avventura tra charity shop e fundraising
Storie di nonprofitTecniche di Fundraising

London Calling: un’avventura tra charity shop e Fundraising innovativo

Recentemente ho fatto un viaggio a Londra  con le mie figlie: un viaggio di piacere dopo tanti anni in cui mi sono mancate le grandi strade, i negozi, il cibo, i musei, la vita che esprime questa bella metropoli.

È stato, sorprendentemente ma non troppo, anche un viaggio nel fundraising, da quando sono atterrato all’aeroporto a quando sono ripartito.

E ho pensato che in Italia il fundraising ha ancora tanta strada da fare, negli ultimi 20 anni è cresciuto tantissimo ma deve permeare ancora di più il tessuto sociale, deve essere ovunque e deve conquistarsi ancora più spazi. 

Più visibilità al fundraising significa dare la giusta importanza alla raccolta fondi.

Questa visibilità va però conquistata, pensata, applicata e comporta rischi, tentativi, occasioni.

Insomma, per crescere il fundraising italiano può e deve osare di più.

Tabella dei Contenuti

Al mio arrivo: il fundraising che non ti aspetti

Al mio arrivo a Victoria Station mi sono trovato davanti un banchetto della Royal British Legion, la più grande organizzazione di beneficenza delle Forze Armate del paese, con 180.000 membri e 110.000 volontari.

In effetti devo dire che lo spiegamento di volontari ai banchetti di questa organizzazione era impressionante: non li ho trovati solamente nella stazione dei treni ma anche nelle stazioni della metropolitana e anche in entrambi gli aeroporti londinesi che ho utilizzato.

poppy royal british

Ogni anno in Novembre questa organizzazione distribuisce dei fiori di papavero di carta (da leggere la descrizione di come hanno reso sostenibile l’evento utilizzando la carta per far produrre questo gadget, la trovi qui alla voce “the new plastic free poppy”) per raccogliere fondi per le persone che hanno servito le forze armate e che sono in situazioni di difficoltà.

Poppy

Poppy Donation

Tra shopping e fundraising: fai vedere che doni e vendi di più

A Londra non può mancare la visita alle vie dello shopping e ai principali grandi magazzini: il colosso Primark con i suoi prodotti a basso prezzo attira folle oceaniche.

In mezzo alle corsie sommerse da prodotti di ogni genere non poteva non esserci un bel promemoria che ricorda come Primark dona ogni anno un milione di sterline alla ricerca contro il cancro.

Una donazione che si accompagna anche alla vendita di specifici prodotti di biancheria intima per le donne operate di tumore al seno.

Qui dunque non possiamo parlare direttamente di fundraising, ma di una filantropia che si accompagna volentieri ad un marketing di prodotti dedicati a persone affette da patologie specifiche.

La figura dell’organizzazione nonprofit passa in secondo piano mentre è in risalto la donazione filantropica fatta: ad onor del vero guardando il sito viene scritto che intanto hanno donato 250mila sterline donate ad alcune organizzazioni operanti in vari paesi come Irish Cancer Society  €50k in Irlanda, Breast Cancer Now £100k in Gran Bretagna, US Living Beyond Breast Cancer $50K negli Stati Uniti, Institut Gustave Roussy €30k in Francia, Deutsche Krebshilfe €30k in Germania e AECC €30k in Spagna.

primark donations

Sempre vagando per la città mi sono imbattuto in questa libreria particolare in quanto in vetrina non esponeva solamente dei libri ma molto chiaramente dettagliava la sua mission

La missione di Second Home è quella di coltivare la creatività e l’innovazione, motivo per cui abbiamo aperto questo spazio progettato dagli architetti spagnoli SelgasCano. Ogni aspetto della libreria è progettato per aiutarti a scoprire nuovi libri e idee, e incoraggiare il pensiero interdisciplinare.“

libreria bookshop

Curioso no? Un negozio, gestito da una B Corp, che copia il modo di fare delle nonprofit inserendo in vetrina una mission chiara e rivolta al cliente.


Per aiutarti a scoprire nuovi libri e idee” è o non è delineare chiaramente cosa tu stai facendo per soddisfare il tuo cliente?

Porta il fundraising dov’è l’interesse del donatore

Chi è stato a Londra sa che anche se si è buoni camminatori (come siamo io e le mie figlie) è necessario comunque muoversi con i mezzi pubblici. Io ho deciso di utilizzare sia la metro sia i battelli sul Tamigi. E anche qui entra in gioco il fundraising.

In ogni stazione dove si fermano i battelli ci sono delle sale d’aspetto: come sai, a Londra a volte tira un bel vento e piove spesso dunque una sala che ti protegge dalle intemperie risulta utile nell’attesa del mezzo di trasporto. 

Quale migliore occasione dunque di pensare di fare una donazione che abbia a che fare con l’elemento acqua?

Una donazione al Royal National Lifeboat Institution, la più grande organizzazione inglese dedicata al salvataggio in mare, che ha soccorso, nei suoi 200 anni di storia, oltre 140.000 persone.

La donazione era possibile esclusivamente tramite carta di credito direttamente da questa postazione che vedi nella foto. La raccolta fondi si avvicina dunque al donatore laddove il suo interesse / desiderio (piacere di navigare sul fiume) sta avendo compimento.

lifeboats donation

Anche lo spirito vuole il suo fundraising

Non poteva mancare la donazione ad una chiesa locale: mi ero recato ad una funzione domenicale e ho potuto vedere fuori dal cancello che recintava la chiesa questo bel cartello, che indica chiaramente come la chiesa locale non è solo preghiera ma anche comunità e giustizia sociale. Dunque non limita il suo campo d’azione nell’ambito della fede ma lo amplia.

Entrati nella chiesa, di fianco al battistero, su un tavolo c’era un totem (lo vedete nella foto con lo schermo azzurro) dove si poteva fare una donazione direttamente tramite un’apposita strumentazione che accettava carte di credito.

st george in the east

st george in the east inside

Entrati nella chiesa, di fianco al battistero, su un tavolo c’era un totem (lo vedete nella foto con lo schermo azzurro) dove si poteva fare una donazione direttamente tramite un’apposita strumentazione che accettava carte di credito.

Posso anche confessarti che, nella zona di Londra dove avevo preso la casa in affitto, c’era una moschea.

Anche qui fare fundraising era possibile e veniva fatto sulla strada. In pratica accanto alla moschea c’erano gli uffici e sulla porta di ingresso, ben visibile dalla strada, era stato montato un totem per raccogliere donazioni con carta di credito ed era stata inserita una vetrofania che invitava a donare.

Fare fundraising vuol dire anche qui avvicinarsi al donatore che può donare non tanto nel momento della celebrazione quanto in un momento differente, se si vuole anche più privato, la somma che ritiene opportuna.

Mangiare sociale fa bene al fundraising

Quando sei alla ricerca di un buon caffè e vuoi visitare un bellissimo mercato come Borough Market ti trovi davanti un progetto come quello di Change please: un’impresa (che ha anche un’omonima fondazione che fa raccolta fondi ovviamente!) i cui profitti vanno ad aiutare le persone senza dimora ad essere formate come baristi, fornendo loro tutto ciò di cui hanno bisogno per cambiare vita – un lavoro retribuito dignitosamente, alloggio, terapia psicologica, conto bancario e opportunità di impiego futuro.

Sono andato varie mattine a prendere un caffè in questo mercato e ogni mattina l’unico chiosco del caffè (e ce ne sono vari) che aveva sempre la fila era quello di Change please…ci sarà un motivo per cui profit, sociale e nonprofit assieme danno buoni risultati?

borough market

E mentre bevi il caffè non vuoi passeggiare nel parco?

In effetti se c’è una bella giornata di sole cosa c’è di meglio che passeggiare in aree verdi a Londra? Oppure visitare una fattoria cittadina?

Anche in questo caso come puoi vedere la raccolta fondi non si fa attendere: puoi donare anche qui con carta di credito inquadrando un qr code e sostenere Spitalfields City Farm, una fattoria urbana creata e gestita da un’organizzazione nonprofit che dal 1978 opera in un’area di londra densamente abitata e multiculturale.

Nella richiesta di fondi viene subito evidenziato a cosa serviranno i fondi raccolti: richiesta che velocemente si collega allo scopo principale dell’organizzazione ovvero avere cura di quegli animali che compongono la fattoria urbana e che fanno parte di tante iniziative di educazione e crescita della comunità locale.

spitalfields city farm

Mentre mangi... puoi anche donare!

In effetti se c’è una bella giornata di sole cosa c’è di meglio che passeggiare in aree verdi a Londra? Oppure visitare una fattoria cittadina?

Come poteva mancare anche una raccolta fondi mentre stai addentando un panino di Mc Donald?

Non si tratta a dire il vero di una richiesta di fondi ma di una descrizione di cosa quest’azienda fa dal punto di vista del riciclo delle stoviglie usate nei fast-food che diventano terreno di gioco per le aree gioco costruite grazie alla Fondazione Ronald Mc Donald. (Fondazione che come sappiamo fa comunque raccolta fondi e che dunque indirettamente viene pubblicizzata grazie a queste tovagliette di carte messe su ogni vassoio).

roland mcdonald

Ma perchè lo shopping non può essere solidale?

Se sei stato a Londra sei stato anche a Portobello Road, vero?

Anche io, ovviamente, ci sono stato e ho notatoche sono ben presenti charity shop di grandi organizzazioni nonprofit: sto parlando di British Red Cross, Oxfam, Cancer Research Uk, Save the Children.british redcross

È giusto che queste organizzazioni spendano soldi in affitti e personale (laddove non volontario) per essere presenti in una delle vie più visitate di tutta Londra?

Io credo che il fundraising debba esserepresente ovunque…mi aspetto charity shop in Via Montenapoleone a Milano o nelle vie / gallerie più alla moda di tutte le città italiane. 

Il fundraising italiano è pronto per fare anche questo passaggio che non è solamente un investimento finanziario, ma un passaggio culturale? 

È pronto a giustificare maggiori costi in cambio di maggiore visibilità, contatti e donazioni?

O dobbiamo “accontentarci” di charity shop che sembrano nati dallo sgombero di cantine?

mary's living and giving

cancer research uk

Una lezione di vita: fai fundraising là dove il tuo beneficiario ha bisogno

Stavo passeggiando un mattino presto su un ponte di Londra alla ricerca di una farmacia che mi vendesse dei cerotti per le vesciche (eh si, perchè ho fatto camminare molto le figlie!). 

Mi cade l’occhio su una serie di biglietti. Sono chiaramente “fatti a mano”, plastificati, legati a più punti della balaustra di un ponte a Londra e dicono:

La tua vita è fatta per vivere, non per sopravvivere. Fai in modo che valga

(e poi un numero verde..chiaramente immagino per evitare che la gente si butti da un ponte)… che bel gesto… che bel modo di essere vicino a chi ha bisogno.

Talk To Us (1)

Di questo biglietto mi ha sorpreso la semplicità, la delicatezza ma anche l’estrema professionalità: un biglietto bianco, un nastro rosso, due colori ben visibili.

Non era un cartellone pubblicitario ma un messaggio messo là dove c’è bisogno di leggerlo, là dove può cadere l’occhio prima che tu prenda una decisione definitiva per la tua vita.

life worth living

Come fare fundraising per la cultura

Alla National Gallery mi hanno colpito due cartelli che invitavano a donare. Il primo era accanto ad un totem per fare donazione con carta di credito

“Il tuo supporto ci aiuta a condividere la nostra arte con tutti, gratuitamente”.

national gallery

Il secondo cartello invece invita a fare un lascito, anzi, nel museo è proprio stato dedicato uno spazio alla promozione dei lasciti.

Prima di tutto accanto ad alcuni dipinti come quello qui sopra si trovava una piccola targa grigia che dice “Le donazioni nel testamento hanno aiutato ad assicurare questo dipinto alla nazione”.

Concetto che purtroppo in Italia non avrebbe eco ma che in Gran Bretagna risuona anche in altre parti del museo. Infatti, come anticipavo precedentemente, in un’area dedicata è possibile trovare uno schermo con l’elenco di tutti coloro che hanno fatto un lascito alla National Gallery, lo stesso elenco è disponibile anche in versione cartacea.

national gallery paint

Unitamente anche ad una chiara ed evidente promozione dei lasciti che non sono un lascito al museo ma una donazione alla Nazione!

your gift to the nation

Non ci sono molti commenti da fare perchè in un museo pubblico vedere permeato così profondamente il fundraising non può fare che piacere. Non si tratta solamente di volantini, cartelli, totem per donare o invitare a donare ma anche indicazioni precise di ciò che già è stato fatto con i lasciti testamentari (e lo dicono a fianco di tantissimi dipinti esposti!)

Conclusione

Vorrei concludere questo mio viaggio con questa scritta che ho trovato sopra un charity shop di Crisis.org che si batte per i diritti e il supporto delle persone senza tetto.

La scritta non è nulla di originale “Together we will end homelessness”, ma è importante quanto è visibile, chiara, distinguibile da tutti gli altri negozi.

Perchè i charity shop devono essere locali che attirano, che conquistano con il loro messaggio positivo: non sono “negozi della carità” (come suona male in italiano questa traduzione!) ma negozi che permettono poi di compiere azioni di carità e aiuto verso i beneficiari.

together we will end homelessness

Abbiamo sicuramente da imparare dal fundraising oltre il Canale della Manica!

Ti devo anche confessare che una volta arrivato all’aeroporto per tornare in Italia dovevo sbarazzarmi delle tante monete che mi erano rimaste. 

Una volta fatto il check-in nella sala dove dovevo attendere il volo secondo te chi aveva preparato un banchetto con la possibilità di donare anche in denaro contante e anche tanti gadget da prendere “in cambio” della donazione?

La risposta la trovi nella foto qui…il fundraising può e deve essere veramente dovunque.

poppy appeal