Marketing Per Il Nonprofit
Chi dona e perché dona

Marketing per il nonprofit: come mettere al centro il donatore

Si parla tanto di marketing per il nonprofit e di logiche del marketing al servizio del fundraising.  Pensare in modo strategico, definire tattiche e impostare l’operatività sono infatti le basi essenziali per una corretta attività di fundraising.
Ma a quali modelli di marketing è bene che si ispiri il nonprofit?

In questo articolo vedremo quali sono i modelli del marketing moderno a cui fare riferimento. E quali sono i principali punti in comune tra marketing e fundraising.

Cosa troverai in questo articolo

Pensare il nonprofit in  modo strategicodefinire il target e studiare una comunicazione efficace sono ormai elementi fondamentali per una organizzazione che voglia avvicinare e fidelizzare i propri donatori.
Tuttavia, come spiega Patrice Simonnet, vice-direttore generale del FAI  e docente di marketing e fundraising al Master in Fundraising, bisogna fare si fa  riferimento a una visione del marketing che ponge al centro il consumatore (o meglio, il donatore).

Diversi modelli di marketing

Interruption Marketing

L’approccio tradizionale del marketing si fonda sull’idea di attirare la nostra attenzione.

Questo principio è alla base di azioni che viviamo quotidianamente, come ad esempio lo spot televisivo che passa durante il nostro programma preferito o la chiamata di telemarketing che interrompe un pranzo di famiglia.

Si tratta di quello che Seth Godin, pioniere del marketing americano, ha chiamato Interruption Marketing.

Permission Marketing

A questo modo di fare marketing se ne contrappone un altro, in cui il consumatore non è più costretto (a volte anche in modo fastidioso) a dirigere la propria attenzione su un altro oggetto.
Al contrario, viene invece invogliato con incentivi ad accettare volontariamente l’advertising che gli viene proposto.
 
Il Permission Marketing mira a raggiungere solo coloro che hanno espresso un interesse circa il prodotto, ad esempio manifestando l’intenzione di sapere più informazioni a riguardo.

In questo si stabilirà una relazione più profonda con l’individuo, aumentando le probabilità di vendita.

Marketing e fundraising

Questo modo di fare marketing, non i ricorda niente?

Il modello di permission marketing, richiama concetti tipici del Fundraising.
Come quest’ultimo, infatti, non si focalizza sul prodotto o sul denaro, ma sulla persona.

In questo tipo di marketing per il nonprofit e nel fundraising, ciò che assume maggiore importanza è quello che piace e interessa all’essere umano con cui si interagisce, senza creare un fastidio, ma nutrendone la curiosità e prendendosene cura in una relazione che deve essere vera e profonda.

Fundraising is not about money, it’s about people! 

Questa affermazione è essenziale per il fundraising. Ed anche per questa attitudine a porre il donatore al centro, che alcuni sostengono che il fundraising nasca dal marketing.

La piramide del fundraising

In particolare, la filosofia alla base del permission marketing, che è strettamente attinente con il fundraising , si basa sull’idea di “trasformare gli estranei in amici e gli amici in clienti”. O donatori, nel nostro caso.
Si tratta, dunque, di investire le proprie energie di marketing e comunicazione nel costruire una relazione stabile e duratura tra il cliente e l’organizzazione. Questa relazione è anche alla base di tutte le strategie di fundraising. Ad esempio, una persona che decide di fare un lascito solidale, non è forse un estraneo che è diventato un donatore e infine si è fidato talmente nato dell’organizzazione da diventarne un amico? 

Storie vs investimenti

Il fundraising si stente spesso un fratello minore del marketing, generalmente a causa della differenza di budget e investimenti messi a disposizione di un’azienda rispetto a  un’organizzazione non profit. Ma se iniziassimo a valutare con più attenzione la teoria del permissione marketing, non potremmo affermare che noi fundraiser ci troviamo in una posizione di forza? Abbiamo dalla nostra le storie, gli ideali, i valori su cui costruire la nostra relazione con il donatore.