noi studenti anche i loro “case study” concreti permettendoci così di imparare anche dalla loro esperienza diretta (un plus di questo Master).

 

Cosa ti aspetti al termine del percorso di studi?

Vorrei poter dire di essere riuscita a diventare una fundraiser di qualità, capace di utilizzare al meglio tutti gli strumenti di fundraising per metterli al servizio di una buona causa. 

Ed è inutile negarlo, ma mi aspetto anche di riuscire finalmente ad entrare in questo mondo fatto di numeri ed emozioni e trovare il mio posto.

Una cosa, invece, che non mi aspettavo ma che sta già accadendo anche se il percorso di studi non è ancora concluso, è quella di essere entrata in una rete di relazioni professionali che mi arricchiscono ogni giorno di più e mi danno nuovi stimoli e nuovo entusiasmo per affrontare tutte le sfide che questa nuova carriera professionale mi riserverà.