Intrecciando il filo magico delle storie
Nell’era digitale in cui siamo immersi, le storie hanno assunto un ruolo di primo piano come veicolo di comunicazione e connessione.
Il mondo è affamato di narrazioni coinvolgenti, di racconti che ispirino, educhino ed emozionino. Il potere delle storie, noto come storytelling, è stato riconosciuto da tempi immemorabili, ma oggi, grazie alla tecnologia e alla globalizzazione, è diventato un potentissimo strumento universale di comunicazione.
Ne parliamo con Cristiano Carriero, fondatore, insieme ad altri 3 soci di La Content, un’agenzia di consulenza e formazione che organizza, tra gli altri, anche il Festival dello storytelling che, tra l’altro si terrà il 27-28 ottobre prossimo a Bari (qui trovi tutte le informazioni).
L'intervista a Cristiano Carriero
Le domande:
Cos’è e cosa non è fare storytelling?
Cristiano: Storytelling è comunicare attraverso delle storie, è una richiesta che nasce dal mercato perché le persone desiderano una comunicazione più vera, raccontata meglio, più vicino a quello che “si vuole sentire”.
Purtroppo per molti che lavorano nel mondo della comunicazione o del marketing lo storytelling è confuso con il voler ammaliare, con raccontare delle storie che sono a tutti gli effetti solo delle bugie (si veda l’uso distorto che se ne fa in politica). Lo storytelling, per noi professionisti, è invece un modo per tirare fuori dei concetti, dei valori che sono alla base delle teorie della comunicazione.
Puoi farmi un esempio di come può nascere un buon storytelling?
Cristiano: Prendo spunto direttamente dall’agenzia che ho fondato. Noi siamo un’agenzia che ha sede nel Sud Italia, cosa non scontata perchè il Sud è spesso associato, in termini di lavoro, come un luogo da cui si emigra e non in cui si ritorna.
Noi siamo partiti organizzando un evento denominato Bari Capitale Digitale (BCD): un evento dedicato alla possibilità di venire a Bari a lavorare, soprattutto grazie alle istituzioni e alle aziende che investono a Bari (grandi aziende tech e non tech). Il nostro obiettivo è stato quello di incentivare le persone a venire / tornare a Bari a lavorare anche in smart working, sull’esempio di simili iniziative che si sono svolte in città come Liverpool o Manchester accolgono persone a lavorare.
Da qui poi è nato l’hashtag Mare a sinistra e una comunicazione che ha coinvolto anche la Regione Puglia. Mare a sinistra è un’espressione che dentro ha molto dello storytelling: è quello che ci diciamo quando torniamo a casa, quando scendendo lungo l’autostrada dal nord il nostro mare è sempre a sinistra. Tre parole che racchiudono il ritorno alle origini, a casa ma anche la possibilità di lavorare laddove sono le proprie origini.
Fundraising e storytelling che cosa hanno in comune?
Cristiano: Prima di tutto ti devo dire che il fundraising è una tematica che mi appassiona molto e che conosco da vicino.
Sono due parole che hanno in comune un difetto dovuto al fatto che vengono dalla lingua inglese: sono parole che non stanno simpatiche. A volte si preferisce usare il termine narrazione che però è legato alla fiction ovvero a narrare qualcosa che può anche non essere vero o non aderente alla realtà.
Lo storytelling significa invece comunicare attraverso delle storie, ma comunicare la realtà.
Alessandro Baricco dice “prendete la realtà, ispiratevi ai fatti, tutto il resto è storytelling”: il nostro obiettivo – facendo storytelling – non è quello di raccontare solo storie ma di parlare di fatti, di comunicarli, insieme alle storie.
Storytelling vuol dire scrivere con equilibrio: se tendi a ipernarrare il prodotto viene meno, ti resta solo la storia. Se inserisci troppi fatti diviene tutto troppo razione, se inserisci troppa storia eccedi con le emozioni.
Ma lo storytelling è solo per le grandi aziende?
Cristiano: Lo storytelling non è una prerogativa delle grandi aziende corporate, vale anche per le nonprofit più piccole.
Il vantaggio di essere più piccoli vuol dire avere la possibilità di poter lavorare su contenuti più sartoriali: difficile trovare grandi organizzazioni nonprofit che nelle loro newsletter condividono contenuti che “lato storytelling” ti facciano dire “wow!”
Le piccole realtà hanno a volte attenzioni maggiori verso i beneficiari e riescono a trovare più facilmente storie da raccontare.
Storie che possono contribuire all’obiettivo che rimane sempre quello di raccogliere fondi ricordiamocelo.
Le grandi nonprofit invece hanno come obiettivo quello di fare awareness e farsi trovare dappertutto e non sempre riescono a centrare l’obiettivo di fare un buon storytelling.
Hai alcuni consigli da dare ai fundraiser che muovono i primi passi nello storytelling?
Cristiano: Certamente, ho in mente tre consigli per i fundraiser da applicare nelle loro organizzazioni nonprofit. Partiamo sempre dal presupposto che la capacità di raccontare storie sta poi anche nei singoli: magari in una giornata scrivi tanto e ti impegni tanto a scrivere ma ti sei domandato, come fundraiser, se tutto quello che fai è coerente con quello che vuoi comunicare? Ecco i miei consigli:
- Primo consiglio: prendi tutto quello che scrivi (social, email, newsletter) e domandati se sono solo informazioni o se stai raccontando una storia. Per capirci io intendo per mera informazione quando dici ad un donatore / lettore di fare un’azione specifica ma senza raccontare una storia vera.
- Secondo consiglio: sai qual è il tuo obiettivo? E’ una domanda dove non si può rispondere “dipende”, devi sapere cosa vuoi ottenere. Vuoi che ti legge ti risponda? Vuoi fare commuovere? Vuoi fare arrabbiare? Sai cosa vuoi dall’altro? Ogni singolo contenuto che proponi ha un obiettivo? Tu sai qual è? Devi domandarti se stai provando a fare qualcosa con un obiettivo preciso.
- Terzo consiglio: avere una grande storia. Se la grande storia regge posso declinarla, se non regge è impossibile declinarla. Se non ce l’hai, la devi carcare.
Parliamo di intelligenza artificiale e storytelling? Vanno a braccetto o sono destinati a convivere forzatamente?
Cristiano: Dobbiamo considerare l’intelligenza artificiale come un alleato per le nostre storie. L’intelligenza artificiale va soppesata nel suo utilizzo perché non sa connettere le storie come sappiamo noi umani: ci permette dall’altra parte di smaltire tanti lavori (come documenti burocratico/amministrativi) e di poter dunque dedicare più tempo a fare raccolta fondi o storytelling!
Dal mio punto di vista l’intelligenza artificiale potrà sicuramente dare una grande mano allo storytelling, ad esempio nello sviluppo di immagini e grafiche adeguate: la prossima frontiera sarà sicuramente quella di avere dei prompt adeguati a suggerire all’umano dei contenuti interessati per fare storytelling.
Il mondo digitale ha innalzato il ruolo delle storie come veicolo di comunicazione e connessione. Siamo affamati di narrazioni coinvolgenti che ispirino.. Il nostro dibattito con Cristiano Carriero ha svelato come lo storytelling sia fondamentale per comunicare in modo autentico, sia per le aziende che per le organizzazioni nonprofit.
Il futuro del storytelling sarà plasmato dalla tecnologia, inclusa l’intelligenza artificiale. Questo alleato potrà migliorare il lavoro dei professionisti della comunicazione, ma l’arte di creare storie coinvolgenti rimarrà umana.
Il messaggio finale è chiaro: lo storytelling è un potente strumento di comunicazione che continuerà a unire il mondo digitale con la narrazione tradizionale. Stai pronto a scrivere e condividere storie che lascino un’impronta duratura.