Professione Fundraiser

Intervista a Elena Zanella

Dopo Marianna Martinoni nella rubrica di settembre intervistiamo un’altra fundraiser Elena Zanella, Direttore fundraising, comunicazione e marketing della Fondazione Serena Onlus, Centro Clinico Nemo, www.centrocliniconemo.it

Sara – Da quanti anni lavori nel fundraising?

ElenaSaranno 10 anni il prossimo febbraio.

Sara – Qual è il tuo ruolo e di cosa ti occupi esattamente?

ElenaSono direttore del fundrasing, della comunicazione e del marketing sociale di Fondazione Serena Onlus, ente gestore del Centro Clinico NEMO per le patologie neuromuscolari con sede al Niguarda di Milano. Un’opportunità incredibile quella di occuparmi dello start up di un’organizzazione nuova ma con un progetto importante in cui ho creduto subito. A distanza di cinque anni, mi guardo indietro e la strada fatta è stata tanta ma tanta ce n’è ancora da fare. Fra qualche giorno, inaugureremo al Policlinico di Messina il Centro Clinico NEMO Sud. Si replica! Questa, la mia attività principale. Sono consigliera Assif e titolare di un blog sul nonprofit che mi dà molte soddisfazioni e che curo con scrupolo, NONPROFIT BLOG appunto. Poi, ho una serie di progetti ai nastri di partenza e altri che mi frullano per la testa ma è un po’ prematuro parlarne.

Sara – Cosa ti ha spinto a svolgere questa professione?

ElenaQuando ho cominciato a lavorare, vent’anni fa, ho scelto il settore della comunicazione. Dell’editoria più precisamente. Nel corso degli anni ho lavorato in pubblicità e il mio interesse maggiore è sempre stato verso le campagne sociali. All’Università, poi, gli studi in economia mi hanno portata ad approfondire la materia. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che mi hanno dato delle opportunità. Che hanno creduto in me. Ed eccomi qui.

Sara – Di cosa si occupa la tua organizzazione?

ElenaIl Centro Clinico NEMO e il Centro Clinico NEMO Sud sono reparti di ricovero e cura per la presa in carico di persone affette da malattie gravi, invalidanti e progressive come la distrofia muscolare, l’atrofia muscolare spinale e la SLA. La struttura a Milano è nata a novembre 2007. Quella di Messina, nascerà a settembre 2012. Entrambe le strutture sono multispecialistiche, ovvero con più specialità in un unico reparto: neurologia, fisiatria, pneumologia, neuropsichiatria infantile. Tutti gli altri servizi non presenti si acquisiscono dai grandi ospedali che ci ospitano. Le nostre patologie, essendo per lo più di origine genetica, riguardano malati che vanno da 0 anni all’età adulta. I bimbi hanno un’area pediatrica dedicata.

Sara – Parlaci di una campagna o di un progetto a cui stai lavorando in questo momento.

ElenaQuello che stiamo vivendo al NEMO in questo momento è un periodo molto “effervescente”. Sono tanti e grandi i progetti in corso. In modo particolare, l’ultimo periodo ha visto me e la mia squadra impegnate ne LA CARICA DEI NUOVI MILLE, ovvero l’allargamento del NEMO al Niguarda attraverso la ristrutturazione di ulteriori mille m2 messi a disposizione dall’Ospedale. Un investimento di un milione di euro, con una pianificazione di raccolta cominciata un anno e mezzo fa e che proprio in questi giorni sta volgendo al termine.

Sara – Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nel tuo lavoro?

ElenaNon parlerei di ostacoli veri e propri ma di comprensione. Quello del fundraiser è un lavoro difficile. Far passare il concetto che la nostra professione è al pari di altre e non invece accessoria o, addirittura, banale a volte è snervante. Succede ancora purtroppo, nonostante vi sia sempre maggiore cultura in tal senso.

Sara – Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro? E nel nonprofit?

ElenaAccelererei il cambiamento culturale. Mi piacerebbe che concetti quali fundraising, marketing sociale, comunicazione sociale venissero sdoganati una volta per tutte. Velocemente. Questo permetterebbe a tutti noi di svolgere il nostro lavoro con più serenità. E questo vale anche per il nonprofit e per tutta la disinformazione e i problemi interpretativi che si porta dietro e che ne arenano lo sviluppo.

Sara – Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che oggi ti sarebbe servito?

ElenaHo la fortuna di poter dire che tutto quello che ho fatto nel corso di questi anni mi è servito per fare quel che faccio ora e per essere quella che sono adesso.

Sara Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha rivolto un donatore?

Elena“Ah, ma le bomboniere le devo pagare? Be’, allora non le voglio più.” (Ho detto tuttoÂ…)

Sara – Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella vita?

Elena – Tre cose: l’educazione dei miei genitori. Mi hanno insegnato la correttezza (la mia mamma) la determinazione (il mio papà). Sono qualità di cui vado fiera. Essere coerenti con se stessi e schietti non è sempre un vantaggio però. Le esperienze passate anche se talvolta mi capita di ripetermi in certi errori purtroppo.
La stima che ho per alcune persone. Poche ma buone.

Sara Descrivici il tuo giorno “perfetto”.

Elena – Quando, la sera di ritorno a casa, mi sento serena, piena di idee e con il cuore gonfio di stimoli e so che ad aspettarmi ci sono il mio compagno Roberto e mio figlio Flavio. Le mie ragioni di vita.