Tecniche di Fundraising

Stai comunicando male con il donatore?

I cinque consigli che ti presento riguardano alcune modalità per accorgersi di come si sta comunicando con il donatore, stai comunicando bene o male quello che la tua organizzazione nonprofit fa? Qualche settimana fa ho parlato di come comunicare con il donatore e di 5 passaggi logici per iniziare a scrivere materiale che comunichi bene con il donatore.

Oggi tratto invece 5 punti per come accorgersi di star comunicando male con il donatore, eccoli:

Paura delle emozioni

La tua organizzazione nonprofit non è capace di trasmettere emozioni. Questo è il punto. La tua comunicazione è troppo razionale e non rende partecipe il donatore. La persona che dona alla tua organizzazione deve SENTIRE di aver fatto qualcosa di positivo, di aver contribuito realmente ad un progetto che ha un valore non solo economico, ma anche emozionale e relazionale

La fai troppo semplice

Quando scrivi del materiale per comunicare al donatore il tuo errore è di usare sempre la stessa sceneggiatura. Qualcosa di disastroso, imprevedibile è accaduto. La tua organizzazione è arrivata sul posto. Tutto è stato sistemato. Storia finita. Può essere che molti progetti effettivamente abbiamo successo, ma non puoi presentare ogni volta la tua organizzazione come una sorta di highlander

Tutti possono scrivere una bella lettera, un testo di un volantino, una brochure

Non c’è niente di più falso, per scrivere un bel testo, coinvolgente, chiaro, non troppo lungo ci vogliono persone capaci che siano interne o esterne all’organizzazione. Se tu hai delle capacità di scrittura puoi affinarle leggendo questo libro ad esempio

Dire di più non sempre è meglio

La storia che racconti nel tuo mailing, nella tua brochure di presentazione, in un comunicato stampa deve essere UNA storia precisa, ben descritta, appassionante, non perderti nel raccontare i successi dell’organizzazione o nel presentare altrettanti progetti, magari decine, che l’organizzazione ha attivato nel tempo: saranno ottimi progetti, ma ricorda che devi far concentrare l’attenzione del donatore sul progetto che vuoi che sia finanziato. Se in quel momento devi comunicare quel progetto punta solamente su quella storia, sviscera le difficoltà del tuo intervento (“il governo locale, la dittatura locale ostacola il nostro intervento ma noi ce la stiamo mettendo tutta per riuscire ad intervenire in tempo“), racconta come stai operando (“nonostante le difficoltà di trasporto e di scarsa collaborazione delle autorità locali i nostri medici sono riusciti a salvare nove bambini e a portare un carico di viveri al campo profughi“).

 

La sindrome del “lieto fine”

Non so se te ne sei accorto ma la maggior parte dei progetti delle organizzazioni nonprofit vanno sempre a finire bene…almeno da quello che comunicano.
Prendi questa organizzazione che si batte per le persone che già hanno perso o stanno perdendo la loro casa negli USA a causa del crollo dei mercati finanziari.  E’ una storia a lieto fine? E’una storia il cui lieto fine dipende da quanti donano? No, eppure il progetto va avanti perchè si chiede di cambiare la vita di alcune persone partecipando con una petizione e aumentano il passaparola dell’iniziativa. Dunque non confinare il “lieto fine” del tuo progetto al rapporto “se doni sicuramente andrà a finire bene”.
Racconta “se tu doni €20 potremmo salvare una vita, ma non abbiamo bisogno solo della tua donazione perchè il nostro progetto abbia successo: manda questa cartolina (o usa questa carta regalo, o dona questo gadget) ad un tuo amico e aiutaci a far conoscere le difficoltà di queste persone e la loro lotta per un futuro migliore”

 

 

[Articolo tratto da Donor Power Blog e Seachangestrategies.com]