Quante organizzazioni nonprofit conoscono effettivamente tutte le regole che stanno dietro le transazioni delle donazioni avvenute tramite carta di credito? Non ho un sondaggio sottomano ma credo sia un argomento noto a pochi.
Ci si basa infatti spesso sul volontario che ci ha fatto il sito o sulla software house, che magari però non conosce a fondo la realtà delle transazioni finanziarie.
Grazie a due articoli di Fundraise Up ecco alcune novità che è utile per tutti sapere ed approfondire: non si tratta di “bazzecole” ma di specifici requisiti che Mastercard richiede per le transazioni che avvengono tramite le carte di credito emesse da Mastercard stessa e che, se non vengono rispettati, in alcuni casi possono portare al “blocco” del flusso delle donazioni pervenute tramite tale modalità di pagamento.
Donazioni regolari e chargeback
Mastercard da agosto 2022 ha fornito 4 nuovi requisiti per le organizzazioni nonprofit. Tali requisiti sono però, fortunatamente, diventati obbligatori, da settembre 2022, solamente per quelle organizzazioni nonprofit che hanno un alto numero di chargeback.
Il chargeback è un’azione messa in moto dalla banca di un cliente quando l’acquirente si oppone ad un addebito che risulta effettuato sulla sua carta di credito.
Le nonprofit non devono ricadere per quattro mesi o più nella lista denominata “Acquirer Chargeback Monitoring Program (ACMP)” dove sono elencati quei venditori che hanno un tasso troppo alto di chargeback o di frodi (tecnicamente denominati: Excessive Chargeback Merchant (ECM), High Excessive Chargeback Merchant (HECM) and/or an Excessive Fraud Merchant (EFM)).
I quattro requisiti
È importante conoscere questi quattro requisiti perché sono comunque modalità di gestione del rapporto con il donatore che, a prescindere dalle regole di Mastercard, dovrebbero essere uno standard per ogni organizzazione nonprofit. Vediamole insieme:
1. Quando un donatore sottoscrive una donazione regolare il costo totale e la frequenza con cui verrà addebitata la carta di credito devono essere messe in evidenza nel momento in cui vengono raccolte le informazioni per il pagamento stesso. Questo significa sia nella fase di checkout, sia nell’area riservata al donatore, sia nella o nelle email che vengono inviate al donatore.
2. L’organizzazione nonprofit deve inserire chiare istruzioni su come un donatore può interrompere la donazione regolare. Queste informazioni devono essere facili da raggiungere dal e nel sito dell’organizzazione. Se il donatore ha un’area riservata è qui che può essere inserita l’opzione dedicata ad interrompere la donazione
3. Il venditore (ovvero inteso l’organizzazione nonprofit) deve inviare una ricevuta al donatore con specificate chiaramente le istruzioni su come cancellare la donazione.
4. Per donazioni regolari superiori ai sei mesi o più, l’ente nonprofit deve notificare al cliente che a breve avverrà l’addebito unitamente ad informazioni su come cancellarlo. Questa informazione deve essere fornita tra i 7 e i 30 giorni prima del momento dell’addebito.
Cosa ho imparato
La realtà delle donazioni online non è semplicemente attivare un account su Paypal o su Stripe o installare quel plugin o attivare quel portale: ci sono una serie di regole da rispettare che se a prima vista possono sembrare un obbligo imposto da un ente terzo, ad una attenta lettura sono effettivamente dei requisiti che dovrebbero essere uno standard per tutte le organizzazioni nonprofit per essere trasparenti nei confronto del donatore e anche per dare servizi online (es: area riservata dove il donatore può attivare / disattivare, avere informazioni sulla sua donazione regole).