Lavorare nel nonprofit
L’eroe solitario
Troppo spesso si considera il fundraiser un eroe solitario, che lavora da solo, senza confronto né supporto e che alla fine dell’anno per magia fa spuntare dei soldi. NON è così.
Il fundraiser deve essere al centro dell’organizzazione. Il fundraising è un processo dinamico che distribuisce la propria forza d’azione su tutta l’organizzazione. Per funzionare deve coinvolgere e motivare il consiglio direttivo, il personale retribuito e i volontari. Per realizzare un piano di fundraising di successo il fundraiser deve essere integrato nell’organizzazione.
Coinvolgere il Consiglio direttivo
Affinché un piano di fundraising sia un successo, il consiglio deve essere ingaggiato e deve essere consapevole del cambiamento culturale che il fundraising porta all’interno dell’organizzazione. Deve creare il terreno fertile in cui il fundraiser possa lavorare.
Quante volte si sente dire in un consiglio di amministrazione “Noi non possiamo chiedere perché i nostri sostenitori si offendono” oppure “Noi non possiamo spendere tutti questi soldi per un piano di fundraising, dobbiamo pensare ai progetti”. Oppure “non ci serve un fundraiser qualificato, abbiamo la signora volontaria, può farlo lei”. E ancora, il vostro board è fatto di donatori? Perché se i il vostro presidente è il primo a dire “io non dono, perché metto già a disposizione il mio tempo”. Bhè, iniziamo male!
Ecco, il vostro compito come fundraiser è rispondere a queste obiezioni e sintonizzare il consiglio sulla raccolta fondi.
Coinvolgere i colleghi
Quando entrate in una nuova ONP il vostro compito è quello di costruire delle relazioni con gli altri vostri colleghi. Se state avviando una start-up fundraising è essenziale che incontriate personalmente, a uno a uno, i colleghi dei vari uffici. Spiegate il vostro ruolo, dite che siete a servizio della ONP.
Solo se capiranno la necessità di fare fundraising saranno coinvolti.
E per voi è essenziale che lo siano, perché sono gli unici che possono fornirvi le informazioni di cui avete bisogno per impostare la vostra strategia.
Dovere lavorare a stretto contatto con chi si occupa di budget e con l’amministrazione.
Quanti soldi servono per realizzare i progetti? E per cosa verranno spesi? Cosa dobbiamo chiedere ai nostri donatori? E ancora, se chi si occupa di amministrazione non vi informa tempestivamente (quindi giornalmente) sulle donazioni ricevute, come potete organizzare i ringraziamenti in modo tempestivo?
Dovete lavorare con chi realizza i progetti. Che cosa possiamo raccontare ai donatori. Servono storie, testimonianze, esperienze, immagini…quante più informazioni possibile da chi lavora sul campo.
Coinvolgere i volontari
Allo stesso modo, un bisogno enorme dei volontari. I volontari possono esservi di aiuto in moltissime situazioni. Banchetti di piazza, piccoli eventi, imbustare le lettere per i donatori, raccogliere le anagrafiche.
Ricordate che spesso i volontari, dal momento che prestano il loro tempo gratuitamente, sono percepiti da molti potenziali donatori, come fonti autorevoli per parlare dell’organizzazione che rappresentano. Per cui non dimenticate di formarli bene su come presentare i vostri progetti.
Il fundraiser al centro dell’organizzazione
Per questo è importante che la cultura della raccolta fondi sia allargata a tutta l’organizzazione.
Il fundraiser pianifica, organizza…ma se deve passare il suo tempo a convincere tutti i suoi colleghi che sta facendo un lavoro importante e che ha bisogno di aiuto, quando gli rimane il tempo per lavorare? È come partire per una ferrata senza gli strumenti adatti.
Se l’organizzazione è coinvolta, il fundraiser parte dalla base dell’inizio della ferrata, corda moschettoni e inizia a scalare per arrivare in cima. Se l’organizzazione è scollegata, il fundraiser parte dai piedi della montagna e prima di iniziare a scalare, deve camminare ore e ore per raggiungere la partenza.
Il network
Professione fundraiser
Nonostante il lavoro di coinvolgimento di tutta l’organizzazione continuate a sentirvi soli – e non è così impossibile, dato che il fardello di portare a casa i soldi è sulle vostre spalle?
Ricordatevi che fate parte di una community che ogni anno si fa sempre più grande. In Italia è ancora grande l’imbarazzo quando in una conversazione dite che fate i fundraiser. “I Fund…chè?”
E fa sorridere che sia più cercata la parola fOUndraising, rispetto al suo corretto Fundraising. Ma ogni anno i fundraiser diventano sempre di più, e più formati, specializzati.
La formazione
Vi capita a volte di sentirvi persi? La fiscalità cambia di continuo, il confronto con il board sembra sempre tornare al punto di partenza, non fai tempo a pensare a una strategia digitale, che già le carte in tavola sono cambiate.
Ogni estate, mentre boccheggi per il caldo, il Natale incombe minaccioso. Sono sensazioni che chiunque lavori nella raccolta fondi ha provato almeno una volta.
Per questo la formazione costante e il confronto continuo con i colleghi sono parte interante del nostro lavoro.
Per fortuna oggi i momenti di confronto e formazione sono tanti e i dati su cui basare le analisi delle nostre campagne di fundraising sono ormai una bibliografia consistente e strutturata.
Non ci sono più scuse per rimanere indietro. C’è il master di Forlì, la scuola di Fundraising di Roma, quella per gli enti religiosi. Ogni anno 3 giorni di confronto al Festival del Fundraising. Assif. I gruppi territoriali. Community online sempre più numerose. Fundraising.it… e per i momenti più disperati c’è anche wineraising!
Fundraiser, non siete soli!
Dimenticati il don Chisciotte solitario, e anche il povero alpinista che parte all’alba con corde e chiodi.
Avete un ruolo riconosciuto nella tua organizzazione. Fate parte di una community che si sta allargando. Restate sintonizzati.
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