Trend del Terzo Settore

Morire di fundraising: è possibile?

Il quotidiano The Guardian ha riportato la tragica notizia del suicidio di una anziana signora di 92 anni: la causa del suicidio, così viene riportato, è parzialmente dovuta ad una situazione di stress per non poter far fronte alla quantità di richieste (lettere, telefonate in quantità! Si è calcolato circa 260 al mese!!!) di donazione da parte di organizzazioni nonprofit.

Olive Cooke, questo il nome della signora, era molto conosciuta nella sua città di Bristol per la sua attività caritatevole che però, per ragioni di budget, negli ultimi tempi aveva dovuto “frenare”: per questo alcune organizzazioni nonprofit a cui non donava più le facevano pressanti appelli affinchè tornasse a donare.

Questo episodio deve far riflettere l’industria del fundraising di alcuni paesi, come l’Inghilterra, sicuramente differenti rispetto all’Italia per tradizione e modalità di fare fundraising: teniamo conto che in Inghilterra il solo telephone fundraising porta un incasso di 35 milioni di sterline all’anno. Ciò che è da evitare sono certi comportamenti troppo “spinti” dell’industria del fundraising specialmente laddove l’uso di strumenti come il telephone fundraising vengono dati in gestione a società esterne e dove sostanzialmente l’organizzazione nonprofit rischia di perdere il controllo del rapporto con il donatore (quantità di telefonata, modalità di svolgimento delle stesse, etc.).

Forse, consiglia Giles Pegram fundraising e blogger su 101fundraising, è ora di mettere veramente il donatore nelle condizioni di dettare i tempi e i modi con cui può essere contattato.