Professione Fundraiser

Intervistiamo una fundraiser: Eleonora Terrile

Francesco – Da quanti anni lavori nel fundraising?

Eleonora – Ho lavorato per 19 anni in agenzie di pubblicità, trascorrendone 12 in Rapp Collins (http://www.rappcollins.it/), dove ho avuto modo di occuparmi di diverse associazioni non profit. Da un anno, in qualità di consulente, sono entrata a far parte del network ProfessionEtica, una rete di fundraiser professionisti (http://www.professionetica.it/)

Francesco – Perché sei entrata in questa professione?
Eleonora– Il mio avvicinamento alla professione di fundraiser è stato graduale. Prima di tutto ho avuto modo di lavorare con Marcello Cividini in Rapp Collins, poi di conoscere diversi professionisti del settore. Di grande stimolo è stato anche aver visto alcuni progetti per cui avevo realizzato campagne di raccolta fondi. Mi ricordo in particolare un mailing realizzato per Cesvi, riferito al centro nutrizionale di Ho Chi Minh City, in Vietnam, che ho poi visitato. Sono una “donatrice”, prima ancora che fundraiser: voglio vedere con i miei occhi e toccare con mano.

Francesco – Secondo te, quale è stato il più grande cambiamento nella professione di fundraiser da quando hai iniziato la tua carriera?
Eleonora – Devo dire che oggi, grazie a internet, c’è un maggiore scambio e confronto fra fundraiser e professionisti del non profit, sia italiani sia internazionali. Inoltre, sempre grazie alla rete, c’è la possibilità di una crescente interazione fra le associazioni e le persone a cui si rivolgono.

Francesco – Qual è la tua preoccupazione riguardo alla professione di fundraiser?
Eleonora – Come in tutti i settori, mi preoccupa l’improvvisazione.

Francesco – Secondo te i donatori sono differenti oggi rispetto a quando hai iniziato la tua professione?
Eleonora – Un potenziale donatore oggi è molto più sollecitato rispetto al passato, sia da mailing sia da altre iniziative di raccolta fondi, a causa del numero crescente di associazioni che operano nel nostro Paese, sia sul territorio sia online.

Francesco – Qual è stato il commento più strano o sorprendente che ti ha fatto un donatore?
Eleonora– Il commento per me più sorprendente ed educativo è stato quello di un donatore che, ricevuto un ringraziamento per aver sostenuto a distanza una comunità di bambini, definita in un titolo virgolettato “famiglia adottiva distanza”, ha chiamato l’organizzazione per specificare che lui non aveva nessuna famiglia a distanza. Questo caso insegna l’importanza di valutare bene una parola e il suo peso “emotivo”, prima di utilizzarla. E che, a volte, precauzioni come le virgolette non bastano.

Francesco – Qual è il tuo motto?
Eleonora – Il mondo è bello perché è vario.

Francesco – Che cosa avresti voluto sapere quanto eri agli inizi della tua carriera e ti sarebbe servito?
Eleonora – 20 anni fa ero talvolta intimidita da certe cariche altisonanti, perché credevo rispecchiassero dei curricula di tutto rispetto. Nel tempo ho scoperto che spesso si tratta solo di “etichette”.

Francesco – Che cosa desideri fare in futuro nella tua professione che non hai ancora fatto?
Eleonora – Desidero arricchire le mie competenze, esperienze e veder crescere ProfessionEtica.

Francesco – Chi o che cosa ti ha influenzato di più nella tua vita?
Eleonora– Ho avuto quale “maestro” di vita mio padre e poi ho tratto insegnamenti in ambito non profit da Marcello Cividini, Beatrice Lentati, Beppe Cacopardo e Francesca Zagni.

Francesco – Qual è la tua figura storica preferita?
Eleonora – Un uomo che sta facendo la storia di oggi: il padre comboniano Alex Zanotelli.

Ricordo che il sito personale di Eleonora è www.eleonoraterrile.it