Intelligenza Artificiale Dibattito
Trend del Terzo Settore

Il dibattito su “ll fundraising sopravviverà all’Intelligenza Artificiale”

La sezione dibattito piace.

Sarà la nostra indole italiana che fa si che, nonostante sia sempre dato per morto, le prime serate televisive siano zeppe di talk show.


Il tema dell’intelligenza artificiale è una cosa nuova: da quello che abbiamo percepito in questi giorni e da ciò che sentiamo e leggiamo pensiamo che non si tratti di un trend. Non siamo davanti alla nuova app del momento che sfreccia come una meteora nei portafogli di venture capitalist e passa rapidamente dalla home dei nostri smartphone al cestino (vi ricordate Clubhouse? Ecco, non quella cosa li…).
Dai messaggi che abbiamo ricevuto ci è sembrato che ci sia una generale consapevolezza che l’intelligenza artificiale e i suoi utilizzi concreti siano una “cosa” con la quale dobbiamo capire come interagire.
In questa settimana ci sono arrivati tanti punti di vista con modalità e medium vari funzionali al dibattito ma espressi diversamente: ve li riportiamo, in forma integrale, cosi come li abbiamo ricevuti indicando come sono arrivati.

Giò Fumagalli, International Director of Marketing and Digital Strategy at Animal Equality. Messaggio vocale su whatsapp.

Whatsapp1

Cosa ne pensi dell’AI nel mondo del fundraising?

Prima di risponderti è necessario fare una premessa: è importante far notare come nel corso della storia qualsiasi macchina sia stata inventata ha ridotto, fino ad eliminarlo, il lavoro peggiore agli uomini, aprendo sbocchi e possibilità di concentrarsi su ruoli strategici o di alto livello.

Il lavoro più colpito dall’innovazione è sempre stato quello più standardizzato che aveva in sé solo il valore del tempo investito nella ripetizione meccanica dell’azione.
Questo succede con qualsiasi macchina: dall’agricoltura, ai calcolatori, fino al data-entry.

Il pattern evolutivo ha sempre seguito questa direzione e lo sarà anche in questo caso perché, per quanto la si chiami intelligenza artificiale, è comunque basata su formule matematiche: per quanto possano essere complesse, sono comunque formule matematiche mentre il nostro cervello non ragiona solo per formule matematiche.

Ti faccio un esempio: l’essere umano può vedere una scacchiera e giocare a scacchi anche se vede il campo da gioco di fianco e da la prospettive differenti, senza fare un upgrade del suo cervello mentre l’intelligenza artificiale può sicuramente giocare a scacchi (anche meglio dell’uomo) ma risponde a regole matematiche interpretative completamente diverse e non può cambiare modalità di visualizzazione come possiamo farlo noi.

Detto questo, l’AI è sicuramente utilizzabile nel fundraising poiché molte delle attività che svolgiamo sono ripetitive e si possono automatizzare, semplificando i processi.
Per fare un esempio, è applicabile è applicabile in diversi stadi del funnel come la scrittura di testi che, comunque, dovranno essere riletti dall’occhio umano perché solo chi si occupa di testi persuasivi ha la possibilità di perfezionarli testi.

Quindi secondo me la si può utilizzare, soprattutto per tutta la serie di task che sono ripetitive, ma la si può utilizzare anche per spunti creativi, che poi comunque richiederanno un intervento umano.

L’intelligenza artificiale cambierà la vita lavorativa nel mondo del fundraising?

Si ma cambierà la vita lavorativa come qualsiasi altra tecnologia che è arrivata negli ultimi e che è stata, più o meno velocemente, fatta propria dalla società: non penso arriveremo mai ad avere un “fundraiser artificiale”, però è una cosa che bisogna tenere a mente e che bisogna sfruttare inserendola consapevolmente nei propri flow lavorativi.
È importante avere piena consapevolezza del mezzo perché ChatGPT non è solo la paginetta dove porre delle domande e farsi scrivere dei testi: bisogna capire come utilizzarla e definire se si ha la struttura per automatizzare e rendere drammaticamente più veloci tutta la serie di processi che, a conti fatti, liberano del tempo della giornata del fundraiser o del marketer che sta lavorando per l’organizzazione no-profit.

Alice Bellandi, fundraiser presso Ageop Ricerca
Commento all’articolo sul profilo linkedin di fundraising.it

Alice1

Mi ha colpito molto l’esperienza dell’associazione che ha creato immagini in un contesto in cui era difficile realizzarne.
Anche nell’associazione in cui lavoro ci confrontiamo con la difficoltà del reperire immagini che mostrino il nostro lavoro e il mantenere la dignità e la privacy del bambino malato e della sua famiglia (oncologia pediatrica).

Per non parlare della chiusura che il reparto e la malattia richiedono in molti momenti del delicato percorso di terapia verso il mondo esterno. Spesso quindi ci è difficile comunicare visivamente ciò che scriviamo.

Stefano Malfatti, Direttore raccolta fondi al Serafico d’Assisi e Presidente dell’associazione Festival del Fundraising
Risposta via mail a redazione@fundraising.it

Malfatti1

1) Chi sei e qual è il tuo ruolo nel mondo del fundraising?
Sono Direttore Raccolta Fondi al Serafico di Assisi e Presidente del Festival del Fundraising.
Quest’anno (a settembre) compio 56 anni

2) Hai usato o pensi di usare l’intelligenza artificiale nel tuo lavoro quotidiano?
L’ho usata e la uso: articoli del blog, post sui social e soprattutto brevi relazioni da
affiancare a rendicontazioni di fondazioni o di enti di erogazione

3) Pensi possano esserci utilizzi dell’AI che migliorerebbero o faciliterebbero il tuo lavoro?
Assolutamente si: sto già testandola nella scrittura e nel copy delle comunicazioni orientate direttamente ai donatori. Con il suo sviluppo sono certo che aiuterà ancora di più,
affinando ulteriormente le sue modalità di copy

4) Nell’articolo che ha lanciato il dibattito è stata pubblicata una lettera di raccolta fondi
scritta da ChatGPT in base a specifiche indicazioni. Chi lavora nel mondo del fundraising
dovrebbe temere queste possibilità che miglioreranno sempre più?
Non credo. Ogni strumento, dalla TV, al Fax, al lo smartphone ecc… ha le sue prospettive di
sviluppo in termini di opportunità come in termini di rischi. La differenza fa la fa la modalità
del loro utilizzo e l’intelligenza con cui si adoperano (intelligenza in senso di in-tellego

Un grafico che vuole restare anonimo.
Risposta carpita durante una pausa caffè.

Bancone del caffè ****, ore 16.35.

Redattore di fundraising.it “Hai letto l’articolo che abbiamo pubblicato poco fa? A te non spaventa l’intelligenza artificiale?”
Risposta: “Mah, l’intelligenza artificiale non mi spaventa più di tanto. Non credo che sostituirà il lavoro di grafico, forse, spero, contribuirà a rendere il lavoro più agile e veloce.
Al momento però, dal punto di vista di creazione immagini non sono molto soddisfatto.
Banalmente se cerchi fundraising vengono fuori immaginari manga che non c’entrano nulla con il tema o immagini di persone con volti sgranati e deformati.. Alcuni tool di AI funzionano meglio di altri, ma comunque ci vuole troppo tempo per avere esattamente quello che cercavo quindi perde l’utilità. Continuerò ad utilizzarlo per cercare ispirazione come alternativa alle classiche riviste al pari delle riviste e delle pubblicazioni classiche. Per il momento la grafica si salva, cosi come si sono salvati i baristi all’avvento delle macchinette automatiche”.