Professione Fundraiser

Intervista a Riccardo Friede

Intervista a Riccardo Friede

Per il mese di maggio della rubrica “Intervista a un fundraiser” abbiamo scelto di intervistare Riccardo Friede, Responsabile fundraising del progetto “Villaggio Solidale” della Fondazione Cav. Guido Gini Onlus (www.villaggiosolidale.it)

Simona: Da quanti anni lavori nel fundraising?

Riccardo: Uhm, da un buon paio di anni!

Simona: Qual è il tuo ruolo e di cosa ti occupi esattamente?

Riccardo: Sono responsabile dello start-up di fundraising per il progetto “Villaggio Solidale” della Fondazione cav. Guido Gini, mi occupo di formazione e bloggo su www.fundraisingkmzero.it. In tutto questo, cerco di interpretare il fundraising secondo il budget e le particolarità delle piccole organizzazioni non profitÂ… chiamiamolo “fundraising km zero”!

Simona: Cosa ti ha spinto a svolgere questa professione?

Riccardo: Il desiderio di seguire quelle tensioni che fin da piccolo mi dicevano di fare qualcosa di buono per gli altri. Oggi e ogni giorno di più mi sento a mio agio se sono sul campo e con le mani sul pezzo: lavorare nel fundraising mi permette di vivere ogni giorno lì dove ci sono problemi e di collaborare con tante altre persone impegnate a risolverli.

Simona: Di cosa si occupa la tua organizzazione?

Riccardo: Di riportare ai giorni nostri l’antica corte rurale, in cui le persone si aiutavano tutti i giorni per il benessere comune. Tecnicamente, sta sviluppando un progetto pilota di housing sociale che combina il coabitare tra “famiglie solidali” e persone con difficoltà con l’erogazione di servizi alla persona e l’apertura alla comunità locale. Per ora l’unico progetto attivo è questo …ma basta e avanza!

Simona: Parlaci di una campagna o di un progetto a cui stai lavorando in questo momento.

Riccardo: Più che di campagne e progetti, posso raccontarti di come assieme a tanti altri colleghi stiamo sviluppando percorsi di divulgazione e formazione sui temi del fundraising e della cultura del dono. Il campo della formazione mi ha sempre affascinato moltissimo e per questo stiamo lavorando su vari cantieri assieme a Marianna Martinoni, Davide Moro, Giulia Barbieri, Guya Raco, Mattia dell’Era, il team di Socialidarity, Rivista PVSÂ… e ognuno di questi è un progetto a se’! C’è un’aria buona e tante persone eccezionali in giroÂ… il momento è d’oro per fare qualcosa di nuovo!

Simona: Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nel tuo lavoro?

Riccardo: Nella Fondazione cav. Guido Gini è riuscire a stare al ritmo e concentrato sul pezzo quando oltre al fundraising ti devi anche occupare di comunicazione istituzionale, un po’ di amministrazione, ma anche di relazione con gli abitanti del Villaggio Solidale e tutto quel che serve in questa fase “relazionalmente bollente” e determinante per lo start-up del progetto. Nella formazione e consulenza alle piccole organizzazione non profit è far capire che il fundraising è l’ultimo step di un processo di valutazione e assestamento aziendale che è imprescindibile per fare sul serio raccolta fondi: in questo senso, il grande ostacolo non è tanto tecnico, quanto culturale. Con www.fundraisingkmzero.it è trovare argomenti interessanti con regolaritàÂ… le idee sono tante ma scrivere per un blog richiede tanti accorgimenti!

Simona: Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro? E nel nonprofit?

Riccardo: Mi piacerebbe che le organizzazioni non profit, di tutte le dimensioni, fossero più disposte al rischio: il timore di perdere qualcosa, metterci la faccia e di cambiare diventano a volte un limite irragionevole. L’altra cosa sarebbe far passare che “aziendale” e “manageriale” non sono brutte parole, ma approcci che vanno adottati per far crescere sana e robusta ogni organizzazione. Tutto questo perché penso che allora lavorare con le organizzazioni non profit, soprattutto piccole, sarebbe decisamente più semplice! E poi, diciamolo pure: mi piacerebbe un non profit che retribuisse meglio!

Simona: Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che oggi ti sarebbe servito?

Riccardo: Guarda, lo dico sempre: sono un “apprendista fundraiser”, per cui tutto quello che imparo adesso mi serve e servirà alla grande! Una cosa “ante-carriera” è questa: se durante gli anni universitari avessi saputo che esistevano corsi, scuole, master e via dicendo sul fundraising, mi ci sarei avvicinato ben prima all’argomento!

Simona: Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha rivolto un donatore?

Riccardo: Resto sempre meravigliato dei “Grazie” che ricevo dai donatori! Cioè, tu doni e poi mi ringrazi pure? 🙂 Però la volta che sono rimasto più sorpreso è stato quando un imprenditore mi ha rivelato di non aver capito poi tanto bene cosa stava andando a sostenere, ma che sentiva di potersi fidare abbastanza di me e delle persone che c’erano dietro al progetto da impegnarsi comunque con una donazione importante.

Simona: Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella vita?

Riccardo: Ho avuto la fortuna di incontrare buoni maestri nella mia famiglia, nei gruppi di volontariato, nello studio, fra gli amici e volti nuoviÂ… tanti incontri che mi hanno educato alla solidarietà, all’impegno e alla partecipazione. Ma sicuramente sono stati i miei genitori col loro esempio a dare l’impriting!

Simona: Descrivici il tuo giorno “perfetto”.

Riccardo: Ho la fortuna sfacciata di vivere tantissimi giorni perfetti. Quel che fa la differenza in ogni giornata sono le cose più semplici: quattro chiacchiere con una persona cara, un saluto sincero e magari un abbraccio che ti fa ricordare cos’è davvero importante. E fortunatamente nel mio tempo libero, nel mio lavoro e nei miei altri impegni trovo spesso queste cose.