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I consigli per iniziare in il piede giusto

Per iniziare a fare fundraising, la prima cosa da non dimenticare mai è che la raccolta fondi si basa sulle relazioni.

L’obiettivo del fundraiser non è raccogliere soldi ma costruire relazioni con i donatori. Perché se costruite delle relazioni solide, vere, forti allora arriveranno anche i soldi.

Se volete iniziare a fare fundraising, mettetevi in testa che ci vuole costanza, pazienza, un sacco di tempo, tante competenze e tanta passione per la tua causa.  

1. Per fare fundraising ci vuole pianificazione

Il fundraising infatti è un insieme complesso di attività semplici. 

La richiesta di una donazione non è che la punta dell’iceberg, il punto di arrivo di una montagna, che però va scalata con diligenza, fiato e tenacia. Per fare sì che la richiesta vada a segno, c’è un universo di mosse, obiettivi e azioni da pianificare.

2. Per fare fundraising ci vuole un FUNDRAISER

Per iniziare a fare fundraising, la prima cosa da fare è trovare un fundraiser.

Serve un professionista che conosca la raccolta fondi, che sappia costruire un piano ad hoc per l’organizzazione nonprofit.

Quindi, per iniziare a fare fundraising servono, costanza, continuità e soprattutto fundraiser -almeno uno, ma meglio se tre o cinque, qualificati, formati e competenti che:

• sappiano mettere a punto una strategia annuale;

• conoscano gli strumenti del fundraising;

• sappiano monitorare i risultati e cambiare la strategia se necessario.

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Fundraising come iniziare: il Donor Love

Acquisizione e fidelizzazione

Il primo mito da sfatare è che fare fundraising significa trovare sempre nuovi donatori. Niente di più sbagliato!
Ci sono infatti tre modi per far crescere il fundraising:

• Ricercare nuovi donatori.

• Aumentare la donazione media.

• Aumentare la frequenza delle donazioni.

Acquisire nuovi donatori è un’attività in perdita. Si spendono più soldi di quelli che si guadagnano. Fare fundraising vuol dire centrare gli altri due obiettivi: aumentare l’importo donato e il numero di donazioni.

Il cuore del fundraising è la fidelizzazione del donatore.

Una questione di relazione

Più sarete in grado di costruire una relazione con i donatori, più efficace sarà la vostra raccolta fondi.

Fare fundraising significa amare i propri donatori, fare in modo che la relazione con loro sia più lunga possibile. Facendoli sentire sentire importanti, RINGRAZIANDOLI, gratificandoli, facendo in modo che capiscano che il loro aiuto è davvero decisivo per creare un impatto sociale.

Solamente aumentando la fiducia e l’engagement dei donatori è possibile chiedergli di donare più spesso e di più.

Attenzione, non si tratta di spremere i miei donatori come limoni, si tratta di cerare fiducia nella mission dell’organizzazione.
Da fundraiser, avrete fatto un buon lavoro quando sarà il donatore a ringraziarvi per avergli dato la possibilità di donare. Vi sembra impossibile? Allora hai qualcosa da imparare sul fundraising!

Caso, Veicolo, Target

Per strutturare una buona campagna di raccolta fondi è necessario avere chiare tre cose:

1- Caso: per cosa state facendo una richiesta di donazione

2. Target: a chi la state facendo. 

3. Veicolo – con che strumenti state chiedendo una donazione.

Una strategia di raccolta fondi vincente non è altro che il giusto caso, proposto al giusto target con il giusto veicolo.

1. Il caso

La prima cosa che dovete chiarirvi quando iniziate a pianificare la strategia di raccolta fondi è il caso, la buona causa. Per che cosa state chiedendo una donazione?
Attenzione, il caso deve essere chiaro, ma deve anche essere raccontato nel modo corretto.
Deve coinvolgere il donatore e soprattutto emozionarlo.
 E’ provato che le donazioni sono frutto di una spinta emotiva, non razionale. Se perdete l’occasione di emozionare chi vi ascolta, avete perso la possibilità di ottenere una donazione.

2. Il target

Avere chiaro a chi state chiedendo una donazione è essenziale. 
Sono molte le sfaccettature legate al giusto target.

Iniziamo col ricordare che i mercati del fundraising sono 3: individui, aziende e fondazioni. Contrariamente a quello che si pensa il mercato principale del fundraising sono gli INDIVIDUI. Sì gli individui, non le aziende, come spesso si tende a pensare quando si inizia a fare fundraising. In Italia l’80% della raccolta fondi arriva da individui, da persone singole. Non da aziende e non da Fondazioni.

Ovviamente ognuno di questi 3 mercati ha logiche e modalità diverse.
In generale però, quando vi rivolgete a qualcuno per chiedere di sostenere la vostra organizzazione, dovete sempre considerare come rivolgervi a chi avete di fronte. Dovete trovare il modo di coinvolgere il vostro interlocutore, e soprattutto, dovete sapere che cosa proporre e cosa chiedere.

E’ possibile inviare una lettera generica con la richiesta di 10€ a un donatore che negli anni vi ha donato migliaia di euro? NO! Dovete chiamarlo e andarlo a trovare di persona!


E’ possibile incontrare un donatore appena tesserato per chiedergli di sostenere i costi di ristrutturazione della vostra sede? NO! Vi prenderebbe per pazzi!


3. Il veicolo

Ci sono tanti modi di fare una richiesta di donazione. Potete scrivere una lettera (Direct Mailing), chiedere una donazione regolare ai passanti in luoghi pubblici (Face to Face), organizzare un incontro personale (Major Donor Fundraising).
Esiste anche il digital fundraising, tutto ciò che si muove sull’online e che cambia con la rapidità di un battito d’ali. Ci sono poi i lasciti testamentari, il telemarketing, la televisione (DRTV, Direct Response TeleVision), gli eventi per il fundraising. Insomma, un universo di strumenti, tutti da conoscere e padroneggiare.

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