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I 5 tipi di storie
Lo storytelling per il fundraising è il cuore della raccolta fondi nel nonprofit. Non solo illustrano il lavoro dell’organizzazione, ma creano connessioni emotive con i donatori, trasformando dati complessi in narrazioni coinvolgenti.
Ma quali storie funzionano meglio? E come utilizzare le ricerche più recenti per ottimizzare il tuo storytelling per il fundraising?
In questo articolo, esploreremo:
I 5 tipi di storie fondamentali per lo storytelling per il fundraising, con esempi pratici.
I dati chiave della ricerca di Penelope Burk (2021 e 2013) su cosa vogliono davvero i donatori.
Come integrare il concetto di “verità” nello storytelling per il fundraising
7 domande per raccogliere storie di donatori e trasformarle in strumenti di fidelizzazione.

La storia del problema: mostrare l’urgenza
Perché donare? Per risolvere un problema. Ma per convincere i donatori, devi descriverlo in modo chiaro e convincente.
Elementi chiave:
Il problema: Esempio. “In Italia, 1 bambino su 10 vive in povertà alimentare”.
Perché persiste: Cause strutturali (es. disoccupazione, mancanza di servizi).
Perché altri non lo risolvono: Limiti di risorse o approcci inefficaci.
Il tuo valore unico: Esempio. “Il nostro programma di pasti scolastici garantisce che nessun bambino studi affamato”.
Esempio reale:
“Marco, 8 anni, spesso salta la colazione perché sua madre lavora dalle 5 del mattino. Grazie alla nostra mensa scolastica, ora ha un pasto caldo al giorno e i suoi voti sono migliorati del 30%.”

La storia dell’impatto: dimostrare il cambiamento
I donatori vogliono vedere i risultati. Secondo il Burk Donor Survey Report del 2021:
Oltre il 70% smetterebbe di donare se non riceve aggiornamenti sull’impatto.
Preferiscono storie concrete (es. “Abbiamo costruito un pozzo in Kenya”) rispetto a statistiche generiche.
Come strutturare la storia:
Prima e dopo: “Prima del nostro intervento, il 50% degli studenti abbandonava la scuola. Ora, il tasso è sceso al 10%.”
Effetto a catena: “Un solo nuovo pozzo ha ridotto le malattie del 60% e permesso alle donne di avviare piccole attività.”
Dati visivi: Foto del pozzo, video testimonianze.
Tra i consigli che possiamo darti:
Comunica subito l’impatto, anche prima che il donatore contribuisca.
Invia report semestrali con storie di beneficiari (no gergo tecnico).

La storia per distinguersi dalla folla
In un settore affollato, la tua voce deve emergere. Devi avere una prospettiva unica.
Esempio:
“Mentre altre organizzazioni distribuiscono cibo, noi insegniamo alle comunità a coltivare orti resilienti ai cambiamenti climatici. Perché? Perché abbiamo visto troppi progetti fallire per mancanza di sostenibilità.”
Perché funziona:
Mostra competenza unica (sai cosa non funziona).
Crea identità (“Sosteniamo chi risolve le cause, non i sintomi”).

La storia dei valori: connettersi alle emozioni
I valori guidano le donazioni. Una storia basata su “giustizia”, “dignità” o “uguaglianza” può motivare più di qualsiasi statistica.
Esempio per un’organizzazione anti-violenza:
“Per noi, credere alle donne non è un’opinione. È un dovere. Perché nel 90% dei casi, chi denuncia sta dicendo la verità. E perché nessuna dovrebbe scegliere tra il silenzio e l’umiliazione pubblica.”

La storia della donazione: la prova sociale che funziona (con 7 domande)
Niente convince più di un donatore soddisfatto.
Oltre ai ringraziamenti e agli aggiornamenti, un modo potente per rafforzare il legame con i donatori è condividere le loro storie di donazione. Queste storie sono una prova sociale incredibile che ispira altri (donatori e non) a sostenere la tua causa. Puoi utilizzarle nelle newsletter, sui social media e persino nelle prossime campagne di fundraising.
Ecco le 7 domande che puoi porre ai donatori quando raccogli le loro storie:
1. Come hai conosciuto la nostra organizzazione?
2. Cosa ti ha spinto a fare la tua prima donazione?
3. Perché continui a sostenerci con piacere?
4. Quale programma/progetto preferisci sostenere e perché?
5. Quale cambiamento speri di contribuire a realizzare?
6. Se dovessi convincere qualcuno a donare a questa causa, cosa gli diresti?
7. Cosa vorresti che tutti sapessero su questa missione?
Esempio:
“Ho donato perché mia figlia ha avuto un tumore. Voglio che nessun genitore si senta solo come mi sono sentito io. E so che i miei soldi vanno direttamente ai reparti pediatrici.”
Fare storytelling nel 2025
Cosa vogliono davvero i donatori? Ci sono alcune ricerche che ogni fundraiser dovrebbe conoscere. Le organizzazioni non profit vivono di donazioni, ma capire cosa motiva veramente i donatori è spesso una sfida complessa. Grazie alle ricerche continue di Penelope Burk, esperta di fundraising e autrice di “Donor-Centered Fundraising”, possiamo finalmente avere dati concreti su come comunicare con i sostenitori in modo efficace.
Lo studio “The 2021 Burk Donor Survey Report”, condotto da Cygne Research, ha intervistato 16.000 donatori statunitensi e canadesi tra il 2020 e il 2021. Questo ampio campione ha offerto informazioni preziose su:
Comportamenti di donazione
Motivazioni dei donatori
Aspettative verso le organizzazioni nonprofit
Ma ciò che rende questa ricerca particolarmente interessante è il confronto con i dati del 2013, permettendoci di vedere come sono cambiate le tendenze nel tempo.
Cosa è emerso? Ecco i dati chiave che dovresti conoscere.

Trasparenza e comunicazione: numeri in crescita
Nel 2013, il 58% dei donatori avrebbe smesso di sostenere un’organizzazione senza aggiornamenti sull’impatto del loro contributo. Nel 2021 questa percentuale è salita al 70% – un aumento significativo che dimostra come la trasparenza sia diventata sempre più importante.
Cosa è cambiato e cosa ti serve sapere per migliorare il tuo storytelling?
I donatori vogliono più storie visuali (foto e video) oltre ai tradizionali report testuali.
Le comunicazioni personalizzate (email e lettere) battono i social media in termini di efficacia.
Perché altri non lo risolvono: Limiti di risorse o approcci inefficaci.
Le statistiche generiche lasciano il posto a storie concrete di beneficiari aiutati.

Fidelizzazione: piccoli miglioramenti, grandi opportunità
Cosa funziona?
Un semplice “grazie” entro 48 ore aumenta la fidelizzazione del 40%
Report chiari e privi di gergo tecnico sono fondamentali
I programmi di sostegno continuativo danno ottimi risultati

Generazioni a confronto: il divario digitale persiste
⭢ I giovani donatori (Millennials e Gen Z):
Donano più frequentemente rispetto alle generazioni precedenti
Il 45% partecipa a campagne peer-to-peer
Preferiscono piattaforme digitali per donare e ricevere aggiornamenti
⭢ I donatori over 55:
Restano cruciali per major gifts e planned giving
Donano importi maggiori, ma meno frequentemente
Preferiscono ancora comunicazioni tradizionali
Per ogni fundraiser, comprendere queste dinamiche significa poter costruire strategie più efficaci, che rispondano alle reali esigenze dei donatori. E in un settore sempre più competitivo, questo può fare la differenza tra una campagna di successo e una deludente
Storytelling è dire la verità
Nella comunicazione nonprofit, le storie non sono semplici strumenti di fundraising, ma potenti mezzi per portare alla luce verità scomode e dare voce a chi non ne ha. Questo è particolarmente vero per le organizzazioni che lavorano su temi di giustizia sociale, dove raccontare significa spesso rompere il silenzio su ingiustizie sistemiche.
Perché le storie contano
Le narrazioni hanno il potere unico di:
Fare luce su realtà sconosciute: mostrare esperienze che molti potrebbero non incontrare nella propria vita
Creare empatia: far comprendere prospettive diverse dalle proprie
Mobilitare all’azione: trasformare la consapevolezza in sostegno concreto
Prendiamo il caso delle organizzazioni che combattono la violenza di genere. Quando condividono storie reali di sopravvissute, non stanno solo raccogliendo fondi – stanno sfidando una cultura che troppo spesso minimizza o nega queste esperienze.
La sfida: quando le storie vengono messe in discussione
Purtroppo, non tutte le storie vengono accettate allo stesso modo. Alcune narrazioni, specialmente quelle che sfidano lo status quo, incontrano resistenza:
1. Sessismo: le testimonianze di donne vengono spesso messe in dubbio o sottoposte a scrutinio eccessivo
2. Pregiudizi: la tendenza a credere a chi detiene posizioni di potere
3. Privilegio: l’incapacità di riconoscere problemi che non si vivono in prima persona
Un esempio emblematico? Quante volte abbiamo sentito dire “ma è davvero successo?” di fronte a racconti di violenza, mentre si dà per scontata la credibilità dell’accusato?
Strategie per un storytelling efficace
Come organizzazioni, dobbiamo chiederci: come possiamo usare le storie per creare cambiamento reale?
⭢ Con il pubblico già sensibile:
Rafforzare la comprensione del problema
Mostrare l’impatto concreto del loro sostegno
Trasformarli in ambasciatori della causa
⭢ Con chi è scettico:
Usare dati che corroborino le esperienze raccontate
Trovare punti di contatto attraverso valori condivisi
Mostrare le conseguenze sistemiche del problema
La domanda cruciale: vale la pena investire energie nel convincere chi rifiuta a priori la nostra verità? Forse è più produttivo concentrarsi su chi è già aperto al dialogo, ma non ancora completamente informato.
Il potere trasformativo delle storie
Quando un racconto rompe il silenzio su un’ingiustizia, fa più che raccogliere fondi:
Dà dignità alle esperienze delle persone
Sfida narrazioni dominanti ingiuste
Crea ponti tra mondi diversi
Per le organizzazioni nonprofit, questo significa che ogni storia condivisa è un atto di advocacy, oltre che di fundraising. La sfida è trovare il modo di raccontare che unisca, invece di dividere, e che trasformi la consapevolezza in azione concreta.
Conclusione: quando le storie creano ponti e cambiano il mondo
Dopo aver esplorato i diversi tipi di storie per il fundraising e analizzato cosa realmente vogliono i donatori, arriviamo al cuore del nostro discorso: il potere trasformativo dello storytelling nel non profit.
Le storie dei donatori rappresentano molto più che semplici testimonianze – sono la linfa vitale che alimenta il ciclo virtuoso del fundraising. Quando condividiamo queste narrazioni:
Diamo volto e cuore alla nostra missione, trasformando numeri in volti ed esperienze
Creiamo connessioni tra chi dona e chi beneficia del sostegno
Costruiamo comunità di persone unite dagli stessi valori
Le 7 domande che abbiamo visto non sono semplici strumenti di intervista, ma chiavi per aprire porte emotive:

Rivelano il momento di svolta che ha portato alla prima donazione

Mostrano il legame emotivo che si crea nel tempo

Fanno emergere le speranze condivise per un futuro migliore
Ecco perché raccogliere e condividere queste storie è così potente: “Quando Marco racconta perché sostiene il nostro centro antiviolenza, non parla solo di soldi donati – parla di sua figlia, delle sue paure, della speranza che altre donne possano trovare aiuto. Questo trasforma gli altri da semplici ascoltatori in potenziali alleati”.
Ma c’è di più. In un mondo dove i dati spesso lasciano indifferenti, le storie:
Smuovono coscienze più di qualsiasi statistica
Rendono tangibile l’impatto del sostegno
Superano pregiudizi e resistenze al cambiamento
Per questo, nelle nostre organizzazioni, raccontare storie non è solo fundraising: è restituire dignità, rompere isolamenti, è – in ultima analisi – fare giustizia sociale.
Come fundraiser, abbiamo il privilegio di essere tessitori di narrazioni che:
Comunica subito l’impatto, anche prima che il donatore contribuisca.
Trasformano atti individuali in movimenti collettivi
Scrivono, giorno dopo giorno, una storia più grande di giustizia e solidarietà
La prossima volta che raccoglierai una testimonianza, ricordati: non stai solo documentando un caso di successo. Stai alimentando un potente motore di cambiamento sociale, dove ogni voce conta e ogni storia può ispirare una rivoluzione silenziosa nel cuore di chi ascolta.
Perché in fondo, ciò che conta non è solo ciò che facciamo, ma il racconto che ne facciamo – perché è quel racconto che moltiplicherà il nostro impatto nel mondo.
(Ispirato da Storytelling nonprofit)