fundraising per la cultura? si può!
Storie di nonprofit

Fundraising per la cultura? Si può, anche digital!

Si può fare fundraising per la cultura? E si può fare con i nuovi strumenti digitali?
Francesca Arbitani e Benedetta Cristofoldi rispondono “Sì”!

Ecco il caso del progetto Mare culturale e della startup di raccolta fondi digitale avviata subito dopo il lockdown con il supporto di Iraiser.

Cos’è Mare Culturale?

Mare Culturale è una realtà di Milano che si presenta come bar/ristorante, ma che ha lo scopo di produrre e rendere sostenibili progetti culturali nella periferia della città. È una realtà giovane, nata nel 2016. Ma che sta crescendo moltissimo.

Durante il lockdown ovviamente il ristorante Mare Culturale è stato chiuso e le attività culturali in stand by. Al momento della riapertura, Mare Culturale aveva bisogno di fondi per portare avanti tutte le iniziative culturali, che sono l’anima del progetto.

Benedetta ci ha chiamato e ci ha sottoposto la necessità di avviare la loro prima raccolta fondi” – racconta Francesca – “Bisognava partire in fretta e partire dal digitale. Sia per necessità (era maggio e ancora le riaperture erano inerte), sia perché il progetto aveva bisogno di  programma che restasse nel tempo, non solo di una campagna spot per far fronte all’emergenza”. Così siamo partiti con questo progetto di fundraising per la cultura.

Cosa è stato fatto?

Fundraising per la cultura – non fermiamo il mare

Insieme al Board, Mare Culturale decide di avviare una raccolta fondi e di iniziare a pensare a un piano di comunicazione per andare online in fretta. L’obiettivo era andare a coinvolgere soprattutto la community di mare. “Serviva un claim chiaro, che facesse capire a chi già ci conosceva, ma anche a chi era esterno al progetto, che cosa ci stava succedendo” racconta Benedetta “Il nostro claim è stato Non fermiamo il mare”.

Benedetta ci racconta passo dopo passo come hanno creato una campagna di raccolta fondi e comunicazione a tempo record.
Una volta individuato il claim, abbiamo strutturato un piano di comunicazione di 4 settimane. Uno step ogni settimana. Ci sembrava complicato perché fare fundraising per la cultura fa paura. Sembra che la causa non sia abbastanza emergenziale. E perché non l’avevamo mai fatto. In realtà in pochi giorni siamo andati online. Abbiamo strutturato una grafica che ricordasse il mare, focalizzato i messaggi chiave e creato una pagina dedicata di donazione e una di ringraziamento“.

Step 1 – Coinvolgere la community

Volevamo rivolgerci prima alle persone più vicine a Mare solidale. Abbiamo inviato una comunicazione a tutte le persone in contatto con l’associazione. Ogni dipendente, socio, fornitore ha creato una cerchia con tutti i suoi amici e conoscenti che avessero qualcosa a che fare con Mare. E sono state contattate.

È stato importante per capire quale fosse il primo cerchio di relazioni costruite dal 2016 a oggi” afferma Benedetta

Step 2 – Newsletter a tutta la community di mare

Abbiamo inviato una dem a tutte le persone iscritte alla newsletter. La dem descriveva perché eravamo partiti con la raccolta fondi e come si poteva donare. Iraiser ci ha permesso di cerare un form di donazione adatto a noi e inserirlo nella newsletter in modo facile da fruire.

Step 3 – Campagna sui social

Abbiamo cerato una campagna con 7 video. Un video dedicato a ogni ramo di intervento di Mare. Musica, residenze artistiche, inserimento lavorativo, lab artistici, lab per bambini e un video di chiusura.

Abbiamo scelto campagna video per fare in modo che impatto fosse diretto. Abbiamo scelto a alcuni testimonial di metterci la faccia. Erano tutte persone già in relazione con le nostre attività.

L’ attenzione della campagna su social era focalizzata sul video che raccontava perché non dovevamo fermare il mare. Si chiudeva con dona ora + link e il video veniva pubblicato ogni 2 giorni video diverso.

Grazie a strumenti di Iraiser abbiamo potuto monitorare andamenti della campagna e strumenti migliori. La newsletter è stato lo strumento più interessante.

Step 4 – Rendicontazione

Abbiamo inviato ai sostenitori un primo aggiornamento sui risultai della raccolta e sulle attività che avremmo potuto realizzare durante l’estete grazie ai fondi raccolti.

Dopo il primo mese

Così si è chiuso il primo mese. Dopo queste prime 4 settimane la campagna non si è fermata. Sono stai ripresi  i contenuti video e si è scelto di continuare riproporli sui social in un formato un po’ diverso: più brevi e soprattutto con tag.

Quando uscivano i video venivano taggate tutte le persone che avevano fatto parte di quei progetti. Inoltre ogni settimana veniva pubblicato un post con un resoconto delle attività realizzate grazie alla campagna. Però allo stesso tempi si invitava  ancora a donare.

Il nostro obiettivo era 30.000 euro” – racconta Benedetta – “e sono stati raccolti. La sorpresa è stata una grande donazione che ci ha permesso di raggiungere il risultato in modo più veloce“.

La grande lezione di questa esperienza” – commenta Francesca-  “è che oggi, nel 2020 quando si fa uno startup di fundraising non si può più prescindere dal canale digitale.

Fino a poco tempo fa il digital fundraising sembrava uno strumento ‘in più’, solo per le grandi. Oggi non è più così.

Il digitale deve essere a tutti gli effetti integrato in una strategia di raccolta fondi. e anche per fare fundraising per la cultura il digital è uno strumento essenziale.”