Trend del Terzo Settore

Lotterie benefiche, l’Italia perde in partenza

In Inghilterra proporre l’acquisto di biglietti di lotterie benefiche attraverso il mailing cartaceo è un’opportunità concreta. Nel nostro Paese è l’ennesima mancata.

Un bell’esempio di raccolta fondi oltre Manica

Oltre Manica, le nonprofit hanno la possibilità di raccogliere finanziamenti spedendo ai propri sostenitori un blocchetto di biglietti della lotteria, rigorosamente numerati, provvisti di matrice e personalizzati con il logo dell’organizzazione.  I destinatari, oltre ad acquistarli, possono venderli a loro volta a parenti e amici annotando i dati degli acquirenti  nella matrice dei biglietti. Quest’ultima, verrà poi rispedita alla charity attraverso la busta di ritorno preaffrancata inclusa nel mail pack. Il gioco è fatto. In questo modo, la nonprofit otterrà non solo finanziamenti ma anche nominativi per ampliare il proprio database. Per poter predisporre una raccolta fondi questo tipo, l’organizzazione deve registrarsi ad un ente garante.

 

Un metodo facile, veloce, efficiente.

In Italia sarebbe possibile? Con la normativa vigente no!

Nel nostro Paese, infatti, per le lotterie benefiche sono fissate limitazioni stringenti sia di carattere fiscale che geografiche. Di fatto, viene circoscritto il raggio di azione di queste iniziative a livello comunale o provinciale. Lanciare, dunque,  lotterie, tombole o pesche di beneficenza di respiro nazionale è vietato ed anche rimanendo entro i confini locali, l’asticella d’azione deve essere al di sotto di precisi limiti economici. A fissarli sono il decreto 430 del 2001, così come il decreto legge 269 del 2003.

Attenzione dunque:
– i biglietti delle lotterie possono essere venduti esclusivamente nel territorio provinciale dove si svolge la manifestazione e il loro ammontare complessivo non può superare i  51.645,69 euro;

– per quanto riguarda la tombola, la vendita delle cartelle, deve essere circoscritta esclusivamente nel comune in cui la tombola si estrae e nei comuni limitrofi e i premi posti in palio non devono superare, complessivamente, i  12.911,42 euro;

– anche i biglietti di pesche e banchi di beneficenza possono essere venduti esclusivamente nel territorio comunale in cui si effettua la manifestazione e il ricavato massimo consentito per singola manifestazione è 51.645,69 euro.

Oltre ad una serie infinita di documentazione da presentare e la necessità di mettersi in regola anche con il fisco, è necessario ottenere anche il nulla osta per l’iniziativa. In caso contrario, il legale rappresentante dell’ente rischia di “vincere” un soggiorno di 1 anno in galera.

Ma perché non possiamo fare lotterie benefiche come in Inghilterra? Perché non possiamo sfruttare anche noi le potenzialità offerte da lotterie e raccolte fondi a premi? Perché ancora una volta ci troviamo a correre con una palla al piede?