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Tecniche di Fundraising

Trasformare i clienti in sostenitori: strategie per coinvolgere i negozi nella raccolta fondi

Qualche tempo fa su Fundraising.it avevamo descritto la nostra sorpresa nel vedere, in una festa prettamente locale, banchetti di grandi organizzazioni nonprofit internazionali invece che l’impegno delle tante associazioni del territorio.
Questa nostra sorpresa è da iscriversi non tanto nelle note capacità delle grandi organizzazioni nel fare fundraising, quanto nel rischio, nelle piccole e medie organizzazioni locali, di perdere delle occasioni importanti per contattare i propri donatori e per trovarne di nuovi.
In questo articolo andremo a comprendere dunque come riuscire a centrare tale obiettivo coinvolgendo i negozi di vicinato o i supermercati in iniziative di raccolta fondi e/o di beni di prima necessità.

In quali esercizi commerciali fare fundraising?

Ci sono varie possibilità per fare raccolta fondi nei punti vendita, vediamole:

  • Negozio di vicinato
  • Galleria commerciale
  • Supermercato
  • Ipermercato
  • Outlet

Ognuna di queste possibilità deve essere scelta con cura per non sprecare tempo e per non ottenere poche donazioni o contatti.

Se la tua è una piccola organizzazione locale noi ti consigliamo di iniziare con i negozi di vicinato, magari contattando chi, nella tua base sociale (soci, volontari, amministratori) ha un’attività commerciale e può iniziare ad ospitare un tuo banchetto oppure può diffondere tra gli altri negozianti la conoscenza dell’attività della tua organizzazione nonprofit.

Le altre opzioni consigliamo prima di tutto di valutarle nell’occasione di ricorrenze speciali: qui su Fundraising.it abbiamo stilato un elenco delle giornate dedicate a precise tematiche (Giornata mondiale del… a favore di…contro il..) che, se corrispondono alla mission della tua organizzazione, possono facilitare un eventuale assenso del direttore della galleria/supermercato ad ospitare un banchetto della tua organizzazione.

Devi assicurarti che la tua organizzazione, nel caso organizzi un banchetto, che non si limita alla raccolta fondi, ma vende anche oggettistica o altri beni, non sia concorrenziale rispetto ad altri esercizi commerciali presenti nella galleria/supermercato.

In ultimo, venendo agli ipermercati e agli outlet, sono spazi con metrature molto più grandi delle categorie commerciali precedenti, per cui potrebbero farti gola in quanto prevedi che vi sia un maggior afflusso di persone e dunque di potenziali donatori: sulla carta è vero, nella realtà il rischio di confusione, di fretta e dunque di non essere visti / ascoltati è molto alto.

Devi valutare bene qual è la tua proposta e comprendere se è adatta a quel luogo: se stai svolgendo ora le tue prime iniziative di raccolta fondi con la tua organizzazione ti consigliamo da partire da luoghi più piccoli dove puoi “allenarti” nell’arte della raccolta fondi e ricevere feedback forse più diretti e intimi da parte di donatori e potenziali donatori.

Banchetto o non banchetto?

Ora che hai scelto presso quale tipologia di esercizio commerciale fare la raccolta fondi devi pensare cosa fare. Un banchetto all’interno o all’esterno del punto vendita? Oppure un semplice salvadanaio dove il cliente potrà fare la sua offerta anche utilizzando i “resti” monetari della sua spesa?

Qui entrano in gioco vari fattori: il primo fattore è logistico, se l’esercizio commerciale è troppo piccolo un banchetto non ci potrà fisicamente stare, allo stesso modo se si trova su una via dove è difficile (magari per un marciapiede troppo stretto) tenere un banchetto consigliamo vivamente di passare ad altre soluzioni.

Tra le altre soluzioni c’è anche quella di fare raccolta fondi senza l’appoggio fisico di un banchetto ma ci sentiamo di sconsigliarlo in quanto non ci sarebbe spazio dove appoggiare i materiale promozionali o anche dove parlare, con la dovuta privacy, con un potenziale donatore interessato a conoscere la tua organizzazione nonprofit.

L’ultima opzione è quella della raccolta fondi tramite salvadanai posti nel negozio. Questa scelta secondo noi è possibile farla se c’è un interesse/coinvolgimento del negoziante nella causa e se non sono presenti altri salvadanai nel negozio.
Dal punto di vista legale o comunque organizzativo è utile seguire alcuni consigli derivanti dalle linee guida sulla raccolta fondi della soppressa Agenzia per il Terzo Settore.

Raccolta Fondi tramite Salvadanai: Linee Guida e Modalità

Elenco e Numerazione Salvadanai:

  1. Redigere un elenco completo dei luoghi dove sono posizionati i salvadanai, assegnando a ciascuno un numero progressivo.
  2. Calendario Apertura Salvadanai: predisporre un calendario che indichi le date e i luoghi in cui si terranno le aperture dei salvadanai per il prelievo del denaro raccolto, magari preavvisando il negoziante in modo da concordare una data e orario che non disturbi il regolare svolgimento dell’attività commerciale.
  3. Verbale di Chiusura: redigere un verbale di chiusura, sottoscritto da almeno due rappresentanti dell’organizzazione, che attesti l’esatto ammontare del denaro prelevato da ciascun salvadanaio.

Caratteristiche dei Salvadanai

  1. Sigillo e numerazione: i salvadanai devono essere sigillati o chiusi con lucchetti e riportare la stessa numerazione assegnata nell’elenco redatto dall’organizzazione. Evitate assolutamente, come purtroppo si vede ancora in molti negozi, dei salvadanai di cartone tenuti insieme con lo scotch!
  2. Informazioni organizzazione: sui salvadanai devono essere chiaramente indicati i dati identificativi dell’organizzazione che promuove la raccolta fondi: nome, sede, codice fiscale, recapiti per informazioni.
  3. Finalità raccolta Fondi: deve essere chiaramente specificata la finalità per cui viene effettuata la raccolta fondi, permettendo ai donatori di conoscere la destinazione del loro contributo.

Seguendo queste semplici linee guida e adottando le opportune modalità per i salvadanai, le organizzazioni nonprofit possono svolgere le loro attività di raccolta fondi in modo trasparente e corretto.

Ma come catturare l’attenzione dei clienti?

Banchetto

Il banchetto deve essere gestito tramite un tavolo pieghevole, facilmente trasportabile e sufficientemente robusto. Spesso quelli utilizzati nel camperismo/campeggio possono essere un’ottima soluzione anche nel rapporto qualità/prezzo.


A seconda di dove ti trovi, specialmente se in superfici molte ampie, è necessario catturare l’attenzione. Consigliamo dunque di dotarsi di tutto il materiale cartaceo possibile, di un roll up che presenti molto brevemente l’organizzazione e anche di gadget che possano essere forniti ai potenziali donatori / clienti.


Tra i gadget preferiti vi sono i palloncini gonfiabili che sistematicamente catturano le voglie di bambini e bambine e ci permettono così di poter scambiare qualche parola con i loro genitori / parenti / accompagnatori.

Salvadanaio

Nel caso del salvadanaio catturare l’attenzione è più difficile perchè manca l’apporto personale di un fundraiser (volontario o dipendente), ma alcune attenzioni grafiche sicuramente ti potranno aiutare.
Prendiamo, come ottimo esempio, quello di Ant che ha adottato dei salvadanai chiusi con lucchetto (=sicurezza di ciò che dono) e la trasparenza fisica dell’oggetto (come da foto qui sotto).
La scelta della trasparenza oltre che portare con sé un significato indiretto di “chiarezza”, “apertura”, “rendicontabilità” del donato, permette di fornire ulteriori informazioni visive e testuali al donatore tramite la parte scritta sul fronte del box e tramite l’inserto cartaceo posto nel retro del box.
Sconsigliamo l’utilizzo di box non trasparenti, di cartone o con strutture facilmente amovibili, così come a box senza aperture: deve essere semplici per i volontari / dipendenti che raccoglieranno le donazioni aprire il box senza romperla e senza complicati meccanismi di chiusura. Nel caso, basta un lucchetto.

Salvadanaio Ant 1
Un esempio di box per donazioni da inserire in negozi e punti vendita

La scusa dei volontari

Spesso sentiamo dire che questa o quella organizzazione non possono fare banchetti perchè non hanno tempo, non hanno personale o volontari.

E’ tutta una scusa.

Il tema dei volontari nel settore nonprofit che si occupano o si potrebbero occupare di raccolta fondi, marketing e comunicazione è un viaggio interessante e inquietante: secondo noi c’è un enorme volume di talento volontario che è stato ed è ignorato e inutilizzato. E preoccupante ancor più perché quando quel talento è stato utilizzato, spesso è stato usato male e sfruttato.

Stiamo collaborando con un’organizzazione nonprofit di cui stiamo formando alcuni volontari sulle migliori pratiche di raccolta fondi, marketing e comunicazione. Adesso questi volontari capiscono come funziona il flusso di donatori, come viene implementato: questi volontari, pur non ricevendo alcun compenso, partecipano attivamente ai tavoli di progettazione strategica dell’organizzazione, contribuendo in modo efficace alla creazione e modifica dei piani di raccolta fondi e hanno portato a una crescita del 27% dei fondi raccolti nell’ultimo triennio.

Si tratta di persone di talento, competenti e che trovano gioia e realizzazione nel contribuire il proprio tempo e le proprie capacità all’organizzazione che amano.


Vi raccontiamo quest’altra storia vera che ci ha riferito un direttore di un’importante multinazionale che abbiamo incontrato ad un convegno e che ci raccontava della sua esperienza di volontariato in un’organizzazione nonprofit locale, che lui stimava e stima per quello che fanno, e che gli aveva chiesto un coinvolgimento nella governance. Ci dice: “Sapete, non capisco proprio. Non mi permettono nemmeno di sedermi al tavolo (dove si prendono decisioni e si elaborano piani) e di partecipare. Potrei contribuire così tanto”.
È stato molto triste. E ci sono venuti in mente tutti i modi in cui scoraggiamo questi bravi volontari nel contribuire alle nostre buone cause.
Certo sappiamo che tra le scuse c’è gestire i volontari è complesso e richiede tempo ma se lo guardi onestamente, la maggior parte, se non tutti, dei volontari svolge compiti piuttosto elementari per la vostra organizzazione, gran parte dei quali è lavoro manuale di qualche tipo. Un’altra scusa per tenere i volontari fuori dalle aree di strategia e decision-making di alto livello dell’organizzazione è che in realtà non capiscono la raccolta fondi, il marketing e la comunicazione specifico per le organizzazioni nonprofit, quindi non possono davvero contribuire in modo efficace. E se fosse anche vero cosa ci vuole a formarli su come utilizzare la loro esperienza commerciale nel contesto nonprofit? È più facile di quanto pensi. Richiede solo un po’ di tempo.


Nascosta nella tua lista di donatori c’è un elenco piuttosto ampio di persone di grande talento che, opportunamente formate e guidate, porteranno la tua organizzazione verso nuovi traguardi e potrebbero darti anche una grande mano nell’elaborare strategie di marketing per banchetti e altre occasioni/eventi.


Provaci. Cambia il tuo modo di vedere e gestire i volontari.

Cosa abbiamo imparato

Le piccole e medie organizzazioni nonprofit rischiano di perdere occasioni di raccolta fondi importanti non sfruttando adeguatamente la collaborazione con negozi di vicinato, supermercati e gallerie commerciali.

Invece di limitarsi alle tradizionali raccolte fondi con banchetti, abbiamo proposto diverse strategie alternative e complementari, come:

  • Salvadanai personalizzati e trasparenti: posizionati strategicamente nei punti vendita, con informazioni chiare sull’organizzazione e la destinazione dei fondi.
  • Giornate dedicate: in occasione di ricorrenze speciali legate alla mission dell’organizzazione, aumentare la visibilità e l’impatto della raccolta fondi.
  • Collaborazione con i negozianti: coinvolgere attivamente i titolari dei negozi per promuovere la raccolta fondi e creare sinergie con le loro attività.
  • Formazione dei volontari: investire nella formazione dei volontari per sviluppare competenze specifiche in materia di raccolta fondi e comunicazione, valorizzando il loro talento e professionalità.

Ricorda di adattare la strategia di raccolta fondi al tipo di esercizio commerciale e alle sue caratteristiche, tenendo conto di fattori come lo spazio disponibile, il flusso di clienti e la tipologia di prodotti.
Superando la “scusa dei volontari”, puoi incoraggiare le organizzazioni nonprofit a valorizzare il potenziale inespresso dei propri sostenitori, formandoli e coinvolgendoli attivamente nelle strategie di fundraising.