Fare Storytelling Sui Social
Tecniche di Fundraising

Fare storytelling sui social delle organizzazioni nonprofit: serve?

Fare storytelling sui social, “raccontare le storie” online, è importante per raccontare ai donatori la causa della propria organizzazione nonprofit. Per farlo bene, senza sprecare tempo e energia, è importante impostare un piano editoriale sulla base di qualche semplice domanda. Chi siete voi, chi è il vostro pubblico e quali sono i canali più adatti a voi. 
E tu? “Ho un piano” oppure “Oggi pubblico un post su Facebook?” Di quale squadra sei?

In un’era in cui tutto ci appare vicino e a portata di mano, i social e le digital possibilities si sono trasformati in parte integrante della nostra vita sociale e professionale. Utili non solo per il tempo libero, i social e la tecnologia nelle varie sfaccettature, possono essere considerati mezzi efficaci per valutare e pubblicizzare la professionalità di un brand profit e nonprofit.

Non bisogna dimenticare, infatti, quanto anche le associazioni nonprofit abbiano necessità (proprio come le imprese) di pubblicizzare la loro missione, i loro valori e le loro attività per poter implementare sostenitori, raccogliere fondi.

Il fundraising non è solo un arido metodo per racimolare guadagni ma amore, sensazioni ed emozioni trasmesse e condivise che permette di unire tante persone. Per questo fare storytelling bene è importante. Anche sui social.

È davvero così difficile trasformare i nostri contenuti digitali in una comunicazione efficace che convinca i nostri donatori a svolgere le azioni a cui ambiamo?

No.
Importante è rendere partecipi i potenziali follower con un collegamento, un filo conduttore che permetta loro di sentirsi vibrare l’anima, un’emozione che possa modificare letteralmente il rapporto tra user e impresa, un fil rouge, ad un occhio esterno quasi impercettibile che, rafforzandosi, può motivare il donatore a fare sempre più.

Come si fa storytelling sui social

La narrazione digitale è, prima di tutto, narrazione. Perciò, rilassati, non c’è molto da inventare, piuttosto prendi in prestito alcune tecniche della narrazione classica:

  • crea un personaggio
  • definisci un’ambientazione,
  • trova un conflitto, che animi la storia e, assieme a esso, la promessa di risoluzione.

Jonah Sachs in Winning the Story Wars: Why Those Who Tell – and Live – the Best Stories Will Rule the Future descrive l’azione del raccontare storie come

“un ritorno all’antica arte dell’intrattenimento tra le genti del villaggio, un modo attraverso cui ispirarsi, un’esperienza che funge da esempio per poi modellarla al fine di condividerla:
d’altronde, ognuno potrà vivere la stessa esperienza in maniera diversa interagendo in diverso modo”.

Non si può coinvolgere una persona se non si decide di trasformarlo nel protagonista della nostra storia.

Lo storytelling sui social è la modalità migliore per farlo, e per questo si pone come un oggetto must-have del nostro piano editoriale.

Fidelizzare il nostro pubblico, infatti, non è una missione impossibile.

Il piano editoriale

Un’organizzazione che decide di stare sui social lo fa per raccontarsi in prima persona, mostrarsi agli occhi degli interlocutori come una realtà trasparente, vicina e capace di generare empatia e valore sociale.
Il merito dello storytelling  è quello di avvicinare le organizzazioni ai propri donatori, creando un significato comune. per farlo bene però serve un piano editoriale ben strutturato. Non si può improvvisare.

Definisci chi sei

Quando avrai definito questi assunti di base, per prima cosa concentrati su di te. Rispondi ad alcune domande sulla tua organizzazione, sui tuoi obiettivi, sul tuo modo di comunicare e sui tuoi donatori.

Ti sembrerà banale e noioso. Forse scontato. Ma per essere presenti sui social in modo serio, cancella le parole casuale, estemporaneo e non pianificato dalla tua mente.

Qual è l’identità della tua organizzazione?
Qual è la tua storia?
Quali sono i 3 valori di base a cui non poteste mai rinunciare?
Ci sono argomenti su cui la prendete una posizione netta?
Cos’ha da dire la tua organizzazione di diverso rispetto ai competitor? E quali parole usa per dirlo?

Ti sembrano domande banali? prova a farle in una ripone di team. Ogni partecipante darà una risposta diversa!
Perfezionare la propria immagine, i propri valori e ribadirli costantemente (e coerentemente) è  il primo passo per trovare un posto in prima fila nell’immaginario dei propri interlocutori.

Trova il tuo tono di voce

Ogni organizzazione ha la propria vocazione e il proprio modo di instaurare un rapporto con i propri stakeholders.
Esattamente come accade con le persone, le organizzazioni hanno un carattere specifico e devono lavorare affinché il pubblico lo riconosca. Cerca di rendere umana la pagina della tua organizzazione.

Capisci a chi stai parlando

Un messaggio è tanto più efficace se arriva all’interlocutore giusto. La prima domanda che devi farti è: Chi sono i tuoi donatori? 

Identifica i canali più adatti per te

Dopo aver definito chi è il tuo pubblico, la seconda domanda che devi farti è: i miei donatori sono su quel determinato canale social?
Se ci sono, allora ha senso investire in una social media strategy.
Se non ci sono, risparmia tempo e denaro, e dedicati ad altro. C’è una brutta notizia  per te: non vale la logica “faccio un post e lo metto dappertutto”. Ogni canale, ha una specifica audience e specifiche logiche per raggiungere obiettivi diversi.
Ogni canale accoglie e valorizza contenuti e formati differenti. Per cui scegli dove essere in base a chi sei, a DOVE c’è il tuo pubblico e a quante energie hai a disposizione, in termini di tempo e denaro.

Tenere presente queste semplici indicazioni è essenziale per riuscire a raccontare bene la causa e i progetti della tua organizzazione. Ma ricordati, la narrazione non è il fine ultimo. è solo il punto di partenza per creare sinergia, condivisione e  confronto. I social media sono il luogo perfetto per dialogare con i propri interlocutori. Dialogare. Interagire. La tua narrazione può essere perfetta, ma se non stimola un’interazione, hai portato a casa solo metà del tuo potenziale.