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Personalizzare un messaggio: i social network ci danno una mano

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Tra questi possibili attacchi di una mail o di una lettera secondo voi quale è più efficace?

  • “Cara amica e caro amico, da anni xxx opera per portare il sorriso a molte persone che sfortunatamente….”
  • “Ciao Davide, ti starai chiedendo come facciamo a conoscerti? Il tuo amico Giovanni, che da diversi anni lotta al nostro fianco per…., ha deciso di condividere con te…”
  • “Ciao Davide, sorpresa! Sono il tuo caro amico Giovanni. Lo sai che da anni lotto al fianco di xxx per …. e penso che insieme possiamo…”

Non ci sono dubbi: gli ultimi due! A prescindere dal testo (ovviamente in questi esempi sono costruiti per amplificare l’effetto), la chiave sta nella personalizzazione che ci permette, come nel secondo caso, perfino di far parlare dell’organizzazione direttamente due amici tra loro.

La modalità per ottenere maggiori informazioni sui propri donatori è forse il più grande enigma che tutti i fundraiser quotidianamente cercando di risolvere. Perché si sa che, più una comunicazione è personalizzata e “costruita ad hoc” per la singola persona, più risulta efficace.

Ma come spesso accade la soluzione è proprio lì, davanti gli occhi: i social network. In generale tutti i social media sono un pozzo inesauribile di informazioni, nella maggioranza dei casi pubbliche. Ma allora perché non utilizzare tutte queste informazioni per costruire un messaggio altamente personalizzato? Questo Natale mi sono imbattuto nella simpatica applicazione di Sky “Gli auguri di Don Natale” (www.don-natale.it). In effetti si tratta di un caso profit ma lancia alcuni spunti molto interessanti.

Sky e gli “Auguri di Don Natale”

Pochi giorni di prima di Natale sulla mia bacheca di Facebook è apparso un simpatico post che diceva “Quest’anno gli auguri te li fa una persona di fiducia” affiancata da una foto di Babbo Natale. Ovviamente la curiosità ha avuto il sopravvento, cliccando si apriva un simpatico video di qualche minuto in cui Babbo Natale, in arte Don Natale, mi faceva direttamente gli auguri da parte di tutta la famiglia, in perfetto stile mafioso. La cosa sorprendente è che la “famiglia” era proprio la mia (c’era un mio amico, autore degli auguri, e tutta una serie di foto di amici comuni).

L’effetto è stato immediato: ho mandato subito gli stessi auguri ad altri miei amici contribuendo ad alimentarne la viralità (ad oggi sono stati inivati più di 600.000 auguri). Ma non solo, a distanza di un mese ricordo perfettamente il video (che ho rivisto più volte). Mi verrebbe da dire: colpito nel segno, se non per il fatto che non ho fatto un abbonamento a Sky.

Ma che livello di personalizzazione è stato raggiunto?

La risposta è: sicuramente molto alto. Nel video appaiono:

  • alcune informazioni generali sul nostro profilo (nome, cognome, status, mail, foto ecc.) all’interno di un rapporto modello FBI che l'”elfo picciotto” consegna a Don Natale;
  • la foto del mittente che appare all’interno di una cornice che Don Natale ci mostra a metà video (immagine personalizzabile e selezionabile manualmente);
  • alcune immagini del profilo di amici comuni come quadri appesi alla parate e che rappresentano la “grande famiglia”;
  • un testo personalizzabile (gli auguri) su un foglietto che Don Natale ci consegna alla fine.

Tutto ciò è stato possibile grazie all’utilizzo delle informazioni pubblicate sul proprio profilo Facebook. Tutto qui.

Ma quali possono essere le potenzialità per il nonprofit?

Provate a riprendere gli attacchi proposti all’inizio del post e immaginateveli trasformati in un video, magari pensando che sia proprio il tuo amico a parlarti e a raccontarti quello che fa l’organizzazione che ha deciso di sostenere.

A mio avviso avrebbe un duplice effetto: da un lato se ben studiato sicuramente è in grado di emozionare, coinvolgere e, perché no, aprire la strada per la costruzione di una relazione della persona con l’organizzazione, dall’altro è in grado di avviare un meccanismo di viralità molto forte all’interno della potente cassa di risonanza che è Facebook.

Ovviamente in tutto questo discorso non mi sono dimenticato dei due principali problemi che potrebbero sorgere: ma non stiamo violando la privacy delle persone? Ma non è un’approccio troppo spinto e invasivo?

La risposta alla prima domanda è no: nel momento in cui l’amico per mandarti il video acconsente ad accedere ai suoi dati, l’applicazione non prende nessuna informazione che non sia accessibile alla persona stessa. E poi c’è sempre la garanzia di rispetto della privacy da parte dell’organizzazione.

Alla seconda domanda non ho una risposta, direi ni: tutto dipende dal proprio stile di comunicazione.

E voi cosa ne pensate?