Per il mese di aprile della rubrica “Intervista a un fundraiser” abbiamo scelto di intervistare Luciano Zanin, Consulente di fundraising (www.fundraiserperpassione.it) e Presidente dell’Associazione Italiana dei Fundraiser.
Simona: Da quanti anni lavori nel fundraising?
Luciano: Da circa 12 anni a tempo pieno, prima mi occupavo di management di organizzazioni nonprofit, anche se non si chiamava esattamente così. Tra le mie mansioni vi è sempre stata anche la ricerca di risorse economiche per far “stare in piedi” le organizzazioni, era fundraising ma anche questo non si chiamava così.
Simona: Di cosa ti occupi esattamente?
Luciano: Di start-up e accompagnamento successivo. In sostanza, l’attività di consulenza si esprime in tre fasi: mettere le organizzazioni in condizioni di capire se sono in grado di fare fundraising e, se del caso, come dovrebbero strutturarsi per farlo; insegnare loro a fare un fundraising “a misura” delle proprie necessità e contesti; accompagnarle finché non siano autonome e poi andarmene delle volte con le “pive nel sacco” e delle altre volte con grandi soddisfazioni.
Simona: Come si diventa consulente di fundraising?
Luciano: BohÂ…. Nel mio caso è stata necessità! Ho lavorato per oltre 15 anni in una organizzazione, poi mi sono iscritto all’Università di Bologna, sede di Forlì, e nel frattempo ho preso il certificato in fundraising management alla Fund Raising School (allora diretta da Valerio Melandri). Dovevo lavorare e quindi ho cominciato. Ho unito quello che avevo imparato in tanti anni di pratica “sul campo” agli insegnamenti sul fundraising e mi sono accorto che potevo essere utile, ma dato che nessuno investiva con decisione su di me, l’ho fatto io! E quindi ho cominciato ad avere più clienti e a divenire, di fatto, un consulente. In un secondo tempo ho affinato metodi e modalità di relazione con i clienti/committenti.
Simona: Due aggettivi che descrivono il rapporto fra consulente e organizzazione nonprofit.
Luciano: Che dovrebbero descrivere: fiducia e professionalità. La prima dall’organizzazione nonprofit al consulente, la seconda dal consulente all’organizzazione nonprofit.
Simona: Parlaci di un progetto che stai seguendo in questo periodo.
Luciano: Wikimedia ItaliaÂ… è una delle esperienze più affascinanti, interessanti ed impegnative che sto seguendo. Una scoperta continua. Gente in gamba, preparata, con molta passione per quello che fa e molta convinzione per i valori che esprime. E’ un’esperienza che ha dentro tutto: fundraising, comunicazione, organizzazione, managementÂ… il tutto “condito” con una gran voglia di cambiare il mondo. L’ideale per un fundraiser curioso e sempre alla ricerca di progetti innovativi.
Simona: Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nell’attività di fundraising?
Luciano: La scarsa consapevolezza che spesso le ONP hanno del proprio ruolo e del proprio valore nel contesto dell’organizzazione delle comunità e la ridotta propensione all’investimento dei dirigenti delle stesse. Da questo credo derivino tutti gli altri problemi “tecnici” che si riscontrano. Abbiamo bisogno di un maggior numero di “imprenditori” sociali che abbiano voglia di accettare la sfida di trovare nuovi equilibri tra valori e sostenibilità economica – la vera sfida del nonprofit – e che abbiano anche le competenze necessarie per vincerla.
Simona: Nel 2011 sei stato eletto Presidente di Assif, l’Associazione Italiana Fundraiser. Cosa significa essere Presidente di Assif? Quali sono i traguardi raggiunti fino ad ora? E le sfide ancora da affrontare?
Luciano: Hai fatto bene a ricordarmeloÂ… io faccio di tutto per dimenticarlo. Scherzi a parte, dirò una banalità, ma io la sento come una grande responsabilità, come credo sia sempre essere alla testa di un’organizzazione nonprofit. Nel caso specifico dell’Associazione Italiana dei Fundraiser siamo (mi riferisco anche a tutti i consiglieri) capitati in un momento particolare, di grande cambiamento e incertezza. Credo che la cosa più faticosa e, allo stesso tempo, la più interessante sia proprio quella di cercare e tracciare nuove vie. L’Associazione dei Fundraiser non è diversa dalle altre organizzazioni italiane, vive gli stessi timori, le stesse preoccupazioni, la stessa necessità e voglia di cambiare. Credo che il nostro scopo sia quello di raccogliere il testimone da chi ci ha preceduto e traghettare l’Associazione, e quindi i fundraiser, verso il futuro, di cui fisiologicamente in parte ignoriamo cosa possa essere, ma lo facciamo con impegno e fiducia, convinti che tra tutte le difficoltà, questa sia anche una grande opportunità storica.
Traguardi: un Consiglio direttivo che si riunisce tutti i mesi e che ha una percentuale di partecipazione del 98% è un grande risultato. Un team in gamba, competente che non ha paura del cambiamento e della fatica. Aver fatto ripartire la discussione, aver dato vita ai gruppi territoriali, aver incrementato il numero degli associati, ma soprattutto essere oggetto di attenzione e aspettative. Questo spesso muove le cose e le persone e questo sta accadendo; ovviamente con l’aiuto di tantissime persone. Le prossime sfide sono: organizzare e proporre servizi utili ai fundraiser italiani per accompagnarli nella loro crescita professionale e divenire un punto di riferimento per il settore aiutando quindi tutto il nonprofit a crescere.
In due parole: identità e utilità!
Simona: Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro? E nel nonprofit?
Luciano: Del mio lavoro gli orari. Del nonprofit una fetta della classe dirigente. Non ce l’ho con nessuno in particolare e non voglio essere ingrato, ma il settore ha bisogno di crescere e anche di farlo in fretta, non tanto per sé, ma per le sorti delle nostre comunità; è una responsabilità importante che richiede impegno e fatica, ma è quello che abbiamo scelto di fare, nessuno è obbligato a stare nel nonprofit.
Simona: Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che oggi ti sarebbe servito?
Luciano: L’inglese!
Simona: Qual è la tua qualità migliore e come ti ha aiutato nella carriera?
Luciano: Curiosità e interesse per le persone. Sono come un bambinoÂ… le persone mi affascinano e mi sorprendono ancoraÂ… sempre.
Simona: Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella vita?
Luciano: In positivo: le esperienze adolescenziali hanno avuto ed hanno un grande ruolo. Se devo andare sulle persone: mia moglie (pazienza e saggezza), i miei figli (stimolo e preoccupazione), i miei genitori (fatica e perseveranza), il gruppo degli Alcolisti Anonimi di Vicenza 1 (scuola di vita) e poi la conoscenza di tante persone generose che non si sono risparmiate consigli e critiche.
In negativo: un po’ di persone che mi hanno deluso perché i comportamenti adottati non erano coerenti con le enunciazioni di principio. Non è sempre necessario parlare perché se una persona si espone, poi deve essere coerente, altrimenti non va bene, né per sé né per l’ambiente, e questo nel nonprofit è ancora più grave.
Simona: Descrivici il tuo giorno “perfetto”.
Luciano: Alzarsi senza sveglia, fare colazione con la mia famiglia, poi tutti sul camper e via in gita!