Raccontare Una Storia Con Le Immagini
Tecniche di Fundraising

Raccontare una storia con le immagini? E’ possibile?

Le immagini possono portare al cambiamento, a patto che tocchino il cuore di chi le vede. 
Parola di Yvette Alberdingk-Thijm. L’esperta di media e nuove tecnologie alla guida di Witness.org durante la plenaria di apertura dell’edizione 2016 del Festival del Fundraising, che si è svolto dall’11 al 13 maggio a Lazise (Verona), ha sottolineato il ruolo centrale giocato dalle immagini. Raccontare con le immagini non solo è possibile, è anche fondamentale.

Sono cresciuta nelle campagne dei Paesi Bassi – ha raccontato l’attivista americana -. Vivevo lontano dal mondo e quello che facevo di continuo era leggere riviste, guardare foto, guardare documentari. Il potere delle storie mi ha portato ad essere un’ attivista”.

Affinché le immagini possano portare al cambiamento, è indispensabile che siano soddisfatti due requisiti: autenticità della storia (meglio se è raccontata direttamente dai suoi protagonisti) e partecipazione.

“Più le persone si sentono vicine agli individui vulnerabili o deboli – sottolinea –, più saranno disposte ad agire”.

Il video, nella società odierna, è sempre più strumento attraverso il quale si accede all’informazione.

“Entro il 2020, 5 miliardi di persone al mondo avranno uno smartphone con telecamera. Youtube sta già soppiantando Google come motore di ricerca tra le generazioni più giovani”.

Dunque, chi sono i nuovi storytellers? Chi sa raccontare con le immagini al meglio?

“Cittadini, giornalisti, membri di collettivi, persone che vogliono condividere le immagini con altri. Affinché queste abbiano potere, è necessario che siano attendibili e credibili, affinché chi le guarda si fidi di ciò che vede.

Uno strumento sempre più utilizzato di cui disponiamo oggi è il live stream, attraverso il quale possiamo coinvolgere testimoni a distanza per avere impatto. Noi siamo le persone che raccontano le storie.

Dobbiamo far sì che queste tocchino chi può aiutare la popolazione inerme. Vogliamo raccontare storie che arrivino al cuore del donatore, che va motivato. È importante farlo, perché poi agisca”.