Festival Durante Covid
Storie di nonprofit

La risposta dei festival culturali al Covid

Il 2020 è stato un anno di transizione per i festival: la pandemia ha imposto revisione di format, budget, rapporti con i sostenitori.

Ma esattamente, com’è andato il 2020 per tutte quelle organizzazioni che concentrano il lavoro di un anno un festival? Che cosa è cambiato per loro? Come hanno organizzato le loro attività e come hanno gestito la loro sostenibilità?

Proviamo a rispondere a questa domanda con i dati di una ricerca che ha messo in evidenza una grande reattività da parte degli organizzatori e una spinta al passaggio online. Insieme, purtroppo, a nuove criticità e fattori critici per la sostenibilità dei festival.

Cosa troverai in questo articolo

La ricerca

Effettofestival

Effettofestival da anni analizza i festival di approfondimento culturale, seguendone l’evoluzione e la diffusione nel nostro Paese.
L’indagine del 2020, a cura di Giulia Cogoli e Guido Guerzoni e finanziata da Banca Intesa, è stata svolta nei mesi di settembre e ottobre 2020.

La ricerca ha coinvolto 87 festival italiani

Ha analizzato come hanno reagito alla pandemia: dallo sviluppo del formato “ibrido” (svolgimento in presenza e online), ai possibili scenari futuri.

Analisi Del Campione

Festival e contributi locali

In Italia i contributi pubblici che sostengono i festival sono piuttosto consistenti.
Tuttavia esiste un’importante compagine di sostenitori privati, per molti versi variegata e complessa:

  • Non esiste un codice unico di definizione dei parteneriati: patrocini, partenariati tecnici, media partner, sponsor.
  • Non è sempre facile distinguere se si tratta di erogazioni liberali o se dietro ci sia un contratto di sponsorship.
  • In molti casi ad aziende nazionali si affiancano, tra i sostenitori, negozi locali, aziende multiutility locali, ad esempio operanti nel mondo dell’energia, creando una sorta di microeconomia locale legata al festival.
  • Per quanto riguarda alcuni festival, in particolare quelli cinematografici, spesso tra le fila dei sostenitori troviamo le Casse di Risparmio.

Dal locale al digitale

Il 2020 è stato un anno particolare che, come abbiamo sperimentato in molti, ha obbligato i festival a spostarsi sull’online.
Ma che cosa vuol dire spostarsi online? Che cosa è successo ai festival? Il passaggio online ha aperto.

Ha aperto a un nuovo pubblico culturale.

Ha aperto perché ha abbattuto barriere economiche e geografiche e i festival sono diventati fruibili da chi non ci sarebbe mai potuto arrivare fisicamente.

Ha aperto perché da festival esclusivamente in presenza c’è stata un ‘accelerazione dell’online e la maggior parte di quelli che si sono realizzati hanno optato per il formato ibrido (presenza+online).


I risultati

Il 48% dei festival ha adottato un sistema “ibrido”, mentre il 7% ha indetto una doppia edizione, una digitale nelle date originariamente previste e una in presenza in un momento successivo, quasi sempre estivo.

I risultati ottenuti dalle versioni e/o coedizioni digitali sono stati decisamente incoraggianti.
A titolo di esempio, i partecipanti collegati in remoto in live streaming per ogni singolo evento in programma sono stati mediamente superiori a 1.000 per il 32% dei festival, una cifra quasi 10 volte superiore dell’omologa media degli eventi in presenza. Bisogna tenere conto però che nel 2020 le edizioni in presenza sono state penalizzate, se non decimate, dalle restrizioni imposte con le ordinanze anti-assembramento.

I budget

Il budget è diminuito per il 68% dei festival.
Un festival su 3 (30%) afferma che la variazione è inferiore al 25%, mentre per il 54% del campione ammonta al 25-60%.
Si inserisce o aumenta il peso di alcune voci, legate alla digitalizzazione del festival, alle spese per la prevenzione sanitaria e la comunicazione, quest’ultima cresciuta mediamente di più del 20%.

Diminuiscono le voci legate all’ospitalità degli artisti, alle trasferte dello staff, alla locazione degli spazi.

Gli sponsor

Criticità

Questo parziale abbattimento dei confini geografici dovuto al digitale ha creato diverse criticità.
Qual è il nodo? Il nodo è che se prima il pubblico dei festival era, spesso, anche il target dei potenziali o dei già clienti degli sponsor il nuovo pubblico non lo è.
Alcuni sponsor hanno lasciato delle tipologie di festival -cinematografici, ad esempio- perché hanno cambiato ambito di intervento, passando principalmente all’ambito sanitario.
Alcuni si sono trovati a loro volta in condizioni critiche, per cui è venuta meno la possibilità di sostenere soggetti terzi.

Nuove soluzioni

Alcuni però sono rimasti e grazie alla proattività anche degli organizzatori dei festival si sono trovate nuove modalità:

Sono stati fatti accordi con enti pubblici per promuovere comunque il territorio anche online.
Ad esempio alcuni festival hanno incluso nell’acquisto online del biglietto/abbonamento, un buono per una notte sul territorio, senza data di scadenza, “usufruibile quando i viaggi saranno di nuovo concessi”.
Altre aziende hanno mandato al pubblico sostenitore e ai partecipanti al festival, prodotti di merchandising con il doppio obiettivo di promuovere e sostenere il festival e di sponsorizzare la propria azienda.

Come si sta riorganizzando l’offerta

L’online non si sostituisce in alcun modo alla live experience, però la creatività di molti organizzatori, la capacità di mettersi in discussione e di cercare di vedere l’online come “prodotto diverso”, togliendolo dal senso di surrogato e vivendolo come presente, come qui e ora, ha permesso anche di scovare nuove identità e di non spezzare la catena pubblico fidelizzato, festival, territorio, creata in anni di lavoro.

I metodi di intervento sulla pianificazione dei festival emersi dalla ricerca  sono molti.

Ecco alcune delle idee che sembrano emergere con maggiore frequenza:

  • La ricerca di una maggiore interazione digitale con il pubblico;
  • L’impiego di piccoli formati, in quanto più sostenibili in termini di costi e più adatti al web;
  • Un maggiore coinvolgimento del territorio, anche con festival diffusi o iniziative multi-sede. Ad esempio attraverso il coinvolgimento di piccoli Comuni limitrofi alla sede centrale del festival;
  • L’estensione del programma e/o anticipazioni del festival;
  • La differenziazione dei contenuti tra online e in presenza sin dalla progettazione dei festival;
  • La proposta di nuovi format in presenza, rimodellati sulla base delle emergenti regole ed esigenze del pubblico;
  • Il potenziamento degli archivi digitali;
  • La presenza su canali di comunicazione complementari, come web TV o radio;
  • L’offerta di laboratori speciali di formazione del pubblico (dedicati, ad esempio, alla comunicazione e all’editoria);
  • Il coinvolgimento delle scuole del territorio, prassi estremamente utilizzata dai cinematografici.