Professione Fundraiser

Volontariato e fundraising: intervista a Paolo Balli

Proseguendo nella raccolta delle voci dei protagonisti del terzo settore, di coloro che quotidianamente vivono la sfida di crescita e miglioramento di un ambito dagli impatti fondamentali per il sistema sociale ed economico, Alberto Cuttica, partner di ENGAGEDin (www.engagedin.net) ha posto le ormai consuete domande a Paolo Balli, Direttore di Cesvot, il Centro Servizi per il Volontariato della Toscana, a cui aderiscono 3.349 associazioni di volontariato, alle quali Cesvot fornisce servizi gratuiti di formazione, consulenza, comunicazione, così come previsto dalla legge che nel 1997 ha istituito i Csv.

Direttore, Lei opera in un settore che costituisce quasi la “spina dorsale” del nonprofit, cioè il volontariato. Le associazioni di secondo livello, come i Centri di Servizio Volontariato, svolgono il preziosissimo ruolo di coordinamento e supporto delle migliaia di realtà operanti sul territorio nazionale. Ci vuole dare una sua fotografia del ruolo del non profit e delle soluzioni per uscire dal perenne stato di emergenza? 

Da quando i Centri servizi per il Volontariato sono nati ad oggi, non solo il volontariato, ma tutto il terzo settore è cresciuto in termini di numeri e di importanza. Non sempre a questa crescita di quantità si è accompagnata qualità e consapevolezza del ruolo assunto. Oggi al Terzo Settore viene chiesto un “supplemento d’anima”: non solo crescere, creare lavoro, rispondere ai bisogni della comunità, ma anche recuperare il senso etico della propria missione, la straordinaria originalità della sua proposta.

Se le dico fundraising, cosa mi risponde?

E’ una condizione, uno strumento necessario per essere liberi. Contare sulle donazioni significa anche liberarsi dall’abbraccio, a volte troppo stretto, del finanziamento derivante da risorse pubbliche. Oggi poi che queste si sono notevolmente contratte, significa anche riscoprire il gusto di render conto alla comunità del proprio operato, del senso della propria missione e di come la si sta realizzando. Non esiste fundraising senza accountability.

Nel nostro Paese la cultura della raccolta fondi, quella non solo legata a bandi di finanziamento e a erogazioni da parte del pubblico, è ancora decisamente immatura rispetto ad altre realtà, in particolare di matrice anglosassone. Perché, secondo lei?

C’è stato, e forse c’è tutt’ora, un pregiudizio diffuso verso il fundraising “scientifico”. Molti ritengono che basti chiedere per ricevere e spesso non si accorgono che i messaggi che trasmettono sono o incomprensibili o incoerenti. E’ un po’ come per la comunicazione: tutte le organizzazioni nonprofit comunicano se stesse, poche lo fanno bene, in modo coerente, con continuità.

Ecco perché abbiamo pensato di inaugurare il 2014 con un nuovo progetto che offre alle associazioni toscane strumenti online e offline per migliorare la propria visibilità e capacità di reperimento di nuovi volontari e di nuove risorse economiche. “Porto Volontario”, questo il nome del progetto, offre alle associazioni di volontariato della Toscana una rete virtuale e reale per la ricerca di volontari, per la raccolta fondi, per lo scambio e la condivisione di informazioni e attività. Alle associazioni basterà iscriversi alla piattaforma web http://cesvot.uidu.org per accedere a tutti servizi di “Porto Volontario” e ci auguriamo che in molte approfitteranno di questa occasione!

Il rapporto fra nonprofit e profit è spesso caratterizzato da una costante difficoltà. Mondi così lontani?

Non così tanto come certi stereotipi tendono a descriverli. La capacità dell’altro di comprendere la nostra identità dipende molto da come la decliniamo noi stessi e da come la presentiamo agli altri. Purtroppo molte organizzazioni del Terzo settore credono ancora che basti autodefinirsi “buoni” per riuscire credibili e convincenti nel proporsi al mondo delle imprese.

Un pregio, un punto forte del suo settore su cui puntare per valorizzare il non profit?

Ne dico tre: passione, competenza, credibilità. Non c’è oggi volontariato – serio – che possa prescindere da queste “impronte genetiche”

In 10 parole, un suo sogno per la società di domani.

Solidarietà, inclusione, multiculturalità, legalità, coerenza, impegno, servizio, merito, passione. La decima è: subito!

Alberto Cuttica – ENGAGEDin