Fundraising Per Ospedali
Trend del Terzo Settore

Fundraising per gli ospedali: siamo alla svolta

Ma perchè devo donare per l’ospedale pubblico? Già pago le tasse! E’ un mio diritto avere una sanità efficiente perché dovrei donare?

Sei d’accordo anche tu che queste potrebbero essere alcune obiezioni che un donatore potrebbe fare quando gli parli di donazioni ad un ospedale pubblico?

Oppure potresti sentirti dire: perchè devo donare ad un ospedale privato? Quello è per ricchi!

In effetti in Italia grazie al Servizio Sanitario Nazionale abbiamo centri di eccellenza di sanità pubblica che erogano prestazioni sanitarie a costi ridotti o nulli: non pare dunque necessario per il cittadino/donatore sostenere un sistema che di fatto è già finanziato dallo Stato. Ma non è effettivamente così…

In questo articolo esamineremo un po’ cosa è successo in questi anni dove la percezione della raccolta fondi verso la sanità pubblica e privata è cambiata.

Cosa è successo durante il lockdown causa Covid

Durante il 2020 il fundraising per il settore sanitario ha avuto un’improvvisa impennata: ricorderai sicuramente, ne abbiamo parlato anche qui su Fundraising.it, la raccolta fondi fatta dai Ferragnez che però era destinata non ad un ospedale pubblico ma ad un ospedale privato (il San Raffaele). Ha raccolto oltre tre milioni di euro.

Ci sono stati anche altri ottimi esempi rivolti ad ospedali pubblici come la raccolta fondi di Cesvi per l’Ospedale di Bergamo (oltre € 1,5 milioni di euro raccolti) ma anche esempi più piccoli come la raccolta fondi per l’ospedale Infermi di Rimini (€ 60.000 circa) o il sostegno alla Terapia intensiva dell’Ospedale di Parma (€ 338.000).

La “causa Covid” ha dunque “sdoganato” finalmente il fundraising per gli ospedali: i cittadini hanno visto l’impegno di medici, infermieri e la necessità di strutture ed attrezzature e hanno generosamente contribuito alle differenti campagne di raccolte fondi che si erano sviluppate dal nord al sud Italia. Ora si tratta di non disperdere questo patrimonio di informazioni che sono arrivate sotto gli occhi dei donatori.

Oggi il donatore sa che anche l’ospedale pubblico ha delle necessità, che può dunque chiedere una donazione per una causa che ritiene importante e che trova riscontro nelle necessità stesse dei donatori.

Se infatti la causa “Covid” ha avuto un buon riscontro di donazioni è perchè era una “causa” sentita probabilmente da ogni cittadino: sarà impossibile dunque ripetere le stesse performance – in termini di fondi raccolti – fatte nel 2020, ma questo periodo ci ha insegnato che per far funzionare il fundraising per gli ospedali è necessario trovare una causa che sia legata ai propri donatori / pazienti o agli abitanti del territorio.

Le basi fondamentali per partire con il fundraising per gli ospedali

I primi due pilastri sono:

  • Chiarezza degli obiettivi
  • Essere pronti a rendicontare tutto

Lo dice bene Coen Cagli in una intervista a Vita quando, rispondendo alla domanda, sostiene che “la prima è la chiarezza negli obiettivi. I soldi si danno per dei progetti. Quindi bisogna avere le idee molto chiare su come verranno impiegati i fondi. La seconda è che bisogna essere pronti a rendicontare tutto. Non è solo una questione di onestà. Nessuno crede che questi soldi verranno distratti. È un discorso di efficacia: far vedere che le raccolte fondi producono cambiamenti significativi

Il terzo pilastro è: non improvvisare. Alcuni ospedali sono strutturati con uffici che hanno esperienza nella partecipazione a bandi europei o di fondazioni, ma fare raccolta fondi da individui o imprese non è la stessa cosa. Per questo motivo è molto importante non improvvisare campagne di raccolta fondi da individui o imprese ma affidarsi a consulenti esterni o, ancor meglio, iniziare autonomamente o tramite loro un percorso di formazione del personale interno che si possa dedicare a sviluppare tali politiche di raccolta fondi.

Il quarto pilastro: deve essere facile donare. Qui vi racconto un’esperienza personale: alcuni anni un mio parente fu ricoverato per circa un mese in ospedale per una problematica di salute poi risolta. Alla fine del ricovero, grati per l’assistenza fornita sia dal personale sanitario che dai volontari decisi di fare una donazione al reparto ospedaliero…mai scelta fu più felice..ma quanto fu infelice invece il processo di donazione! Credo di non aver mai dovuto firmare tante carte in vita mia, forse solo dal notaio ne ho firmate di più! Rendi facile la vita ai tuoi donatori, la burocrazia non deve averla vinta sul fundraising!

Tre casi di raccolta fondi in ambito ospedaliero

Osservazione breve intensiva Ospedale di Vignola

Vorrei partire da un piccolo caso di una realtà locale. A Vignola, piccola città con poco più di 25.000 abitanti si stanno cercando finanziamenti per l’area di Osservazione Breve Intensiva (OBI), obiettivo della raccolta fondi è di € 80.000, una cifra sostanzialmente differente da quelle che abbiamo visto essere necessarie durante il periodo pandemico.

Oltre la metà della somma (€ 50.000) sono garantiti da un contributo della Regione Emilia-Romagna, la restante parte è stata raccolta grazie all’attività di fundraising da privati, aziende e fondazione dell’Associazione di Volontariato, Io sto con voi.

Da questo caso si può imparare che la raccolta fondi in ambito sanitario può essere svolta in modi differenti:

  • Direttamente dall’ente pubblico, AUSL: bisogna tenere conto però di uno dei principi cardine che ho sopra esposto ovvero della semplicità della donazione…sfido un donatore ad avere la pazienza di compilare il modulo che viene qui proposto
  • Tramite associazioni di volontariato che operano all’interno dell’ospedale: è arci noto che all’interno dei reparti ospedalieri operano associazioni di volontariato che dedicano tempo dei volontari e raccolte fondi per migliorare le prestazioni sanitarie erogate o l’accoglienza dei malati e dei loro famigliari. Tramite convenzioni tra Ospedale / Ausl e associazioni di volontariato si possono costruire partnership importanti
  • Un mix dei due punti precedenti: ed è esattamente il caso dell’ospedale di Vignola dove si è cercato sapientemente di mischiare pubblico e privato sociale

Aiutiamo la sanità bresciana

La Fondazione della comunità bresciana ha attivato da tempo una raccolta fondi a sostegno della sanità locale. Il caso che vi voglio portare qui è relativo non alla raccolta fondi in sè ma come è stata fatta la rendicontazione. E’ questo un aspetto da non sottovalutare e che anche Massimo Coen Cagli nella citazione che ho precedentemente inserito sottolinea come elemento di massima importanza.
Dal mio punto di vista la pagina relativa alla rendicontazione (che trovi qui) è un ottimo esempio di come sia possibile dettagliari gli interventi svolti durante l’emergenza Covid, ringraziando anche i donatori (vedi qui). Subito all’inizio della pagina è possibile avere un sunto della campagna: quante donazioni, quanti donatori, quante donazioni in natura e quante economiche, quante donazioni vincolate.

Bresciacoviddonazioni

Il giardino del sole: da un’idea di un papà uno spazio giochi per i bambini in ospedale

A Torino davanti all’Ospedale Regina Margherita c’era un’area di verde inutilizzata. Da un’idea di un papà e grazie ad una raccolta fondi da € 300.000 ottenuti da 323 donatori nel corso del 2022 si è dato inizio ai lavori per creare un’area gioco a disposizione di quei bimbi che vivono la realtà ospedaliera sia come pazienti che come parenti di chi è ricoverato.
In questo caso l’attenzione che ti pongo è sulla comunicazione: se guardi il semplice sito attivato noterai come la comunicazione è molto “calda”, il progetto viene presentato tramite dei disegni come se fosse una favola e non tramite tavole tecniche. Sono state coinvolte anche le scuole ed altre associazioni di volontariato presenti all’interno dell’Ospedale.
Questo ci insegna e ti insegna come un progetto in ambito ospedaliero non può essere portato avanti senza la comunità locale intesa sia come enti pubblici, che come associazioni di volontariato, che come beneficiari, volontari, famigliari dei pazienti.

Giardinoospedale

Il peer-to-peer fundraising può funzionare

Il peer-to-peer fundraising è quella modalità di fare raccolta fondi in cui gli individui organizzano autonomamente campagne di raccolta fondi.
Nel fundraising per gli ospedali può essere una tecnica che funziona perchè nel peer-to-peer i donatori non donano solamente perché credono nella causa che viene proposta ma perché la amano realmente, perché si identificano in quel problema di salute che la raccolta fondi si propone di attenuare.
Ecco alcuni scenari dove puoi stimolare, grazie ai tuoi volontari, campagne di peer-to-peer:

  • Raccogliere fondi per un progetto in corso: ad esempio potresti utilizzare campagne di peer-to-peer per supportare un programma dedicato ai bambini ricoverai per esaudire un loro desiderio (per natale, pasqua, compleanno).
  • Raccogliere fondi per un grande progetto anche quando è quasi finito: prendi ad esempio il caso della costruzione di un nuovo immobile all’interno dell’ospedale, quando dunque si vedono alcuni risultati è il momento giusto perchè i tuoi sostenitori possono dare una mano a terminare il progetto.
  • Accrescere la conoscenza su tematiche particolari: permettere la ricerca su un vaccino particolare potrebbe stimolare la raccolta fondi da chi ha vissuto situazioni simile e allargare il campo delle persone coinvolgibili.
  • Generare coinvolgimento in un grande evento: pensiamo alle maratone dove molti partecipanti non sono professionisti e a volte sono persone anche con patologie, il loro coinvolgimento in campagne autonome di raccolta fondi può essere di grande aiuto alle organizzazioni.
  • Incentivare le donazioni per raccogliere fondi per progetti di emergenza come è esattamente stato nel caso della pandemia.

Conclusione

Sappiamo che la raccolta fondi per la sanità pubblica e privata è possibile, l’epidemia ci ha insegnato che la generosità degli italiani sulla tematica della salute è massima: certamente non sarà possibile ripetere le stesse performance di raccolta fondi del periodo di massima epidemia ma è evidente come le cause legate alla salute e specificamente a chi si “cura della salute delle persone” se ben comunicate possono fare breccia nel cuore del donatore.

Serve pianificazione, una comunicazione non fredda che parta dai beneficiari o da chi vive quotidianamente le problematiche relative alla salute (famigliari, volontari, operatori della sanità pubblica e privata).