Ecco l’intervista a Guido Zovico di Ergon Project, società di consulenza nel fundraising, editoria ed organizzazione di eventi.
Francesco – Da quanti anni lavori nel fundraising
Guido – In varie vesti da circa 25 anni
Francesco – Perchè sei entrato in questa professione?
Guido – Per riuscire a conciliare una sensibilità personale, volta a favorire lo sviluppo di progetti sociali, con l’attività lavorativa. Inoltre credo che oggi la nostra comunità abbia bisogno di persone che si dedichino alla costruzione di relazioni tra i diversi attori sociali e che sviluppino strategie nel medio periodo.
Francesco – Secondo te quale è stato il più grande cambiamento nella professione di fundraiser da quanto hai iniziato la tua carriera?
Guido – Fino ad alcuni anni fa era una non professione, nel senso che lo si faceva senza comprendere che si stava svolgendo un’attività innovativa. Oggi si comincia a conoscere questa nuova professionalità e quindi si è percepiti per tali dagli altri soggetti.
Francesco – qual è la tua preoccupazione riguardo la professione di fundraiser?
Guido – Che non è sempre valorizzata rispetto al proprio ruolo, sia sul piano strategico per i soggetti con i quali si collabora sia sul piano retributivo.
Francesco – Secondo te i donatori sono differenti oggi rispetto a quando hai iniziato la tua professione?
Guido – Sì, perché è cresciuta la domanda e si sentono tartassati. Inoltre fanno più fatica a distinguere progetti di qualità. Per farlo hanno bisogno di tempo che, in genere, per loro è sempre poco.
Francesco – Cosa vorresti fare meglio di quello che fai ora?
Guido – Poter dedicare più tempo a definire le strategie e occuparmi meno di aspetti pratici, cosa quasi impossibile date le poche competenze tecnico-operative collegate a questa specifica attività da parte delle persone con cui spesso si collabora
Francesco – Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha fatto un donatore?
Guido – Non credevo che avrei potuto essere coinvolto in questo modo attorno ad un progetto.
Francesco – Qual è il tuo motto?
Guido – Se si vuole, si può fare. (p.s.: pre-veltroniano)
Francesco – che cosa avresti voluto sapere quanto eri agli inizia della tua carriera e ti sarebbe servito?
Guido – Ho sempre imparato facendoÂ… Forse avrei voluto avere più voglia di studiare (che ancora manca)
Francesco- qual è la tua qualità migliore e come ti ha aiutato nella carriera?
Guido – Riuscire a trasformare un obiettivo teorico in progetto
Francesco – Se tu potessi ricominciare la tua carriera, che cosa faresti di differente?
Guido – Forse niente. Credo che l’opzione che avrei davanti sarebbe quella di avere un atteggiamento passivo e molto personalistico, per cui l’opposto di quello che ho fatto e sto facendo.
Francesco – che cosa desideri fare in futuro nella tua professione che non hai ancora fatto?
Dare vita a nuovi originali progetti che aprano innovative esperienze. Aiutare organizzazioni importanti per la vita della nostra comunità a ridefinire una strategia che le diano nuova vitalità.
Francesco – Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella tua vita?
Guido – L’impegno dei miei genitori per gli altri, il lavoro di uno zio missionario.
Francesco – Che cosa ti fa stare sveglio la notte?
Guido – Le preoccupazioni per le tante cose da fare. Qualche volta le nuove idee.
Francesco – Qual è la tua figura storica preferita?
Guido – Persone legate all’impegno civile, in particolar quelle che hanno perduto la vita per tutelare il nostro futuro.
Francesco – Descrivi il tuo giorno perfetto o preferito
Guido – Senza particolari scadenze o problemi, per avere la serenità di fondo che mi lasci pensare a nuovi progetti o per trasformare in progetto le nuove idee.