Articolo Cosa Cambia Nelle Grandi Donazioni
Trend del Terzo Settore

Cosa cambia nelle grandi donazioni? Un nuovo trend da studiare

In questo articolo

Facciamo un esempio, ipotizziamo che dobbiamo chiedere una donazione a MacKenzie Scott? Non sai chi è MacKenzie Scott?
Per molti è l’ex moglie di Jeff Bezos, il co-fondatore di Amazon proprio insieme a MacKenzie.
E la caratteristica di MacKenzie è che ha immaginato un modo nuovo di fare filantropia,  illuminato e originale.
Ha a sua disposizione il patrimonio (circa 65 miliardi di dollari) derivante dalla suddivisione con Jeff Bezos, co-fondatore (insieme a lei) di Amazon, da quando hanno divorziato.
È considerata oggi la terza donna più ricca del mondo.

Come dicevamo, la modalità di fare filantropia di MacKenzie Scott è nuova.
Non esiste uno schema in cui incasellare, non esiste un consulente che ti possa dare la ricetta magica, perché ancora non si è ben capito il suo metodo.

Non c’è nessun dubbio che la ricchezza di ogni persona è il frutto di uno sforzo collettivo, di quelle strutture sociali che per alcuni rappresentano una grande opportunità mentre per altri un ostacolo alla vita sociale.

L’obiettivo di MacKenzie sembra proprio quello di ridurre il divario tra chi ha e chi non ha: questo è dimostrato anche dal fatto che buona parte delle donazioni da lei effettuate hanno come obiettivo quello di aumentare l’equità in varie aree dello sviluppo della persona e della società (reddito, salute, identità sessuale, razza).

MacKenzie Scott sta facendo qualcosa di originale e di cui c’è bisogno.
Nessuno ha ancora ben capito, come e con quali criteri stia donando il suo patrimonio, anche se sembra che l’approccio sia molto più semplice del previsto. Eccolo qua:

1

Analizzo a fondo la tua nonprofit, se vedo che hai fatto bene e che c’è spazio per farti crescere, eccoti allora i fondi per farlo.

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Non ci sono fogli da compilare, non ci sono report da fare.

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Ci fidiamo di te, vai avanti.

Questo è un approccio completamente rivoluzionario, perché di solito l’approccio delle fondazioni e dei filantropi è “Non ci fidiamo di te, devi dimostrare che sei capace”.

Tutte le altre fondazioni lavorano con la preoccupazione (in alcuni casi persino un obbligo) di conservare il proprio patrimonio, per cui le donazioni che fanno sono come delle scommesse su cui però puntano sempre somme limitate, e con grandi esitazioni .

Nei pochi casi in cui le fondazioni fanno una grande elargizione, allora riempiono il beneficiario di numerosi e pesanti obblighi di rendicontazione da rispettare.

Non c’è nulla di sbagliato in tutto questo, sia chiaro (anche se forse è considerato un approccio un po’ vecchio), ma MacKenzie vuole fare diversamente.

4 consigli per capire l’approccio rivoluzionario della MacKenzie

Il “metodo MacKenzie” lo possiamo sintetizzare in quattro punti:

1

Non mi contatti tu, ti contatto io. Non esiste un sito o un indirizzo a cui contattare il “fondo” (che poi in realtà non è un fondo). FALSO! Era vero fino al 2022, poi è stato creato un sito https://yieldgiving.com/ che però rispetta tutti i canoni della McKenzie, per cui non fornisce informazioni su come puoi presentare richiesta di contributo, ma fornisce informazioni sulle donazioni fatte e sul processo di selezione. 

2

Le relazioni sono importanti. Molte delle nonprofit che hanno ricevuto fondi dalla McKenzie avevano già una relazione pre-esistente con lei.

3

Non ti preavviso, quando decido lo saprai. La donazione arriva senza preavviso, solitamente non ha dei vincoli e si viene avvisati via email.

4

Non mi fornisci tu i dati ma me li cerco io. In prima istanza sono io, MacKenzie, che li analizzo tramite i miei collaboratori.

L’approccio rivoluzionario è che non sei tu fundraiser, che devi fare richiesta di contributo, ma “è lei che ti trova”. Anche se tramite l’amico dell’amico riuscissi a trovare il suo indirizzo e-mail personale o quello del team di advisor che la segue nell’iniziativa filantropica, non crediamo che ti risponda o che ti rispondano.

La MacKenzie in un suo post dice che il suo team di lavoro per selezionare 384 organizzazioni nonprofit ha ascoltato suggerimenti da centinaia di esperti, fondatori e leader di organizzazioni nonprofit e volontari con decine di anni di esperienza.

Sono partiti da 6.490 organizzazioni e fatto ricerche approfondite su 822. Di queste 438 sono state sospese in quanto non c’era evidenza dell’impatto o di capacità manageriali specifiche o per fare ulteriori approfondimenti.
In questo modo non eliminano tutti i rischi di fare una donazione ad un’organizzazione nonprofit che magari non se lo merita, però ne eliminano molti.

Ma l’affermazione più forte che fa è la seguente:

Le organizzazioni nonprofit sono cronicamente sottocapitalizzate e non riescono a concentrarsi sul loro scopo in quanto da una parte devono svolgere il grande lavoro del fundraising e dall’altra devono sottostare ai requisiti di reportistica che i donatori desiderano ricevere.

Per cui il vero ruolo della filantropia per la MacKenzie è quello di dare alle nonprofit meritevoli una iniezione di capitali tale da concentrarsi sulla propria mission.

E’ un approccio che mette al centro l’ente nonprofit ma dà anche grandi responsabilità a chi fa l’erogazione.

L’approccio di MacKenzie, ma lo vorremmo definire metodo MacKenzie, mette in capo a chi eroga i fondi una enorme responsabilità, in quanto basa la fiducia verso l’ente beneficiario sulla base di analisi, interviste, ma senza una progettualità precisa, espressa dalla nonprofit.

E se ci stai seguendo nel ragionamento, occorre chiedersi: “perchè le nonprofit devono inventarsi continuamente nuovi progetti per ricevere fondi?”

E’ possibile uscire dal “progettificio” a cui sono costrette moltissime organizzazioni nonprofit e valutare la nonprofit per quello che fa veramente?

Se la missione della nostra organizzazione nonprofit è quella di fare un servizio di doposcuola gratuito per i figli e figlie di persone in difficoltà economica e per svolgere questo servizio affitto un locale, pago dei professori, acquisto della cancelleria, perché per trovare finanziamenti da parte di fondazioni dobbiamo per forza inventarmi nuovi progetti?

E’ un po’ come quando si va dal medico specialista: in Italia la filantropia è ancora di questo tipo, sembra che voglia sempre nuovi progetti e gli manchi l’approccio olistico.

Che in parole significa finanziare la missione (e le spese generali) piuttosto che finanziare sempre nuovi progetti.

Quale impatto hanno le donazioni “alla MacKenzie” sulle organizzazioni nonprofit?

Un report del Center for Effective Philanthropy (CEP) ha studiato l’impatto che le donazioni fatte dalla MacKenzie hanno avuto.

Le donazioni “alla MacKenzie” sono donazioni di fatto senza vincoli e a tutti gli effetti sono  grandi donazioni.

Innanzitutto sono donazioni di considerevole importo: le organizzazioni che Center for Effective Philanthropy ha contattato, hanno ricevuto donazioni dalla MacKenzie tra $ 1 milione e $250 milioni. Una media nettamente superiore a quella di altre fondazioni che CEP ha nel suo database il cui ammontare medio di donazione è di $100 mila dollari.

Dal report sono uscite altre informazioni interessanti:

1

I leader delle organizzazioni nonprofit finanziate descrivono la donazione come una occasione per trasformare l’organizzazione e specificamente:

– l’83% dei leader intervistati sostiene che questa donazione permetterà di raggiungere la mission;

– il 63% ritiene che la donazione permetterà una stabilità finanziaria dell’organizzazione;

– il 64% ritiene che la donazione rafforzerà significativamente la capacità organizzativa della nonprofit.

2

I leader delle organizzazioni sostengono che questa donazione ha un impatto strategico ovvero:

– un cambiamento di schema mentale: dalla scarsità di risorse all’abbondanza;

– un senso di sollievo e di possibilità di “respirare”: un po’ come avere “meno l’acqua alla gola” e potersi concentrare su aspetti importanti della leadership dell’organizzazione;

– una spinta ad investire in innovazione e a rischiare.

3

Le organizzazioni nonprofit stanno usando la donazione ricevuta per:

– migliorare o espandere i servizi già esistenti, assumendo nuovo personale, migliorando gli stipendi del personale;

– dando stabilità finanziaria alla stessa organizzazione;

– colmare quei buchi nei budget dovuto alle donazioni vincolate che altri donatori hanno fatto (per donazioni vincolate si intende una donazione, di solito una grande donazione che ha un vincolo specifico di utilizzo);

– rispondere alle emergenze.

4

Ad oggi, primo anno della ricerca triennale di CEP, pochissime organizzazioni hanno registrato un calo di entrate nelle donazioni a seguito della grande donazione ricevuta. Anzi riportano che questa donazione porta con sè un messaggio molto importante per gli altri grandi donatori ovvero quello di avere più fiducia nelle organizzazioni nonprofit a cui già donano.

Si potrebbe adottare questo approccio in Italia?

Forse non in questo momento.
L’Italia sembra troppo legata, nel suo tessuto economico e sociale, al cosiddetto “clientelismo”, (Banfield lo definisce nel suo famoso libro, “Familismo amorale”). E la mia impressione è che anche il mondo della filantropia e del fundraising, non ne sono del tutto esenti.

Per clientelismo si intende un dare e un avere che non è integrabile, né nel concetto di dono, né in quello di fundraising.

Certo, anche da noi abbiamo filantropi illuminati, forse anche fondazioni private illuminate, sicuramente non abbiamo un caso delle dimensioni della MacKenzie, né si può registrare un approccio di tale profondità (almeno così appare) scientifica, né di dimensioni economiche.

Dall’altra parte ancora molte organizzazioni nonprofit sono deficitarie per quanto riguarda informazioni basilari di trasparenza: bilanci, report dei progetti, organigramma, costi della struttura.

Ma non dobbiamo sicuramente arrenderci.

Continuare a diffondere sia la cultura del dono che quella del fundraising, anche attraverso il Festival del Fundraising e il Master in Fundraising, da parte di fundraiser, consulenti, docenti, prepara il terreno per una rivoluzione culturale che potrà arrivare in Italia.