Non solo è l’unico premio in Italia dedicato ai protagonisti del nonprofit, ma è anche un modo di valorizzare le persone e i valori del terzo settore.
Se si dovesse descrivere un fundraiser, bisognerebbe considerare le due componenti principali della professione:
la tecnica pura e semplice della raccolta fondi unita alla cura della relazione personale con i propri donatori.
Un donatore, invece, non ha una tecnica da seguire o una relazione da curare.
Più semplicemente, è un individuo che ha avuto la
“capacità di porsi un orizzonte che coinvolga la comunità e che non coinvolga solo te stesso”,
come descrive alla perfezione una frase dei coniugi Maria Edmea Sambuy e Francesco Zen, vincitori del premio nel 2016.
Fundraiser e donatore agiscono quindi secondo logiche diverse, ma sono mossi dalla stessa volontà di generare un cambiamento positivo nella società in cui vivono. Entrambi sono caratterizzati da un forte senso di solidarietà e dedizione. Per questo sono tra loro legati in modo inscindibile e costituiscono la linfa del settore nonprofit.
L’Italian Fundraising Award premia entrambe le categorie sopra descritte e proprio da questo deriva la sua grande importanza, perché premiando il miglior fundraiser e il miglior donatore riesce a dare valore e prestigio all’intero terzo settore.
Le storie dei vincitori sono esempi diversi di generosità e grande passione per le cause che hanno sposato. Modelli che hanno seguito il motto Gutta cavat lapidem (“La goccia scava la roccia”), frase con cui Giovanna Bonora, fundraiser vincitrice dell’IFA 2019, ha descritto la perseveranza che caratterizza lei e i suoi colleghi.
Abnegazione quindi, ma non solo.
I vincitori IFA sono anche rappresentanti di una visione diversa, più ampia e lungimirante, che guarda lontano ad obiettivi che sembrano a volte irrealizzabili, ma che allo stesso tempo predilige un approccio concreto, cioè quello dell’aiuto:
“Cominciare ad aiutare vicino porta poi ad arrivare tanto lontano”
è il potentissimo messaggio della Famiglia Barchet vincitrice IFA 2019.
Dal 2012, anno in cui è stato istituto il premio, ci sono stati 8 vincitori per ogni categoria.
Ognuno con una storia da ricercare, leggere e da cui lasciarsi ispirare. In ordine cronologico, hanno vinto come miglior Fundraiser:
- Giovanna Bonora,
- Alessandra Delli Poggi,
- Roger Bergonzoli,
- Alessandro Benedetti,
- Rossano Bartoli,
- Stefano Malfatti,
- Elena Zanella,
- Aurelio Luglio (volontario),
- Marco Panzetti
Mentre come Donatore sono stati premiati:
- la Famiglia Barchet,
- Ugo Mosca,
- la Famiglia Ravasio,
- Maria Edmea Sambuy e Francesco Zen,
- Granarolo S.p.a.,
- Antonella Antonelli,
- Alberto Usuelli,
- NWG Spa
- Anna Maria Ternelli Gerra
Storie di successo che sono spesso storie di cambiamento. Perché hanno migliorato la realtà che hanno voluto aiutare, ma anche perché non ci sarebbe stata vittoria senza la capacità di adattare le proprie competenze a situazioni e tempi in continuo mutamento.
Ne è un esempio Alessandra Delli Poggi, vincitrice IFA 2018, una “quasi laureata in giurisprudenza” che ha scoperto il fundraising con un master e non è più tornata indietro, finendo a lavorare per dodici anni in Telethon e succesivamente in AIRC.
Cambiamento che ha dovuto portare e guidare anche Roger Bergonzoli, vincitore IFA 2017, quando è arrivato alla Fondazione Santa Rita da Cascia ONLUS. Qui, con professionalità e dolcezza, ha portato il fundraising moderno all’interno di una struttura dalla storia centenaria.
Un piccolo cambiamento, infine, anche quello che ha vissuto Stefano Malfatti, vincitore nel 2014 e oggi Presidente dell’Associazione Festival del Fundraising, il Festival in cui viene consegnato l’Italian Fundraising Award.
Le storie dei vincitori sono anche storie di unicità, perché i loro protagonisti sono persone uniche, in grado di portare avanti idee rivoluzionarie. Ad esempio, Alessandro Benedetti, segretario generale della Fondazione Ospedale Pediatrico Meyer ha vinto IFA 2016. Ha costruito una squadra di lavoro che ha raccolto oltre 60 milioni di euro grazie ad un’attività di fundraising che ha reso il Meyer un modello, appunto, unico nell’ambito ospedaliero italiano.
L’Italian Fundraising Award trasmette a un fundraiser la stima dei propri colleghi e della comunità in cui lavora. Allo stesso modo, porta alla comunità stessa un esempio professionale ed umano da seguire, valorizzandola in quanto origine del bene prodotto dal vincitore. In altre parole, quanto di buono è stato fatto dal Fundraiser e dal Donatore dell’anno mette in evidenza ed eleva non solo il singolo, ma anche l’intera professione.
Organizzato e promosso in collaborazione con ASSIF – Associazione Italiana Fundraiser, impegnata nella valorizzazione della professione, il prossimo premio sarà consegnato ai vincitori al Festival del Fundraising & Nonprofit 2020 con una cerimonia che aggiungerà ufficialmente la storia di due persone tra quelle dei migliori fundraiser e donatori italiani.
Per candidare qualcuno o autocandidarsi c’è ancora (poco) tempo: è possibile farlo entro il 20 febbraio compilando questo form.