Professione Fundraiser

Intervista a Fabrizio Farinelli

Questo mese intervistiamo Fabrizio Farinelli, Responsabile Web & Digital Fundraising di Lega del Filo d’Oro Onlus.

Sara – Da quanti anni lavori nel fundraising?

Fabrizio – Dopo un’esperienza formativa di 7 anni nel profit, grazie alla Lega del Filo d’Oro – Onlus sono da 2 anni nell’affascinante mondo del Fundraising.

Sara – Qual è il tuo ruolo e di cosa ti occupi esattamente?

Fabrizio – Mi occupo di Web & Digital Fundraising. In senso lato, come per tutti coloro che oggi fanno questo mestiere nelle organizzazioni, mi piace pensare al nostro come un ruolo di “propulsori di innovazione”. Abbiamo assistito e assistiamo ogni giorno nel mondo digital a vere e proprie rivoluzioni sociali che si ripercuotono di fatto anche nel modo di intendere il rapporto con le organizzazioni, nel modo in cui vogliamo sostenerle ed esser loro vicini. A mio avviso siamo, insieme ai nostri responsabili e collaboratori, dei traghettatori delle organizzazioni verso quello che sarà il mondo dei nostri figli e nipoti. Non vorrei sembrare apocalittico, ma ci stiamo giocando la sopravvivenza delle organizzazioni stesse per gli  anni a venire. Se a questo si aggiunge che la rivoluzione digital coinvolge ogni giorno in modo trasversale tutta l’organizzazione, questo fa capire quanti stimoli e motivazioni questo ruolo riesce a darmi ogni giorno.  

Sara – Cosa ti ha spinto a svolgere questa professione?

Fabrizio La forte voglia di unire la mia passione per i temi del sociale e la professionalità sviluppata in questi anni per le tecniche di marketing. Lavorare per una buona causa è indubbiamente più remunerativo che spendere ore, giorni e anni senza fare nessuna differenza nella vita delle persone. Inoltre la bellezza dei singoli che ogni giorno lavorano a vario titolo per questo obiettivo è l’altra forza che mi spinge a rimanere in questo mondo.

Sara – Di cosa si occupa la tua organizzazione?

Fabrizio  La Lega del Filo d’Oro – Onlus da circa 50 anni assiste, riabilita e reinserisce nella famiglia e nella società i bambini ed adulti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali. Se consideriamo che il 95% di tutto quello che sappiamo è grazie a ciò che vediamo e ciò che sentiamo, riusciamo a renderci conto dell’enorme lavoro di riabilitazione che viene svolto a favore dei sordociechi ogni giorno nei Centri residenziali della Lega del Filo d’Oro attualmente attivi in Italia. A questo uniamo il fatto che la crescita dei casi di malattie rare oltre ai casi di prematurità rende il supporto dell’associazione sempre più decisivo ed importante sugli utenti con pluriminorazioni. Nel 2010 gli utenti trattati con più di 3 patologie sono stati il 66% dei casi.

Sara – Parlaci di una campagna o di un progetto a cui stai lavorando in questo momento.

Fabrizio Abbiamo molti cantieri aperti ma in questi primi due anni il nostro principale obiettivo è stato quello di sviluppare strategie Web & Digital di comunicazione e raccolta fondi, coerenti con la storia e la mission dell’Associazione. Ciò implica in primis un grosso lavoro interno in termini di coinvolgimento dell’organizzazione, di revisione dei processi interni che sono a mio avviso i primi importanti step per porre basi durature e solide su cui fondare i risultati di medio e lungo termine. Per chi si affaccia solo oggi su questo mondo mi sento di consigliare di procedere con una prima declinazione strutturata dei piani di comunicazione e raccolta fondi tradizionali in un piano Digital. Per quanto riguarda i progetti Web & Digital della Lega del Filo d’Oro tra tutti in particolare ci stiamo concentrando su una nuova vetrina solidale che andrà online a breve e che cambia a nostro avviso le logiche di navigazione tradizionale degli shop attualmente in rete, spostando l’attenzione decisamente sull’utente, i suoi bisogni e la sua esperienza di donazione online.

Sara – Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nel tuo lavoro?

Fabrizio Nel nonprofit ho notato ancora molta diffidenza nei confronti del mondo Web & Digital. Parlando con altre realtà in questi 2 anni ho avuto la sensazione che l’idea generalizzata di questo strumento è che debba costare molto poco, debba portare grandi risultati, possibilmente oggi stesso. Non è stato così con la comunicazione tradizionale, perché pensarlo ora? Il web non può essere la panacea della più grande crisi di tutti i tempi, o una mera alternativa a basso costo al rincaro delle tariffe postali, o più filosoficamente un figlio a cui si sta chiedendo di crescere troppo in fretta. La nuove tecnologie e i nuovi paradigmi “social” sono indubbiamente oggi i veicoli a più alto impatto e non si tratta di capire se accadrà, sta già accadendo. Le opportunità sono già tante solo se gestite e opportunamente sostenute.

Sara – Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro? E nel nonprofit?

Fabrizio Nel nonprofit ci sono professionalità, competenze e motivazioni che sono a mio avviso spesso superiori ad altri settori, per cui non mi sento che fare i complimenti a chi in questi decenni è riuscito  a creare così tanto. Dal punto di vista dell’innovazione il nonprofit è pronto per il Web ed i suoi strumenti – in Italia soffriamo di un ritardo strutturale anche su questo ma due sarebbero le condizioni a mio avviso necessarie per dare una spinta decisa verso un processo di modernizzazione:maggiore disponibilità e attenzione al “nuovo”(che poi nuovo non è più!) da parte di tutti gli stakeoldersma sopratutto, (mi piace pensare sempre a cosa posso fare io piuttosto che gli altri), la capacità da parte dei responsabili e uffici Digital delle organizzazioni di sostenere e difendere il Web, il valore scientifico intrinseco di un’attività che a differenza di altre ha il vantaggio delle profonda misurabilità dei risultati, quali essi siano, dalle semplici conversioni fino alla “monetizzazione” dei donors.

Sara – Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che oggi ti sarebbe servito?

Fabrizio Aver saputo che esisteva un modo per conciliare in modo professionale la passione per il sociale ed il marketing e che questo si chiamava fundraising mi avrebbe evitato qualche anno nel profit. Battute a parte, ritengo che ogni singola esperienza fatta, se scelta con cognizione porta con sé sempre un forte valore professionalizzante che non può che completare la persona e quindi il professionista.

Sara – Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha rivolto un donatore?

Fabrizio Non ricordo commenti “strani”, di sicuro sono sorprendenti e segni di enorme gratitudine quelli che vediamo ogni giorno. Singole piccole donazioni fatte da anziani o lavoratori in cassa integrazione che nonostante i tempi che corrono non smettono di sostenere la Lega del Filo d’Oro, sono oltre che un enorme patrimonio in termini di stima e solidarietà anche un grosso orgoglio per chi come me lavora per questa buona causa.

Sara – Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella vita?

Fabrizio Le esperienze: quelle positive perché ti segnano e ti dicono che il tuo percorso è giusto,  sostenibile e condiviso; quelle negative perché ti fanno crescere. Le persone: tutte hanno qualcosa di importante da insegnare e da cui apprendere. Come volontario ho capito che anche con le persone con disabilità forti possiamo risvegliare un meta linguaggio che avevamo solo da bambini, dove anche con una sola carezza possiamo dire tutto. L’esperienza del volontariato è profondamente arricchente e lo consiglio a tutti; in una mia canzone (ho tra le varie cose la grande passione della chitarra e della musica) mi chiedo, che cosa sarebbe la vita senza, dare? Da poco ho avuto inoltre il dono di diventare papà, ogni giorno mi influenza e mi aiuta a comprendere quanto siamo fortunati nel poter dare!

Sara – Descrivici il tuo giorno “perfetto”.

Fabrizio  Vado al lavoro, i progetti per cui lavoro prendono forma, mi ci appassiono ogni giorno di più, ne vedo i risultati, possibilmente riconosciuti e valorizzati e mi accorgo che molti dei miei giorni sono già così.