Due recenti articoli fanno riflettere (qui e qui) molto su come la mente dei donatori reagisce quando ci sono tragedie che colpiscono migliaia di persone, come ad Haiti o come, in Italia, nel terremoto in Abruzzo.
La tesi che viene sposata in questi articoli è che la mente umana reagisce meno quando gli viene presentata una tragedia che ha colpito moltissime persone a confronto di una tragedia che ne ha colpite poche. Sembra però esserci una contraddizione in ciò in quanto qualunque fundraiser potrebbe domandarsi: “Ma allora perchè la gente sta donando milioni di euro per la tragedia in Haiti?”. Futurefundraisingnow pone due spiegazione a ciò:
- I media che si occupano di notizie hanno portato in qualsiasi palinsesto, dentro ogni trasmissione, a qualsiasi orario “l’emergenza Haiti”
- Video, foto e storie di chi è stato colpito da questa catastrofe sono state utilizzate nella televisione, sui giornali, su internet. Ognuno di noi ha potuto potenzialmente vedere dove si stava svolgendo la tragedia e come e chi ha colpito. Si sono dunque sensibilizzati i donatori abituali, ma anche chi dona raramente o non ha mai donato
Di altre emergenze, anche simili ad Haiti, ce ne sono molte altre nel mondo ma non ottengono la stessa copertura mediatica e dunque anche lo stesso livello di coinvolgimento e donazioni. Dice bene Sharon, in un commento su futurefundraisingnow, che leggere solamente di un’emergenza, di un disastro (immagino anche solo tramite un mailing) e non vedere le foto e i video crea meno quel senso di urgenza e necessità che i media tradizionali e non tradizionali possono creare come hanno fatto con Haiti.
Devo anche dire che molti appelli di onp italiane che operano ad Haiti stanno ora iniziando a concentrarsi sul racconto di singole storie di emergenza, di storie di vita. Vedi qui un chiaro esempio [Foto di Tati@ sotto licenza Creative Commons]