Professione Fundraiser

Conosciamo i fundraiser: Jacopo Gazzola

Jacopo Gazzola è un giovane coordinatore del progetto per la raccolta fondi locale di Telefono Azzurro e lavora a Bologna. Ecco la sua intervista.

Francesco – Da quanti anni lavori nel fundraising?

Jacopo – Ormai sono già quattro anni! il tempo vola..

Francesco – Perchè sei entrato in questa professione?

Jacopo – Sinceramente sono stato attirato dalla possibilità di conoscerne le tecniche per poterle poi applicare.. in ambito profit!! Poi le cose sono cambiate. Le letture, unite all’insegnamento di alcuni miei insegnanti, mi hanno fatto capire l’importanza della reciprocità rispetto al mero scambio di equivalenti.

Francesco – Secondo te quale è stato il più grande cambiamento nella professione di fundraiser da quanto hai iniziato la tua carriera?

Jacopo – Penso che oggi il fundraiser non si riesca a rinnovare: continua a pensare di poter risolvere la situazione saturando il “mercato” di buste e spot televisivi. La conseguenza e’ chiara: i donatori si stanno stancando. Serve un cambio di rotta, e cioè partire dal donatore, non dalle esigenze dell’organizzazione.

Francesco – Qual è la tua preoccupazione riguardo la professione di fundraiser?

Jacopo – L’unica mia preoccupazione sono i fundraiser stessi, o meglio, chi si vende come tale e invece si preoccupa solo di speculare su un mondo che di risorse ne ha già abbastanza poche.

Le maxi-consulenze, gli studi di fattibilità da decine di migliaia di euro, la percentuale che i consulenti si prendono sulle commissioni. Ti sembrano cose che fanno bene alla nostra professione?! Dobbiamo ripartire dal donatore.

Francesco – Secondo te i donatori sono differenti oggi rispetto a quando hai iniziato la tua professione?

Jacopo – Come ho già detto, comincio a sentire che i donatori sono stanchi di alcuni strumenti in particolare. Le associazioni (spesso su consiglio proprio di fundraiser esterni) spingono su due-tre strumenti e la gente se ne accorge e si stanca. L’unica cosa che mi fa piacere e’ che l’idea del marketing aggressivo e delle immagini forti sta lentamente lasciando il posto a una

comunicazione diversa: il nonprofit sta capendo che comunicare il proprio operato, e un sorriso come risultato, e’ la strada migliore.

Francesco – Cosa vorresti fare meglio di quello che fai ora?

Jacopo – Moltissime cose, veramente, ma non solo per la raccolta fondi. Chi si ferma

è perduto!

Francesco – Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha fatto un donatore?

Jacopo – Una donatrice chiama in ufficio per chiedere di annullare la sua adozione tramite RID. Mi spiega il suo sconforto dopo aver saputo di alcuni scandali che hanno colpito organizzazioni nonprofit. La cosa che più mi ha colpito e’ che non voleva in realtà la cancellazione, ma venire rassicurata su quello che l’associazione fa quotidianamente. E’ per questo motivo che sono

convinto che la raccolta fondi dei prossimi anni deve partire dal cuore del donatore e non da un freddo preventivo dell’associazione (tantomeno per pagare la parcella al consulente esterno..).

Francesco – Qual è il tuo motto?

Jacopo – Una frase di Albert Einstein. “Analizzando e valutando ogni giorno tutte le idee, ho capito che spesso tutti sono convinti che una cosa sia impossibile, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la realizza.” Il nonprofit deve partire da questo, dalla voglia di cambiare le cose.

Francesco – Che cosa avresti voluto sapere quanto eri agli inizia della tua carriera e ti sarebbe servito?

Jacopo – Riconoscere fin dall’inizio l’importanza del lavoro in team.

Francesco – Qual è la tua qualità migliore e come ti ha aiutato nella carriera?

Jacopo -Credo di essere molto determinato. Mi sono sempre impegnato per raggiungere i miei obiettivi professionali e non, dedicandomici col corpo e con la mente.

Francesco – Se tu potessi ricominciare la tua carriera, che cosa faresti di differente?

Jacopo – Una esperienza professionale negli Stati Uniti di almeno un anno penso sia fondamentale per aprire i propri orizzonti, soprattutto quelli operativi.

Francesco – Che cosa desideri fare in futuro nella tua professione che non hai ancora fatto?

Jacopo – Dedicare molto più tempo al volontariato. Impiegare il poco tempo libero che mi rimane per sostenere una buona causa sento che mi aiuta a capire meglio i meccanismi della reciprocità e della donazione.

Francesco – Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella tua vita?

Jacopo – Bella domanda. Sicuramente un paio di insegnanti che ho conosciuto e poi tutte le persone con cui mi e’ capitato di lavorare, anche le più antipatiche…

Francesco – Che cosa ti fa stare sveglio la notte?

Jacopo – Mi piace lavorare fino a tardi. Di notte ho la testa libera e i vicini di casa che non urlano. Il momento migliore per concentrarsi.

Francesco – Qual è la tua figura storica preferita?

Jacopo – Non saprei dire, sono tante le persone che ammiro. Martin Luther King, ad esempio, mi trasmette la forza di guardare avanti, di cambiare.

Francesco – Descrivi il tuo giorno perfetto o preferito

Jacopo – Sono una persona molto ottimista e positiva. Mi capita raramente di essere scontento di una giornata, in genere anche un piccolo gesto mi fa tornare il buonumore.