Fight The Stroke
Storie di nonprofit

Fight the Stroke, una storia inaspettata e straordinaria

Una tragedia che si trasforma in un’occasione. Dall’ictus di Mario alla nascita di Fight the Stroke

Ci sono delle persone straordinarie in mezzo a noi, capaci di diventare chiunque vogliano essere.
Francesca Fedeli e suo marito Roberto d’Angelo sono una di queste. Una famiglia come tante che all’improvviso vede la propria vita letteralmente stravolta  (per sapere di più, guarda la loro testimonianza su TED). Dieci giorni dopo la nascita del figlio Mario, Francesca e Roberto decidono di diventare delle persone straordinarie. Il destino ha lanciato loro una sfida da cui non potevano tirarsi indietro. Mario era stato colpito da un ictus e Francesca decise di vincere la sfida fondando Fight the Stroke, per diffondere la consapevolezza sulla diagnosi dell’ictus prenatale e infantile e sostenere le vittime dell’ictus.

L’idea di Fight the Stroke cresce in Francesca e in Roberto mentre seguono il percorso riabilitativo di Mario. Si rendono conto che mancava qualcosa. I metodi utilizzati erano vecchi, a volte senza nessuna validazione scientifica. Da qui l’idea di fondare l’associazione nel 2014 per parlare dell’ictus perinatale e di diffondere terapie innovative e di supporto ai giovani sopravvissuti all’ictus e alle loro famiglie.

Francesca e Roberto hanno cercato di trasformare una tragedia in opportunità. Lo hanno fatto quando hanno smesso di trattare Mario come qualcosa di rotto da aggiustare, e hanno capito che dovevano valorizzare i suoi punti di forza. Hanno messo a punto una tecnica riabilitativa che, utilizzando i neuroni specchio, mira a rivitalizzare le parti del corpo attraverso l’imitazione e la replica dei gesti fatti da un’altra persona. Per prima cosa un’imitazione nella mente poi, si spera, nel gesto concreto.

La collaborazione con Microsoft

Con la collaborazione di Microsoft USA, hanno creato Mirrorblade, una piattaforma per la riabilitazione a distanza basata sulla tecnologia dei videogiochi Kinect. In questo modo, i bambini hanno a disposizione un archivio di video di movimenti di altri bambini che possono fare davanti alla TV come fosse un gioco. Kinect poi permette di tenere traccia di tutti i movimenti per consentire al fisioterapista di valutare e monitorare i progressi. Inoltre i bambini possono fare riabilitazione in rete via Skype e, anche se sono a migliaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, possono parlare tra di loro con Google Translator.

Il messaggio che Francesca e Roberto vogliono lanciare con la loro storia è molto semplice ed essenziale:
“Nelle difficoltà che affrontiamo ogni giorno, dobbiamo considerare quello che abbiamo come un dono e non pensare solo a ciò che perdiamo, e di considerare quello che perdiamo come ad un’opportunità”.

Nel 2017 sono stati nostri ospiti al Festival del Fundraising. è stata una testimonianza toccante, lucida, razionale, ma allo stesso tempo piena di emozione. Conoscere di persona Francesca,  è stata una ricchezza dal punto di vista umano, ma ci ha anche insegnato tanto sul corporate fundraising!