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Tecniche di Fundraising

1 bugia da non dire mai al tuo donatore e 4 verità da dirgli assolutamente

Hai mai pensato se è corretto dire una bugia ad un tuo donatore? Jeff Brooks di Future Fundraising Now ha riportato una sua esperienza a seguito di una telefonata ricevuta da un operatore di telemarketing che lavora per una organizzazione nonprofit.

Te la riporto come l’ha scritta, poi la commentiamo insieme (puoi farlo su Linkedin) e aggiungerò alla fine di questo articolo anche qualche mito del fundraising da sfatare che ti potrà evitare di arrivare a dire bugie al tuo donatore.

Ricorda comunque che le bugie hanno le gambe corte e che è difficile raccontare per bene la verità. Sta a te, fundraiser, decidere da che parte stare.

In questo articolo:

La bugia detta ad un donatore: una storia vera

Ho ricevuto una telefonata da un’organizzazione che si occupa di arte, mi hanno chiesto una donazione. Ho ascoltato quello che avevano da dirmi e ho trovato il discorso convincente: il motivo per cui donare era un buon motivo e anche i beneficiari erano ben definiti.
Arrivo alla fine della telefonata e chiedo: “Mi può mandare le informazioni via email così posso prendere una decisione?”
La risposta è stata: “Non posso farlo, noi dobbiamo far donare le persone tramite telefono perché non possiamo permetterci di inviare delle lettere”

Da buon fundraiser ho subito pensato che quest’ultima parte non era vera: fare una telefonata ad un potenziale donatore è molto più costoso di un mailing. Ovviamente è una informazione che non tutti i donatori hanno, anzi forse i donatori in generale pensano che ricevere una lettera sia molto più costoso che fare una telefonata.

Tuttavia, chi in quel momento rappresentava l’organizzazione nonprofit mi ha detto una bugia. Dall’altra parte, se mi metto nei panni di chi mi ha chiamato, so perfettamente che le possibilità di ottenere una donazione calano sensibilmente quando la telefonata termina senza un impegno a fare una donazione. Possiamo dunque considerarla una bugia innocua? Si…però rimane una bugia.

Io personalmente non donerò mai a questa organizzazione. Mai. Sono sicuro che “dire le bugie” non faccia parte delle prassi di questa organizzazione, probabilmente è stato il caso di un telemarketer molto zelante che è pagato a commissione.

Dire le bugie non è mai giusto anche se la bugia è piccola anche se possiamo considerarla un espediente. Pensa se mi avessero detto la verità: “Noi preferiamo non inviarti una email perché nella nostra esperienza alla fine le persone a cui inviamo le informazioni via email non donano”

Pensa quanto potrebbe essere potente un’affermazione del genere!

Le bugie portano ad altre bugie. Non lasciare che entrino nella tua organizzazione e facciano del male alla tua buona causa.

Cosa devi far capire il donatore

Dopo aver letto dell’esperienza di Jeff ecco alcuni consigli su cosa è importante far capire al tuo donatore per non arrivare a dovergli raccontare delle bugie!

1. Fai capire che non chiedi denaro: fare fundraising significa chiedere una donazione, ma quando parli con il donatore la parola fundraising non devi mai pronunciarla, quello che come fundraiser devi fare è parlare di impatto, parlare di storie di persone con difficoltà e di come vengono risolte dall’organizzazione. Come fundraiser non stai vendendo un vestito con il cartellino del prezzo sopra, stai dando al donatore la possibilità di risolvere problematiche che da solo (il donatore) non riuscirebbe a risolvere. Il vero fundraising fornisce a colui o colei che dona un’opportunità di dare un significato ad aspetti importanti della propria vita.

 

2. Fai capire che non chiedi l’elemosina: qui torniamo alle basi del fundraising quando Hank Rosso, fondatore della The Fundraising School dell’Indiana University, scrisse che il “fundraising è la gentile arte di insegnare alle persone la gioia di donare” ma, aggiunse (e questa parte molte volte non viene citata!) “il fundraising non è un atto di elemosina ma è il processo di trasferire l’importanza del progetto che l’onp propone al donatore”.

 

3. Porta il donatore dove da solo non può andare: questo è un messaggio che non puoi esplicitare al donatore ma che deve essere invece molto chiaro a te. Tu sei l’anello di congiunzione tra i programmi della tua organizzazione, programmi che hanno un costo e i donatori che hanno le risorse con cui questi programmi possono crescere e proseguire. Ma l’unico “Virgilio” che può portare il donatore a realizzare dei progetti e aiutare persone sei tu, fundraiser. Ricordatelo!

 

4. Non dire quanto poche spese hai ma quanto lavoro fai!: pensa come funziona nel mondo del profit, quando vedi che un’azienda ha un utile di solito noterai che succedono due cose, o questo viene redistribuito agli azionisti (dividendi) oppure – più spesso – vengono comunicati nuovi investimenti, anche se l’azienda è in perdita. Nel nonprofit invece sembra quasi che si debba portare il saio sempre e comunque…dobbiamo far finta di essere “poveri” e di non avere risorse per fare progetti. Questo non è un modo corretto di fare fundraising, è un modo pietistico di ammaliare il donatore. Cerca invece di pensare a grandi progetti, grandi obiettivi, grandi impatti da comunicare al donatore. Questa è la strada vincente!

La verità ti renderà un fundraiser libero

Come fundraiser sei un facilitatore della filantropia, sei una persona che cerca di aprire i cuori di altre persone e invitarli a donare.

In questo percorso non potrai dire bugie. Il fundraising e la filantropia sono vie che portano su sentieri positivi, diversi da quelli delle bugie e del mentire ai propri donatori.

Se la tua organizzazione nonprofit non ti permette di vivere pienamente la professione, è giunto il momento di pensare a come vuoi vivere la professione di fundraiser: sei un abile venditore di sentimenti o un costruttore di relazioni?