Fundraising Crisi Economica
Trend del Terzo Settore

Come preparare il tuo fundraising alla crisi economica

Crollo del Pil, aumento dell’inflazione, perdita del potere di acquisto dei consumatori, aumento delle materie prime e dei beni di prima necessità (pane, pasta, frutta, verdura), disoccupazione crescente.

Bel panorama vero? E’ quello che ci aspetta da settembre dicono i giornali.

E tu, come fundraiser, come ti stai preparando?

In questo articolo ti voglio portare uno spaccato di come sia possibile affrontare una crisi economica e tenere a galla il tuo fundraising.

Cosa trovi in questo articolo

Crisi economica e fundraising: sono collegati..ma non troppo

Guarda la tabella qui sotto. Si riferisce agli Stati Uniti d’America: quello che salta fuori è che l’andamento del mercato azionario, influenzato da crisi economiche o politiche, non è legato direttamente all’andamento delle donazioni.

Solo in due casi troviamo un collegamento tra calo nel mercato azionario e nelle donazioni ed è relativo alle due crisi finanziarie del 1987 e del 2009.

Tabella Donazioni E Crisi
[Fonte: The Centre on Philanthropy at Indiana University]
Ma c’è anche un caso di segno opposto: nel 2002, con un calo dell’indice Standard & Poor’s del 22%, la raccolta fondi aumentò del 1%. Se andiamo invece ad analizzare le entrate da raccolta fondi nel terzo settore irlandese dal 2009 al 2017 notiamo che dopo la crisi economica del 2008 il settore ha avuto una forte ripresa nel 2010 e negli anni a seguire con conseguente forte aumento delle donazioni.
Fundraising Irlanda
Fonte: 2into3, The Irish Not-for-Profit Sector: Annual Fundraising Performance Report 2010-2019

Per cui è inutile fasciarsi la testa con previsioni pessimistiche. E’ chiaro ed evidente che anche in periodi di crisi il senso di generosità non diminuisce: non ti sto dicendo che non caleranno le donazioni, ma che la generosità delle persone potrebbe non diminuire.

7 consigli per iniziare già ora a fronteggiare la crisi economica che arriverà

Ti elenco qui sotto 7 consigli da mettere in pratica fin da subito per fronteggiare la crisi economica che arriverà. Richiedono un po’ di tempo, pazienza, dati e pianificazione per essere messi a regime, ma ti consiglio di partire ora con le analisi e gli aggiustamenti di cui il tuo piano di fundraising sicuramente necessita per affrontare la crisi.

  1. Controlla le tue fonti di finanziamento: la crisi comporterà in Italia una modifica alla spesa pubblica, come noto siamo un paese fortemente indebitato e potrebbe essere necessario per lo Stato tagliare alcune spese. Ci potrebbero essere impatti positivi come negativi, dipende dalla missione e dal settore in cui opera la tua organizzazione. Devi tenerne conto e fare un’analisi di quali fonti permettono ad oggi di perseguire la missione della tua organizzazione e come fronteggiare eventuali cali di donazioni da parte di donatori privati così come da parte di aiuti pervenuti da enti pubblici o bandi pubblici. Dal punto di vista operativo per controllare le tue fonti di finanziamento estrai i dati relativi a grandi donatori regolari / donatori regolari / donazioni da imprese / donazioni da fondazioni / vendita di beni o servizi / appelli di direct mailing / appelli di direct mailing in situazione di emergenza / lasciti / donazioni online e mettili in un grafico a torta evidenziando le percentuali di ogni fonte rispetto al totale della raccolta fondi.
  2. Evidenzia i tuoi punti deboli: se la tua organizzazione dipende da un metodo di raccolta fondi allora potresti avere un problema. Ti faccio un esempio per capire meglio: il costo della carta è aumentato del 20% nel 2022 e di conseguenza aumenterà anche il costo del direct mailing che invierai ai tuoi donatori o ai potenziali donatori, questo inciderà sul ROI della tua campagna di mailing e potenzialmente sul differenziale finale entrate-uscite della medesima campagna. Ora è il momento in cui puoi pianificare come mitigare questi cambiamenti.
  3. Guarda i tuoi dati: come ti ho dimostrato all’inizio anche nei periodi di peggiore recessione i donatori continuano a donare, magari un po’ meno ma non certo con la medesima proporzione e impatto che le crisi economiche hanno sul mercato azionario. La domanda che ti pongo ora è questa: hai sufficienti dati nel tuo database per profilare i tuoi donatori o è possibile secondo te investire in migliorare la base dati del tuo database? Esempio: in una crisi economica differenti categorie di lavoratori sono investiti dalla perdita di potere d’acquisto. Dipendenti pubblici ad esempio potranno verificare una perdita del potere d’acquisto magari minore del libero professionista che vede calare il valore delle commesse perchè magari la filiera di imprese che ha come clienti sono entrate in un fase di recessione.
  4. Controlla i costi delle tue fonti di finanziamento: quanto costa fare direct mailing? quanto costa fare una campagna lasciti? Devi avere sottomano questi dati per prendere delle decisioni su quali strumenti utilizzare per fare raccolta fondi. Qui trovi un esempio dei costi del fundraising per le onp irlandesi nel 2018 per ogni euro di donazioni raccolto.
Costi Fundraising
2into3, Q4, 2018 Quarterly Fundraising Monitor, Unpublished

5 – Pianificazione strategica: bella parola che vuole dire tutto e vuole dire niente se non viene applicata nella concretezza all’interno dell’organizzazione nonprofit. Pianificare in un momento di crisi economica vuol dire riprendere in mano gli obiettivi che ci si era prefissati, verificare il funding mix dell’organizzazione, verificare quanto costa fare fundraising e fare delle scelte appropriate.


6 – Non fare tagli ai costi: nell’immediatezza della crisi è molto facile iniziare a tagliare indiscriminatamente i costi di struttura della tua organizzazione. Il consiglio è di non agire d’istinto ma fare tagli solo laddove necessario e laddove l’analisi (punti 1 e 4 di questo approfondimento) ha dato una evidenza della necessità di ridurre determinate spese. Tagli fatti in modo indiscriminato possono nel breve periodo “salvare” il bilancio della tua organizzazione ma avere effetti negativi nel medio periodo sia sulla struttura sia sui beneficiari. E’ utile infatti ricordare che le organizzazioni nonprofit hanno bisogno di professionisti della raccolta fondi per raccogliere fondi e tagliare i costi legati alle risorse umane, alla loro formazione o agli strumenti che hanno a disposizione per fare raccolta fondi può non rivelarsi la scelta più saggia.


7 – Ricordati di comunicare sempre con i tuoi donatori: come ha detto recentemente Valerio Melandri su Linkedin bisogna evitare di fare “l’errore di dare ai donatori un solo, singolo ed unico motivo che li porti a rispondere ai vostri appelli di raccolta fondi (e, di conseguenza, donare)” questo perchè in un periodo di crisi economica il donatore vorrebbe donare ma potrebbe non avere la possibilità di donare. Di conseguenza è necessario trovare modi per restare sempre in contatto tanto con chi dona quanto con chi non dona. Aggiorna i non più donatori su quello che stai facendo, l’impatto che la loro donazione anche di tempo fa sta ancora avendo e ringraziali per quello che hanno fatto.

Arriva la crisi: non spaventarti ma credi in quello che stai facendo

Il messaggio che ti voglio dare è molto semplice: quando arriva una crisi non concentrarti a tagliare i costi, concentrati su come puoi raccogliere più fondi.

Come fundraiser dobbiamo avere chiaro che questi sono tempi di cambiamenti significativi e importanti e alcuni di essi anche irreversibili (crisi climatica).

Stiamo navigando dentro una imminente crisi economica, una probabile crisi alimentare, una certa crisi energetica e una evidente crisi ambientale.

Dietro ognuna di queste crisi ci sono spazi per i fundraiser per avere successo o – invece – per accodarsi ai pessimisti del “va tutto male”: dietro queste crisi ci sono nuove opportunità per raccogliere fondi perchè gli interessi delle cause da sostenere possono variare, modificarsi, aggiungersi.

Ricordati che come fundraiser sei un messaggero di speranza e che la “generosità” anche in periodo di crisi non smette mai, sta a te trovare il modo per tenere sempre allenato il “muscolo della generosità” che si trova in ogni donatore.

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