Carlotta Carucci Nonprofitday
Chi dona e perché dona

Emotional Marketing: creare fiducia attraverso le emozioni

Carlotta Carucci è Communication Strategist @Vanilla Marketing – Digital Creators®, una web agency specializzata nella comunicazione digitale. Carlotta si occupa di strategie integrate per e di formazione in eventi, business school e università, per clienti nazionali e internazionali.

Carlotta è una specialista nell’Emotional Marketing. Secondo lei le emozioni sono la chiave per arrivare diretti al cuore del proprio pubblico. Ci permettono infatti di creare forti legami emotivi per instaurare relazioni autentiche con il tuo target di riferimento, e di conseguenza a farti scegliere ancora, ancora e ancora!

Scopriamo di più sul suo percorso e su come sia diventata esperta nell’uso delle emozioni per strutturare una strategia di marketing.

Cosa troverai in questo articolo

Digital Marketing, lettere e numeri

 
Partiamo dalla tua storia, ci descrivi il tuo percorso personale e professionale?

Ho iniziato a Firenze, con una laurea in Italianistica, Lettere Moderne. Poi c’è stato il grande dubbio di cosa fare con questa laurea in lettere. Ho deciso di lanciarmi in un Master di Marketing alla European School of Economics. Così mi sono appassionata della materia, ho fatto la tesi di master con Elena Farinelli e, un pezzo alla volta, è iniziata tutta la mia carriera professionale. Dallo stage, al lavoro come freelance fino alla cerazione della mia agenzia, Vanilla Marketing.

Hai una doppia formazione, umanistica da un lato, economico/scientifica dall’altro.  Che valore aggiunto ti hanno dato questi due percorsi?

Anche se spesso si pensa il contrario, per me lo studio umanistico è più in linea con il percorso di marketing. Infatti, è vero che il marketing ha a che fare con i numeri ed ha un lato tecnico e metodologico che bisogna conoscere e che la business school mi ha insegnato.
Ma la creatività non nasce dai numeri. Perciò la formazione umanistica per me è stata fondamentale, mi ha insegnato l’amore per l’equilibrio, le emozioni e i dettagli. Quando parliamo di branding, immagini, strategia è meglio avere un comodino pieno di libri da leggere e da cui attingere idee che una pila di statistiche.

Quali sono stati e sono tutt’ora i momenti professionali più significativi? E quelli più difficili?

Non saprei dire un momento particolare. In qualche modo tutti i momenti lavorativi sono significativi.
Portare avanti un’agenzia non è facile, così come non è facile portare avanti un’azienda. Perciò impari a apprezzare e a dare valore a tutti i piccoli successi. Un cliente che accetta un preventivo, una mail di apprezzamento per quello che fai, sapere di avere clienti che si fidano e credono nel tuo lavoro ecc.

La stessa cosa vale per i momenti difficili. Sono disseminati nel percorso professionale. Così come si valorizzano i piccoli successi, bisogna saper affrontare e ridimensionare le difficoltà quotidiane.

Emozione, empatia e fiducia

Quale tema affronterai al Nonprofit Day: ci condividi qualche curiosità in anteprima?

Parlerò di Emotional Marketing, dell’importanza di averne consapevolezza e includerlo all’interno della propria strategia.
Le emozioni creano empatia e l’empatia porta fiducia. La fiducia a sua volta fa sì che, nelle comunicazioni BtoC, verso i donatori nel caso del fundraising, ma in generale in tutti i rapporti interpersonali, il rapporto sia più duraturo nel tempo.
E come sappiamo, se guardiamo ai numeri, nel marketing ‘duraturo’ significa anche ‘più proficuo’.

Si tratta di un concetto che sembra complesso ma in realtà è banale. Noi, come esseri umani, non siamo capaci di non trasmettere emozioni nella comunicazione. Anche il silenzio, o la feddezza, generano emozioni in chi ascolta.  Si tratta di un concetto basilare, bisogna solo prenderlo e tradurlo in una strategia.

Spesso quando si parla di emotional marketing si pensa solo alla commozione, ma non è l’unico sentimento da prendere in considerazione. Ci sono tante altre emozioni, indignazione, rabbia, ironia ecc.
Dobbiamo capire a chi parliamo, come ci vogliamo posizionare e di conseguenza scegliere l’emozione giusta.

In che modo il tuo speech può essere utile ai partecipanti del nonprofit day?

Penso che un intervento ben costruito possa dare strumenti pratici, che dal giorno dopo puoi mettere in pratica in ufficio. Non esempi o strumenti inarrivabili, ma spunti concreti. Anche solo un paio, ma applicabili.

Allo stesso tempo però un buon intervento deve essere anche ispirazionale, ti deve far venire voglia di provarci. Soprattutto se è una cosa nuova. Deve spingerti a uscire dalla comfort zone.
Perciò l’obiettivo del mio speech è quello di lasciare un punto di vista nuovo, ma allo stesso tempo interconnesso al fundraising e che lasci un po’ di voglia di mettersi in gioco.

Facci caso... sempre più spesso sono le emozioni a guidarci nella fase di scelta. Sia che si tratti dell'organizzazione nonprofit a cui decidiamo di donare, così come di un prodotto. L'aspetto emotivo, le emozioni che le persone provano quando entrano in contatto con la tua organizzazione, giocano sempre di più un ruolo fondamentale e rappresentano la chiave del successo delle strategie digitali messe a punto dalla tua nonprofit! 

In che modo le emozioni ci aiutano nelle strategie di marketing e fundraising? Ci anticipi qualche  esempio?

Ad esempio le emozioni ci fanno scegliere un brand piuttosto che un altro. Quando scegliamo una marca o un prodotto, pensiamo che si tratti di una scelta razionale, ma non è così. Sono i colori, i font, l’uso di un visual, di un tono di voce, di una musica a renderci riconoscibili agli occhi di un cliente. E la riconoscibilità crea le connessioni che portano il  cliente a sceglierci. Si tratta di empatia, istinto…insomma di emozioni. 

Quando impostiamo una strategia di marketing, oltre a definire noi stessi e a chiederci qual è il nostro target, dobbiamo pensare alla nostra storia.

La nostra storia non è chi siamo, ma perché facciamo quello che facciamo, come lo facciamo.
La nostra storia è la strada che ci ha portato fin qui.
Queste domande hanno a che fare con le emozioni che ci rappresentano e vogliamo comunicare. Perché è questo che definisce voi e la vostra organizzazione, definisce le tue scelte e racconta chiaramente chi sei e in cosa credi. Ed è proprio in questo “credere in” che le persone, le tue persone, sceglieranno di rivedersi. 

Mente aperta e curiosa

 
C’è un libro che ti ha lasciato tanto o ti ha insegnato qualcosa e che vorresti consigliare?

Il mio consiglio in generale è di leggere. Leggere tanto, ma non solo cose sul marketing. Sono di certo libri di studio importanti, ma secondo me è essenziale leggere per il piacere di farlo.
È una questione di curiosità. Una mente curiosa riesce a produrre idee innovative. Il nostro lavoro non deve mai uguale a se stesso, ma dato che le basi e gli strumenti sono sempre gli stessi, il rischio di appiattirsi è dietro l’angolo. Per questo la curiosità va sempre stimolata, leggere, ascoltare musica, andare a teatro, passeggiare in montagna, ti tengono aperto.

Dato che sei amante dei libri, ci lasci una citazione che ci faccia venire voglia di leggere un libro?

A proposito di quello che ho detto sulle menti curiose, vi lascio questa citazione per incuriosirvi: 

“L’appartamento all’undicesimo piano aveva solo un armadio, ma c’era una porta scorrevole che affacciava su un balconcino dal quale poteva vedere un uomo seduto di fronte, all’esterno, in maglietta e pantaloncini anche se era ottobre, che fumava. Willem sollevò una mano a mo’ di saluto, ma l’uomo non rispose.”

Una vita come tante, di Hanya Yanagihara

Anteprima Nonprofit Day

Ammettilo, dopo aver conosciuto Carlotta ti è nata un po’ di curiosità sulle sue ricerche!

Allora non puoi perderti la sua sessione al Nonprofit day.  

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