In questo ultimo anno abbiamo vissuto, più o meno tutti, la nuova esperienza dello smartworking. La casa si è trasformata in ufficio, i confini tra pubblico e privato sono diventati ancora più sottili.
Anche il modo di fare fundraising è cambiato. Oggi le videocall sono all’ordine del giorno. Non solo con i colleghi, ma anche con i donatori.
In questo contesto, che cosa cambia nel rapporto con i donatori? Possiamo incontrarli, seppur da lontano, con un’aria più ‘familiare’?
Nuovi modi di incontrarsi
Questo ultimo anno ha anticipato quello che immaginavamo sarebbe successo in un futuro lontano. Le riunioni in Zoom, Google Meet, Hangouts, ecc. sembravano una sorta di Odissea nello Spazio. Eppure sono arrivate.
Piattaforme che prima non conoscevamo o che usavamo poco, sono diventati i nuovi strumenti del lavoro quotidiano. Anche per fare fundraising oggi, non si può più rinunciare alle videocall. Con i colleghi, ma anche con i donatori. Tutto sommato però, sembra che ce la stiamo cavando piuttosto bene.
Professionali anche da casa
La casa e l’ufficio sono diventati una cosa sola. Superate le scene imbarazzanti delle prime settimane, oggi non è più ammissibile che nello schermo appaia il cesto di biancheria sporca, la bottiglia di vodka della sera prima, il gatto sdraiato sulla tastiera o il famigerato outfit ‘camicia sopra, mutande sotto’.
La pratica ormai è consolidata e siamo tutti bravi (complice qualche tool extra per filtrare sfondi e illuminazione del viso) ad apparire il più professionali possibile, anche da casa.
Come cambierà il fundraising fatto con le videocall? Il valore aggiunto che possono darci questi strumenti è veramente quello di apparire professionali anche a casa?
Le conference call hanno, in buona parte, sostituito gli incontri fisici con i donatori.
Quello che prima si faceva dal vivo, ora lo si fa online. Ma se, nella difficoltà di ripensare l’approccio con i donatori, si aprisse una nuova possibilità?
Entrare nelle case
Con le piattaforme di videocall si entra nelle case delle persone. Si sfonda la porta del quotidiano e anche il fundraiser è obbligato a mettere sul piatto la sua verità.
Si tratta di uno scambio da una persona a un’altra persona. Quel libro sullo sfondo, il gatto che cammina sulla tastiera o il cesto della biancheria, ci portano immediatamente su un piano di equità.
Non siamo più ‘l’organizzazione che chiede’ e ‘il donatore che ascolta’. Siamo due persone che si stanno mettendo in gioco. Che vivono situazioni forse simili nella vita di tutti i giorni (come appunto, i panni che non si lavano da soli).
Che si spendono per una causa comune.
Ovviamente non si tratta di apparire poco seri, non preparati e non professionali. Si tratta di essere veri e nel mondo del nonprofit, in genere, la verità paga.
Aumentare gli incontri
Inoltre, le videocall ci permettono di ampliare il range dei donatori che posso incontrare. Gli incontri con i donatori si sono sempre limitati a un élite super selezionata di grandi donatori.
Le videocall permettono a un’organizzazione di fissare appuntamenti anche con tutti quei donatori a cui, vuoi per distanza geografica, vuoi per gestione del tempo, normalmente si sarebbe fatta solo una telefonata.
Anzi, a tutti i donatori a cui non avrei fatto neanche una telefonata! Ad esempio posso pensare di organizzare una conference in cui presentare i nuovi progetti, il bilancio sociale o inviare un videomessaggio di ringraziamento.
Insomma, le nuove possibilità sono davvero tante e tutte da esplorare!
Quanto può aumentare il coinvolgimento di queste persone? Le videocall possono diventare lo strumento per creare una connessione personale con una base più ampia di donatori. Ma come sfruttarle al meglio?
Ecco alcuni spunti pratici per fare fundraising sfruttando le videocall
Analizza il database
Analizza il tuo database datti nuovi parametri per valutare chi incontrare.
Cerca di allargare il cluster dei donatori. Non si tratta più solo dei super top donor, con le videocall puoi concederti il lusso di incontrare più donatori.
Fai attenzione agli strumenti
Controlla che la connessione sia buona, la qualità dell’immagine chiara e il microfono ben funzionante.
è una banalità, ma affrontare una videocall con una qualità scarsa non solo è tempo sprecato, ma addirittura frustrante sia per chi parla che per chi ascolta.
Fai attenzione al microfono
È una postilla del punto prima. Il microfono è essenziale. L’audio del computer è pessimo. Le cuffiette anche. Se puoi investi per un microfono valido. Saranno i soldi -pochi- meglio spesi dell’anno!
Sfrutta gli strumenti interattivi
Quante volte siamo andati a un incontro con una bella presentazione che puntualmente è rimasta chiusa sul tavolo?
Il video ha un grande vantaggio, poter usare strumenti interattivi. E allora viva libera a video, immagini, link, infografiche. Inutile dirlo, ben fatte.
Cerca di essere semplice
Hai presente il gioco del telefono senza fili, che il primo diceva Roma e l’ultimo capiva Toma? se era vero dal vivo, in una videocall è ancora più facile perdere qualche pezzo, non capire bene e avere tempi più lunghi di risposta.
cerca di essere chiaro, ripeti i concetti principali, vai piano, assicurati che il tuo donatore ti stai seguendo.
Non dimenticare le buone vecchie abitudini
Anche se mediato da uno schermo si tratta sempre di un appuntamento, valgono sempre le regole base. Non essere autoreferenziale. Coinvolgi il tuo interlocutore.
cerca di
Insomma, le videocall sono un nuovo strumento tutto da esplorare. Che apre la porta a tante domande.
Come può cambiare l’engagement dei miei donatori grazie con l’utilizzo delle videocall?
Superata l’emergenza, è un approccio che può durare nel tempo?
Continueremo a fare fundraising con le videocall?
Vale la pena pensare si investire in questa direzione?
Sono solo alcune delle domande da porsi per portare il fundraising verso nuove direzioni.
Tutte da esplorare, per cui, avanti tutta!