Il corporate fundraiser è il professionista che parla con il profit per allacciare rapporti di partnership finalizzati al reperimento di fondi per la sostenibilità dei progetti dell’organizzazione.
Nel corporate fundraising, l’investimento principale è il tempo e la competenza.
Il fundraiser deve infatti contattare una a una le imprese, ascoltando le loro richieste e capendo i loro bisogni, conquistando la loro fiducia e proponendogli delle proposte mirate che soddisfino le loro esigenze.
Ma attenzione:
anche nella collaborazione con il nonprofit l’impresa continua a perseguire i propri scopi, spesso la ragione stessa per cui esiste e cioè la massimizzazione del profitto, quindi la bravura di un fundraiser in questo contesto si misura dalla sua capacità di attirare l’interesse dell’impresa, di far conciliare gli interessi delle due parti e di creare una relazione duratura e capace di crescere nel tempo.
Ne abbiamo parlato con Daniele Maio, Corporate Fundraiser all’Albero della Vita Onlus.
Lavoro a L’Albero della Vita da 4 anni e, prima, ho lavorato per 7 anni a Humana People to People Italia. Da 8 anni mi occupo di Raccolta fondi dalle aziende e per due volte ho fatto partire l’ufficio Corporate da zero (o quasi). Naturalmente tutto è partito dal Master in Fundraising di Forlì! =)
Sono una piccola organizzazione e voglio iniziare a raccogliere fondi dal corporate.
Da dove parto?
Dalla rete locale e dai contatti del CDA.
Mettili seduti e non farli alzare fino a che non ti abbiano dato dei contatti o, ancora meglio, pensa con chi ti piacerebbe parlare e chiedi ai tuoi consiglieri se conoscono qualcuno nelle aziende che hai individuato essere interessanti per te!
L’interesse delle aziende verso il nonprofit è in aumento?
Sì, soprattutto perché è in crescita la consapevolezza dei consumatori che sono interessati alla sostenibilità in senso lato dei loro acquisti e all’impatto sociale del consumo.
I consumatori sono disposti a spendere di più per un prodotto sostenibile e questo fa la differenza sullo scaffale. Poi c’è il tema del coinvolgimento dei collaboratori e la collaborazione col terzo settore può essere un’interessante occasione anche in questo senso.
Nella cassetta degli attrezzi di un fundrasier, cosa non deve mancare?
Tenacia, visione, energia e un gestionale decente.
Un aneddoto da raccontarci sul corporate fundraising
Quando lavoravo a Humana avevamo fatto una campagna piuttosto importante con una grande azienda di moda.
Per noi era stata un successo e anche il loro responsabile comunicazione ne era convinto, ma il resto del management aveva stoppato la ripetizione di quel primo esperimento.
Dopo due anni di lavoro di relazione senza apparenti risultati, una mattina di febbraio ricevo una mail del responsabile comunicazione che mi scrive:
“Mandami un progetto entro giovedì. Venerdì al direttivo ripropongo la nostra campagna. Se morirò cadrò sul campo di battaglia con la bandiera in mano.”
Lui è sopravvissuto e la campagna l’abbiamo fatta, ma la mail, di per sé, è stata un successo per me.
Al Festival del Fundraising 2019 poi vi racconterò come la partnership con Generali sia iniziata proprio da una colazione al bar e in due anni si è trasformata in una collaborazione internazionale… quindi il segreto è la gestione minuziosa del rapporto con il Partner!
Ci vediamo a Maggio per i dettagli.