I Salari Nel Fundraising Sono Un Problema
Professione Fundraiser

I salari nel fundraising sono un problema e lo dice Netflix

È sera, dopo cena, sono stanco, giornata faticosa. Mi siedo sul divano, c’è la televisione accesa e mia figlia che guarda una serie su Netflix.

La serie (l’ho scoperto dopo) si chiama The Bold Type e narra la storia di tre amiche che lavorano in una rivista di moda.

Non seguo molto l’evolversi della puntata, quasi me ne disinteresso…quando, ad un certo punto, un dialogo tra le tre amiche mi ha fatto sobbalzare sul divano.

La scena è la seguente: le tre amiche si sono incontrate per dare una mano ad una di loro che è alla ricerca di un nuovo lavoro. Una di esse dice all’amica disoccupata:

“Ma perché non trovi lavoro nel nonprofit?

e la risposta dell’amica in cerca di lavoro è un fulmine a ciel sereno: 

Vorrei che quei salari potessero coprire il mio mutuo, ma è un sogno! Che fine ha fatto il nonprofit?”

In un attimo mi sono risvegliato dal torpore post cena e ho chiesto a mia figlia di tornare indietro per rivedermi per bene la scena. Non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie… stiamo parlando di una serie giunta alla quinta stagione…prodotta negli Stati Uniti e diffusa in tutto il mondo…e gli autori sono riusciti a inserire un dialogo di questo tipo?!

Cerca di comprendermi: non sono arrabbiato ma sono stupito, sorpreso che ormai il fatto che il nonprofit “paga di meno” è diventato talmente uno standard, persino negli USA, che ne si fa materia di un dialogo di una serie televisiva!!!
Abbiamo creato un mostro! La politica salariale del nonprofit ha creato un mostro!!!

"Perché non lavori nel nonprofit?" ce lo dice anche Netflix...
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Perchè è necessario che tu investa nella tua organizzazione

Considera solo questo: le persone della tua organizzazione sono il carburante che fa funzionare tutto. Se stai cercando di educare i bambini, curare i malati, sfamare gli affamati o aiutare i poveri, nulla accade senza la tua infrastruttura interna.

Ecco il problema spiegato ancora più semplicemente: le organizzazioni non profit si trovano di fronte a un dilemma fondamentale continuamente, quando gli viene donatoun euro si domandano se spenderlo per quella missione urgente? Per la programmazione? Oppure per potenziare la propria infrastruttura?

Andiamo più nello specifico: i bambini – beneficiari degli interventi della tua organizzazione – hanno bisogno di aiuto ora. L’acqua si sta inquinando ora. I malati hanno bisogno disperato.
Tutti vogliono spendere ogni centesimo possibile sul programma, per i beneficiari. E questo è positivo.

Ma l’altro lato della medaglia dice che se non spendi una parte di ogni euro sull’infrastruttura della tua organizzazione, allora non sarai mai veramente in grado di crescere. Non sarai mai in grado di espandere il tuo lavoro per raggiungere più persone.

Resterai esattamente sulla strada che stai percorrendo ora.

Le organizzazioni intelligenti comprendono che devono investire in se stesse. Devono costruire un’organizzazione forte ed efficace se vogliono sopravvivere, crescere e prosperare.

E non c’è scelta.

Cosa succede se non investi nella tua organizzazione

Non investire o investire poco è controproducente: spesso infatti vi sono slanci nelle organizzazioni nonprofit verso grandi campagne di raccolta fondi magari legate ad un progetto interessante. Il problema reale è che spesso le organizzazioni non sono strutturate internamente perchè – nel tempo – non hanno fatto investimenti adeguati.

Spesso si assume un consulente o una società di consulenza credendo che mettano ordine laddove invece regna il disordine: l’organizzazione ha grandi progetti per raccogliere donazioni ma poi si scopre che l’ufficio di raccolta fondi è sottodimensionato, che i fundraiser sono pochi e mal retribuiti.

Oppure si scopre che il team di lavoro non ha la formazione o le risorse necessarie per capire come gestire i donatori e ottenere ciò di cui avevano bisogno da esso.

Perché l’ufficio di raccolta fondi aveva difficoltà? Perché i leader dell’organizzazione non avevano mai dedicato il tempo, l’energia e le risorse necessarie per sviluppare la propria infrastruttura organizzativa e di raccolta fondi.

Se vai avanti dicendo “Non possiamo permetterci di pagare stipendi competitivi o ricompensare adeguatamente le nostre persone” otterrai:

  • scarse performance rispetto di fondi raccolti;
  • un alto tasso di turnover del personale.

E’ giunta dunque l’ora di avere uno sguardo diverso per il futuro della tua organizzazione nonprofit.

Guarda al futuro

Vogliamo continuare ad andare avanti con codici etici e policy interne che “si impegnano a contenere il divario tra la retribuzione più bassa e quella più alta”…? Ma che senso ha? Realmente pensiamo che ai nostri donatori interessi sapere che il direttore generale di una ong prende solo sei volte di più di chi risponde al call center?

O vogliamo iniziare a capire che va cambiato il modello, lo status quo salariale nel nonprofit e nel fundraising?

Possiamo dire che va premiato il merito? Ma come lo misuro il merito? Eccetto le grandi organizzazioni nonprofit come fanno le piccole-medie organizzazioni nonprofit che non hanno un ufficio risorse umane a gestire questo aspetto così delicato? Formiamo i direttori, i presidenti su come valutare le performance? Facile a dirsi, difficile a farsi anche perchè stiamo parlando di realtà che spesso hanno consigli di amministrazioni di volontari.

Guardiamo insieme al futuro? Nel 2006, per cui 16 anni fa (non proprio l’altro ieri) negli USA una ong innovativa Charity:water ha creato un modello che è ancora oggi un esempio.

Il 100% dei costi di struttura sono pagati, dal 2009, da un pool di donatori (denominato The Well), mentre altri donatori dell’ente (riuniti sotto la sigla “The Pool”) coprono i costi degli incentivi ai dipendenti dell’organizzazione che vengono erogati sotto forma di azioni di altre società.

In questi 16 anni in cui Charity Water ha implementato il suo modello che permette di destinare il 100% delle donazioni ai progetti, cosa si è fatto culturalmente nel mondo del fundraising?

Esistono ancora casi e ne aveva segnalato uno anche Massimo Coen Cagli (qui trovi il riferimento) di enti che pagano il fundraiser a percentuale e addirittura solamente se raccoglie dei fondi.

Quando lo capiremo che va retribuito il merito, la performance e di conseguenza agiremo a livello formativo nelle nonprofit per adeguarci? Quando faremo come Charity:water? Molti mi dicono che in Italia non è possibile…magari è vero..magari no…qualcuno ci ha mai provato? Ricordo che il fondatore di Charity: water faceva il PR nei locali di New York, non veniva certo da un background legato al nonprofit e al fundraising.

Apriamoci a nuovi modelli, contagiamoci, ma non rimaniamo impassibili..altrimenti scene (come quelle che ti ho fatto vedere in premessa!) come quelle che ho visto nella serie televisiva continueranno ad essere lo standard.

Cosa devi fare ora

In breve: investite nell’infrastruttura per alimentare la macchina della raccolta fondi. È il vostro motore per la crescita.


Non potete permettervi di NON investirci. L’infrastruttura è uno dei beni più preziosi della vostra organizzazione.

Crescete la vostra infrastruttura e espanderete la vostra raccolta fondi, e di conseguenza la vostra capacità di avere un impatto duraturo e potente.