Professione Fundraiser

Lo Zecchino d'Oro lancia il progetto per i senza dimora di Bologna

Parlare con i fundraiser è certamente il modo migliore per capire in cosa consiste il lavoro di raccolta fondi e come si svolge all’interno delle organizzazioni nonprofit italiane. Oggi incontriamo Caterina Fabbro, fundraiser dell’Antoniano Onlus di Bologna.

Sara: Da quanti anni lavori nel fundraising?

Caterina: Da circa 4 anni.

S: Di cosa ti occupi esattamente?

C: All’Antoniano mi occupo di raccolta fondi verso le aziende e le fondazioni, oltre a lavorare alla programmazione della campagna annuale, che è stata lanciata proprio in questi giorni.

S: Due aggettivi che descrivono il rapporto fra aziende e mondo nonprofit

C: Uno che mi piace è “non-può-essere-copia-incolla”.
L’altro è “sfidante”, perché quello fra aziende e nonprofit è un rapporto che mette alla prova i paradigmi, i linguaggi e i modi di operare su entrambi i fronti. Si tratta di un’interessante prova di traduzione e di comprensione reciproca.

S: Spiegaci cosa fa la tua organizzazione.

C: Antoniano Onlus è un’organizzazione con tante anime: lavora a livello internazionale per promuovere progetti dedicati all’infanzia ed è impegnata a Bologna con attività rivolte ai senza dimora: gestisce una mensa, un centro d’ascolto e un riparo notturno. Anche in Italia non mancano le attività per l’infanzia, a Bologna c’è “Antoniano Insieme” un centro per bambini affetti da disabilità e a livello nazionale conduciamo un bellissimo progetto per i bambini in ospedale.

S: Parlaci di una campagna o di un progetto a cui sta lavorando.

C: Mi piacerebbe che lo vedeste prima, eccolo: www.antoniano.it
Questa sì che è stata una bella sfida: si tratta della nostra campagna annuale, che quest’anno abbiamo dedicato alla realizzazione di un centro di accoglienza per i senza dimora a Bologna.
Fin dall’inizio sapevamo che il tema sarebbe stato difficile da comunicare, soprattutto considerando che il grande lancio della campagna per noi è lo Zecchino d’Oro: pubblico nazionale, abituato a sostenere progetti internazionali dedicati soprattutto all’infanzia.
Abbiamo quindi optato per la regola della semplicità. Coinvolgendo i bambini del Piccolo Coro, ci siamo fatti aiutare dalle loro voci a spiegare il progetto nei suoi contenuti più immediati. Abbiamo scelto parole e gesti semplici, che i bimbi hanno compreso e che, per questo, hanno ridato con estrema naturalezza. I risultati? Per ora ce ne sono due importantissimi: abbiamo lavorato in sinergia con tutte le aree di Antoniano (produzione audio-video, trasmissione tv, comunicazione… anche la falegnameria ci ha aiutato), grazie ad una Direzione partecipe e attenta e a colleghi coinvolti è nata una campagna che è davvero il frutto del lavoro di tutti.
L’altro risultato, quello economico, ad una settimana dal lancio è già molto bello, ma su questo ci aggiorniamo a fine campagna.

S: Quali sono i principali ostacoli che affronti quotidianamente nell’attività di fundraising?

C: Il tempo, che non basta mai.

S: Se avessi una bacchetta magica cosa cambieresti nel tuo lavoro? E nel nonprofit?

C: Vorrei dotarmi della capacità di fare più cose contemporaneamente, oppure togliermi la sensazione di non star facendo mai abbastanza.
Qualche cambiamento al nonprofit? Forse un nonprofit più ricettivo ai cambiamenti.

S: Cosa avresti voluto sapere agli inizi della carriera che ti sarebbe servito?

C: Che gli errori servono. Lo sapevo già, in senso teorico, ma non avevo la percezione di quanto servono davvero.

S: Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha fatto un donatore?

C: Un messaggio scritto a mano in risposta ad un mailing “Scusatemi se non faccio abbastanza”.

S: Qual è la tua qualità migliore e come ti ha aiutato nella carriera?

C: La tenacia: è utile per sentire “non adesso” quando ti dicono “no”.

S: Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella tua vita?

C: Mi hanno influenzato i posti in cui ho vissuto, i luoghi in cui ho lavorato.
Nel lavoro mi hanno influenzato soprattutto le persone che stanno dietro alle piccole organizzazioni nonprofit, quelle che nascono ed esistono per rispondere alla semplice esigenza di “non restare a guardare”.

S: Descrivi il tuo giorno perfetto o preferito.

C: Il giorno in cui tiri le fila di un progetto a cui hai lavorato da tempo, in cui lo vedi diventare realtà, inizi a comunicarlo e ti accorgi che viene capito, che coinvolge e piace. Ma forse preferisco il giorno in cui, quel progetto, inizi a pensarlo, non sapendo ancora quale forma prenderà, ma vai avanti, fidandoti della cosa fondamentale e cioè della sua sostanza.