Charity: water non è solamente un’ente nonprofit, è un’organizzazione che trasuda innovazione, non sono gli unici a fare innovazione ma sono tra i più bravi. Per chi non la conoscesse bisogna sapere che non utilizzano il direct mail e che hanno ottenuto migliaia di donatori grazie all’uso sapiente di video postati sui social network e tramite la pubblicità sui media digitali.
Charity:water non utilizza il direct mail tra i suoi strumenti di fundraising, ma questo non vuol dire che non siano interessati a testare il direct mail come mezzo per costruire il brand dell’organizzazione, come mezzo fisico per costruire engagement con i donatori.
Tra i desiderata dell’organizzazione in questo primo approccio al mailing vi sono stati anche i seguenti obiettivi:
- non fare un mailing generico per tutti i donatori
- fare un mailing utilizzando le scienze che studiano il comportamento delle persone
Per cercare di capire meglio gli obiettivi che si sono posti – che possono sembrare strani ad un primo impatto – devi pensare che la maggior parte delle persone che riceve il mailing non risponde (ovvero non dona). Il 95% o più di chi lo riceve non risponde ma questo non vuol dire che quel mailing non abbia un impatto.
Il potenziale donatore infatti, in base a quel mailing, potrebbe essere più o meno predisposto a donare in futuro: il mailing può dunque aiutare a costruire il brand ovvero a creare valore per l’organizzazione.
Se poche persone rispondono con una donazione ad un mailing allora si dirà che è stato un fiasco, però – siccome Charity: water spesso pensa fuori dagli schemi – hanno voluto testare le interazioni tra un mailing cartaceo e altri canali di donazione / coinvolgimento del donatore, come ad esempio quelli digitali.