Mai come ora la raccolta fondi ha un ruolo chiave per aiutare in questo momento di emergenza sanitaria. Come spesso accade nelle emergenze, la raccolta fondi è anche sotto i riflettori dei media. Per questo è essenziale che chi raccoglie fondi sia etico e affidabile.
Ben vengano le iniziative di raccolta fondi spontanee. La vicinanza sociale che si genera davanti a momenti come quello che stiamo vivendo, è molto positiva e va sostenuta. Il desiderio di essere utili spinge i cittadini a raccogliere, donare, fare volontariato. Per questo bisogna difenderlo e nurtirlo, non si può dimenticare che chi fa raccolta fondi deve garantire professionalità e trasparenza. I donatori devono sempre pretendere etica, impatto e affidabilità.
Il caso Codacons sollevato da Fedez (su cui Master e Associazione Festival del Fundraising, sostengono il cantante) è un esempio di quello che può accadere se mancano chiarezza e trasparenza, sia nella gestione dei fondi raccolti, sia nella comunicazione ai donatori. Sfruttare l’emergenza come strategia per ottenere click, visibilità e donazioni, per poi dirottare i fondi su altra causa (indipendentemente da quale essa sia) è scorretto.
Inoltre, forse ancora più grave, questa non chiara gestione dei fondi raccolti, mette tutta la categoria nonprofit in cattiva luce. La storia ci insegna che episodi di questo tipo, innescano una crisi di fiducia che colpisce in modo indistinto per tutto il settore e rischiano di compromettere le campagne di raccolta fondi di tutti.
Quello che deve insegnarci questo fatto di attualità è la necessità per settore nonprofit, di attrarre professionisti, che abbiano sempre chiaro l’obiettivo sulla raccolta e l’uso che verrà fatto delle donazioni. La generosità e la fiducia degli italiani vanno trattate con rispetto, ricambiate con la massima trasparenza.
Facciamo un esempio molto pratico. Se abbiamo bisogno di un medico, di un idraulico o di un commercialista, a chi ci rivolgiamo? All’amico, che non ha una qualifica e una reale competenza, ma solo ha tanta buona volontà o a un professionista con una comprovata esperienza? Ecco, lo stesso ragionamento dovremmo farlo per il nonprofit e in particolare per il fundraising. Solo in questo modo potremo fare in modo che i donatori smettano di sentirsi presi in giro. E che in generale si smetta di essere diffidenti verso il lavoro delle organizzazioni nonprofit.